23 Gennaio 2022 – Liberare la Parola
Lo Spirito del Signore è sopra di me (Luca 4,18)
La commozione del popolo d’Israele, radunato in santa assemblea, alla lettura del libro della Legge, così come l’interesse riversato su Gesù nella sinagoga di Nazaret fanno uno strano effetto se confrontati con ciò che accade abitualmente nelle messe domenicali. Al punto che viene da domandarsi: non si tratta della stessa Parola? Come mai non produce i medesimi effetti? Dipende dai preti e dai lettori, che la proclamano in maniera stanca, o da coloro che la intendono? Abbiamo come l’impressione di trovarci davanti ad un diaframma, spesso e consistente, che si interpone tra la Parola e i suoi ascoltatori. Che cosa sta accadendo?
Forse le Chiese del XXI secolo, se vogliono veramente rivolgersi ai poveri della terra devono ritrovare dei mezzi idonei, scollandosi tutto ciò che rischia di diventare non una “traduzione” ma una “prigione”.
Il problema, comunque, non è solo questo. Ciò che stupisce nel racconto evangelico di questa domenica, è quello che Gesù dice dopo aver proclamato il testo sacro.
Non spiega, non commenta, ma afferma qualcosa di decisivo: la parola del profeta si è realizzata.
C’è dunque un “oggi” sul quale Gesù attira l’attenzione del suo uditorio: è l’oggi della salvezza, di una presenza che libera e conforta, che accende una fiducia nuova.
Ma questo “oggi” appare ancora nella liturgia e nella catechesi? La Parola è veramente una luce che aiuta a discernere e a interpretare ciò che sta accadendo? Siamo in grado di mettere l’uno accanto all’altro il Vangelo e il giornale?
Non basta leggere e intendere il testo sacro: solo se il cuore arde di amore per Dio possiamo vedere il compiersi della Parola in noi e attorno a noi.
Allora ci affrancheremo da ogni timore e potremo testimoniare con audacia ciò che Dio ha operato nella storia, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e toccato con le nostre mani.
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