13 Febbraio 2022 – Dove sta la felicità?
Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio (Luca 6,20)
Tutti vorrebbero trovare la felicità perché tutti anelano ad una vita realizzata e colma di gioia. Si tratta però di identificare il mezzo più propizio da usare. Per alcuni è il denaro il potere o la fama…Ognuno a modo suo investe in quelle che a suo avviso sono le azioni più redditizie. Ma spesso si deve ammettere di avere in mano solo un pugno di mosche e quindi di essere stati illusi, ingannati da una pubblicità fallace. Gesù non evita di cimentarsi con una attesa così diffusa e significativa, anche se la sua risposta non è quella che ci aspetteremmo. Dove sta la felicità? Dov’è che possiamo incontrarla? Le indicazioni che escono dalla sua bocca sono chiare e tremendamente concrete. Chiare perché indicano non solo la direzione giusta, ma anche quella sbagliata per evitare che qualcuno la imbocchi. Gesù dunque dichiara beati, felici i poveri, coloro che hanno fame, coloro che piangono, coloro che sono odiati e insultati a causa sua. E, al contrario mette in guardia dall’illusione di ritenere che siano i ricchi, i sazi, quelli che ridono e quelli che godono di consenso e di popolarità, ad avere trovato la strada giusta. Perché? Perché Dio si prende cura dei primi ed assicura loro i suoi beni, la sua gioia.
Non è facile ammetterlo, prendere per buone queste parole. La maggior parte della gente non la pensa così. C’è chi venderebbe l’anima pur di far soldi, chi si crede felice perché non si nega nessun piacere, chi si immerge nel divertimento fino a stordire il corpo e lo spirito, chi punta tutto nell’ottenere l’approvazione degli altri. Gesù propone se stesso come esempio di beatitudine e di felicità. Non è forse vero che lui, Gesù, vive poveramente e non ha riposto affatto nelle ricchezze la sua sicurezza? Non è forse vero che la fame che si porta dentro solo Dio, il Padre suo, può saziarla, perché è fame di compiere la sua volontà, è desiderio di amare fino in fondo? Non è forse vero che proprio Lui conoscerà la sofferenza più atroce, il tradimento, la condanna perché è rimasto fedele a Dio? E non è forse vero che la sua risurrezione mostrerà una volta per tutte che quella da lui percorsa era la strada giusta, l’unica per arrivare alla pienezza e alla vera realizzazione? Duemila anni di storia, alle nostre spalle, sono lì per dimostrarci che coloro che hanno seguito lui fino in fondo hanno conosciuto, come lui, prove e difficoltà, ma anche una gioia che ha il sapore dell’eternità…E invece quanti hanno seguito le lusinghe del potere, della ricchezza, del piacere, della popolarità sono lì a certificare l’errore madornale che hanno commesso.
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