Domenica 6 Giugno 2021
Corpus Domini
Prendete: questo è il mio corpo… ( Marco 14,22)
Ogni gesto resta, inevitabilmente, un gesto ambiguo, se non è accompagnato da una parola che lo illumina e ne dichiara il significato. Ogni gesto viene rafforzato o indebolito da colui che lo compie, perché viene collegato con la sua vita, con quello che ha fatto e ha detto.
Il gesto che Gesù compie nell’Ultima cena poteva essere solamente un gesto comune: quello compiuto dal capofamiglia che, all’inizio della cena, spezzava il pane e rendeva grazie a Dio. Un gesto di comunione, di fraternità, di amicizia.
Gesù tuttavia, quella sera sente avvicinarsi la sua morte e allora vuole che i suoi comprendano ciò che sta per accadere: quel pane spezzato è il suo corpo, offerto per la nostra salvezza. Un corpo che sta per essere dilaniato, lacerato, colpito, denudato, inchiodato. Quel vino, nella coppa, è il suo sangue, che sta per essere versato. Sangue di una nuova alleanza che nessuna cattiveria potrà mai mettere in pericolo.
Non un gesto estemporaneo, retorico, ma il culmine naturale di una vita spezzata per gli altri, donata ai poveri, consacrata al regno di Dio.
Di domenica in domenica noi siamo invitati a ripetere quel gesto, per avere comunione con lui, Gesù di Nazaret. Conosciamo bene le obiezioni di sempre: la messa è sempre quella, il “canovaccio” non cambia mai, il rito rimane identico. Tuttavia bisogna anche riconoscere che il rito è sempre diverso per coloro che amano il Signore, per coloro che vogliono essere suoi discepoli. Ciò che appare scontato, ripetitivo, si colora ogni volta di una profondità e di un significato nuovo. Come il “ti amo” che un fidanzato o una fidanzata pronuncia senza chiedersi mai se quelle due parole sono nuove oppure logore, a furia di essere ripetute. Per chi le dice in effetti sono del tutto originali, come è originale ogni affetto che sboccia, come è inedita ogni espressione d’amore. Anche se molte delle parole pronunciate si possono perdere, anche se le belle idee di una predica possono svaporare nella memoria, i gesti rimangono: gesti di un pane spezzato, offerto, ricevuto e mangiato.
Gesti di amore e di sacrificio, di comunione e di condivisione. Gesti che convertono e fanno crescere.
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