Domenica 26 Settembre 2021
Non è dei nostri
Dicono che ogni fondamentalismo ed ogni razzismo, ogni tradizionalismo ed ogni integralismo siano in fondo la conseguenza visibile di una malattia dello spirito, una sorta di fragilità, di inadeguatezza, di smarrimento davanti a uno scenario che, proprio perché ricco, è anche complesso. Molto più semplice trovare rifugio in una adesione alla lettera della Scrittura, in un senso di appartenenza rigido (che pratica l’esclusione), in un aggancio ad un’unica epoca della storia (quella che risulta più congeniale). In fondo, al di là delle apparenze, una divisa, una etichetta, un gruppo, un leader o capo carismatico, un regolamento sono un modo come un altro per sentirsi rassicurati, tranquillizzati.
E fanno anche bene a chi proprio non ce la fa ad affrontare da solo, col suo scheletro, i colpi della vita, i paesaggi sterminati in cui ci si può anche perdere, le offerte più diverse che rendono imbarazzante una scelta.
E’ vero: ognuno ha il diritto di scegliersi le protesi che più li convengono…Questa è libertà.
Ma sarebbe eccessivo spacciarle per una medaglia olimpica. E soprattutto sarebbe devastante giudicare, catalogare gli altri in base a criteri del tutto inadeguati. Gli apostoli erano orgogliosi, evidentemente, di appartenere al gruppo di Gesù. Lui stesso li aveva chiamati a seguirlo e per lui avevano lasciato tutto. Logico dunque che si sentano un po’ defraudati da uno che, senza essere del gruppo, compie cose prodigiose nel nome di Gesù.
Concorrenza sleale? Infrazione ai codici di comportamento religioso? Millantato credito? Non sappiamo a quale di queste ragioni Giovanni e i suoi compagni si siano appellati. Certo è che fermano quel tale, gli proibiscono di continuare “perché non era dei nostri”.
Ma Gesù ha un parere diverso. E lo motiva. Del gruppo o no, se uno opera miracoli nel suo nome non può essergli contrario.
E così invita i suoi a utilizzare la loro determinazione in altro senso: siano radicali, ma non nell’escludere gli altri, piuttosto nel recidere tutto quanto, in loro, non è compatibile con il Regno. In questo caso taglino pure, senza remissione e tentennamenti.
Ma allora – obietterà qualcuno – che vantaggio c’è ad essere cristiani? Che cosa ci si guadagna se non si ha neppure l’esclusiva dello Spirito Santo, l’accesso unico alla grazia, l’accaparramento della misericordia di Dio?
In effetti Gesù non ha fondato la Chiesa per affidarle il controllo assoluto sul suo marchio, ma per raggiungere uomini e donne di ogni tempo.
L’invito che rivolge ai suoi è di mostrarsi esigenti, ma verso se stessi, non verso gli altri. E perché le cose vanno in questo modo? Semplice: perché Dio è libero e nessuno di noi può pretendere di confinarlo; perché Dio ha il cuore grande e nessuno può limitarlo ad amare solo alcuni; perché Dio è Padre di tutti e l’immagine che ha impresso in ogni creatura vale più di qualsiasi etichetta, pur scintillante.
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