I Martiri del nostro tempo
Cresce il numero dei cristiani perseguitati nel mondo. Secondo il rapporto “World Watch List” del 2022, presentato alla Camera dei deputati del 19 gennaio scorso, salgono ad oltre 360 milioni nel mondo i cristiani delle varie confessioni che subiscono atti di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede.
Nell’ultimo decennio sono 536 i missionari cattolici uccisi, soprattutto nel continente Asiatico, poi in Africa, in America Latina ma anche in Europa.
Ad esempio, in Francia, secondo i dati del Ministero dell’Interno francese, nel 2021, sono stati 686 gli episodi di violenza contro i cristiani e almeno 450 le chiese profanate.
Il martirio accompagna sempre il cammino della Chiesa di Cristo nella storia.
Ogni cristiano è fatto per essere martire, cioè testimone. Una Chiesa che non si ricordasse dei suoi martiri di ieri e non scoprisse e sostenesse i martiri di oggi, non può rivendicare l’onore di essere la Chiesa di Cristo. Come ha posto in evidenza Papa Francesco “la persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più forte che nei primi secoli della Chiesa, e ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca”.
Si tratta di cristiani che vivono in nazioni minacciate dalla persecuzione in odio della fede. Sono 20 i Paesi che presentano dati inquietanti: si va dall’Arabia Saudita al Burkina Faso, dal Camerun alla Cina, e poi Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka e Sudan. In Iraq nel giro di una generazione la popolazione cristiana si è ridotta di oltre il 90%, in Siria si ha motivo di stimare che i cristiani siano meno di un terzo degli 1,5 milioni presenti prima del conflitto.
Indubbiamente nel continente africano la presenza di gruppi jihadisti si è molto incrementata e costituisce la causa principale del maggiorato fenomeno persecutorio. Ma tale radicalizzazione si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell’Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale.
E come ignorare l’angosciante piaga dei rapimenti? Soprattutto in Egitto, Iraq, Mozambico, Nigeria, Pakistan e Siria dove si verificano anche conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane.
Ma non possiamo dimenticare anche taluni regimi politici autoritari che continuano a opprimere le minoranze cristiane e altre comunità religiose vulnerabili.
Non dimentichiamo l’Occidente dove non può sfuggire la diffusione sempre maggiore di una “persecuzione educata” secondo l’efficace espressione coniata da Papa Francesco per descrivere il conflitto tra le nuove tendenze culturali e i diritti individuali rispetto alla libertà di coscienza, conflitto a causa del quale la religione viene relegata nel ristretto perimetro dei luoghi di culto.
Insomma, la passione di Cristo continua.
Era necessario che il Cristo soffrisse (Luca 24,26); è ancora necessario che la Chiesa soffra per la sua fedeltà a Cristo, per la sua autenticità e per rinnovare la sua capacità di parlare al mondo e di salvarlo. Il martirio è uno dei suoi carismi.
Ieri, i martiri diedero la vita piuttosto che bruciare l’incenso innanzi a Cesare; oggi i cristiani autentici e coerenti si rifiutano di incensare quei detentori del potere che disprezzano ogni dignità umana, che manipolano le menti con la dittatura del pensiero unico.
Il martire dice al mondo che una vita senza Cristo è morte e che la morte con Cristo è per lui vita eterna!
Dal Settimanale Toscana Oggi del 16 gennaio 2022
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