Se la mentalità non si fa utero non si vince la denatalità
Continuiamo la riflessione sulla 44a Giornata per la Vita con un articolo dello psicologo e psicoterapeuta Rocco Quaglia, pubblicato su La Nuova Bussola in data
Invitiamo anche a leggere l’ intervista al nostro Arcivescovo Paolo Giulietti pubblicata sul quotidiano Avvenire dello scorso 5 febbraio.
L’Italia è da anni in declino demografico, e sembra inutile riportare numeri e fare previsioni sul futuro, inutile anche sottolineare quanto questo problema sia stato ignorato a tutti i livelli. Sulle pagine dei giornali dell’«inverno demografico» italiano, evocato ora anche dal Papa si parla quasi solo in occasione dell’annuale Rapporto dell’Istat, accennando ad alcune ripercussioni economiche e a qualche possibile causa come le difficoltà, sempre di natura economica e logistico-organizzativa, delle famiglie. Quando si parla di interventi per migliorare la situazione, ancora una volta, anche gli interventi sembra debbano essere soprattutto di natura economica. Ma nessun provvedimento è utile e risolutore se non si comprendono le cause di un problema. Su questo la psicologia ha qualcosa da dirci?
Il biblico imperativo “Crescete e moltiplicatevi” dice esattamente quello che migliaia di anni dopo la psicologia avrebbe messo in evidenza. Per mettere al mondo un figlio è necessario, prima di ogni cosa, crescere. E la crescita dell’individuo non è soltanto fisica. Esiste uno sviluppo psichico che dovrebbe avvenire insieme con quello fisico, se pur con qualche scarto.
Alla capacità del corpo di generare dovrebbe corrispondere, a livello mentale, la capacità di pensare, di considerare e, infine, di concepire l’idea di un bambino.
In altri termini, a un certo punto della crescita, dovrebbe svilupparsi nella mente sia della donna sia dell’uomo una sorta di ‘utero psichico’ in cui accogliere e immaginare la presenza di un bambino, alimentandola con fantasie su chi diventerà e su che cosa farà. L’idea di un bambino che non emozioni positivamente è indice di un aborto psichico.
Un bambino può nascere orfano pur se non abbandonato ‘dietro qualche porta’. L’idea di bambino se non si trasforma nell’idea di un figlio vuol altresì dire che ad attendere il nuovo nato, qualora nasca, non ci sono due genitori bensì due individui, una femmina e un maschio. Il problema a monte della diminuzione delle nascite – come anche della questione degli aborti – è una non avvenuta crescita psichica.
Non è facile crescere e abbandonare i privilegi di una adolescenza, ormai diventata cronica. Crescere comporta un’identificazione con coloro che dovrebbero essere ‘gli adulti’. Ma ormai da diversi anni il rapporto tra genitori e figli si è capovolto: sono i genitori, oggi, a identificarsi con i figli, abdicando al proprio ruolo genitoriale e diventando loro ‘amici’, approvandoli in ogni scelta, difendendoli persino a qualunque costo. Nella nostra società un arresto evolutivo sembra essersi verificato. D’altronde, famiglie disfunzionali con genitori violenti, litigiosi, divisi, assenti, oppure, al contrario, fagocitanti, iperprotettivi, permissivi, non rendono desiderabile l’età adulta.
Un bambino che non si è pensato come fonte di gioia per i genitori, che non si è sentito generatore del loro amore, non potrà in futuro mettere al centro della propria esistenza un figlio che lo rappresenti. Anzi, l’idea di un figlio gli risveglierà tutte le paure che responsabilità, impegno e limitazioni dei propri movimenti attivano.
In definitiva, l’assenza di bambini in una coppia indica la difficoltà dei membri di una coppia a identificarsi con i rispettivi genitori nei loro ruoli genitoriali. Il livello di identificazione – qualora sia avvenuta un’identificazione con il genitore del proprio sesso – è rimasto soltanto sul piano anatomico, non su quello coniugale, ancor meno su quello genitoriale.
Mettere al mondo un bambino non è un dovere, non è neppure una scelta; un bambino è una necessità che s’impone quando i figli desiderano diventare come i propri genitori, prendendo il loro posto nella vita con un sentimento di successo.
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