In evidenza – 19 Marzo 2023

LETTERA DEL NOSTRO VESCOVO PER IL CAMMINO PASQUALE

(Terza e ultima parte)

LA FEDE: UN TESORO

Nel Giappone di fine ‘500 vivono circa 300.000 battezzati, che hanno ricevuto l’annuncio della fede da missionari come San Francesco Saverio. Quando gli Shogun, con gli editti del 1587 e del 1612, scatenano una persecuzione implacabile e sistematica, si fa strage di preti (tra loro anche il Beato Angelo Orsucci, domenicano lucchese) e di fedeli. In pochi decenni tutto sembra finito, ma in alcune zone dell’arcipelago, piccoli gruppi di cristiani continuano a pregare, a trasmettere la fede, a copiare minuscoli brani di Vangelo, a battezzare i figli, a conservare la memoria dei martiri e dei luoghi degli imprigionamenti e delle uccisioni. Custodiscono la fede ricevuta tra mille pericoli, mime-tizzandosi tra i fedeli buddisti, per ben 250 anni: sette generazioni! Evidentemente, per ciascuno di loro la fede in Gesù Cristo rappresenta un autentico tesoro, che a nessun costo si può perdere.
La vicenda dei “cristiani nascosti” giapponesi, come quella dei tanti discepoli di Gesù che in ogni parte del mondo hanno pagato – e pagano! – un prezzo molto alto per la loro fedeltà a Cristo, testi-monia che l’adesione al Signore e l’appartenenza alla Chiesa sono un dono prezioso, perché apportano all’esistenza quello che niente e nessun altro può dare: la convinzione di non essere soli nel cammino, la capacità di amare tutti indistintamente, una speranza affidabile anche dinanzi alla morte. Ciascun testimone ripete per noi le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!”

RI-DECIDERE DI ESSERE CRISTIANI

Novanta giorni, dunque, per riscoprire il tesoro della fede, fino a decidere di nuovo, con rinnovata convinzione ed entusiasmo, di appartenere a Cristo e alla Chiesa, facendo del Vangelo e della persona di Gesù la luce e la forza delle decisioni quotidiane, in ogni campo dell’esistenza. Come fare?
La liturgia domenicale è quest’anno (ciclo A) particolarmente efficace nel riproporre un cammino catecumenale e mistagogico che riprende il kerygma (annuncio fondamentale) della fede: la Veglia pasquale ne è il fulcro e la Pentecoste il punto di arrivo. La qua-resima sarà bene dedicarla a smascherare le false “parole di vita” che ci allontanano da Dio e dalla comunità, rendendoci tristi, poiché non rispondono ai bisogni profondi di felicità e di pienezza; il tempo pasquale sarà propizio per riscoprire la bellezza dell’esistenza in Cristo e nella Chiesa, dono da vivere e da condividere con semplicità e allegria. Fissare in questo modo lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2), sarà favorito anche dalla conoscenza del nugolo di testimoni (Eb 12,1) che incarnano la bellezza e la fecondità umana della scelta di fede.
In ogni comunità ci sono o si conoscono persone e situazioni, di ieri e di oggi, capaci di mostrare come l’adesione a Cristo e alla Chiesa conduca a pienezza di vita e felicità. Non bisogna scomodare i grandi personaggi: si possono porre in evidenza anche i “santi della porta accanto”: i genitori che crescono con amore i figli, gli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, i malati che non perdono la speranza, le religiose anziane che continuano a sorridere, […] quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio (cf GeE 7).

I CREDENTI, UN DONO PER TUTTI

Scrivevano i vescovi italiani nel 1981: “Se non abbiamo fatto abba-stanza nel mondo, non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza” (CEI, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 13). Amare e servire il Signore non è in concorrenza con l’amore e il servizio verso i fratelli, anzi lo fomenta e lo esalta più di qualsiasi ideologia o filantropia. Crescere nella fede non è quindi alternativo, ma propedeutico e complementare all’impegno nella carità: le comunità cristiane e i singoli credenti, man mano che lasciano en-trare Cristo nella propria vita concreta, sanno fare maggior spazio ai fratelli, vincendo l’egoismo e l’indifferenza. Al contrario, una Chiesa che lasciasse indebolire la relazione con il suo Signore si ritrove-rebbe demotivata e sfiduciata, incapace di donarsi con generosità e autenticità. Non lasciamoci dunque confondere da artificiose con-trapposizioni tra identità e servizio, tra verità e carità, tra preghiera e azione; l’esperienza dei santi anche qui ci viene in aiuto, mettendo in evidenza l’intima connessione tra tutte queste dimensioni.

GRAZIE PER LA VOSTRA FEDE!

Caro fratello, cara sorella, in questi quasi quattro anni di ministero episcopale nella Diocesi di Lucca ho potuto incontrare molte perso-ne e conoscere storie che mi hanno davvero edificato, poiché mi hanno mostrato come per tanti la fede sia stata ed è un tesoro, capa-ce di sostenere nelle prove, ispirare progetti di bene, dare gioia alla vita nonostante le difficoltà, suscitare un amore fedele oltre ogni fragilità, riscattare dalle cadute del peccato… Sono grato a Dio per tutto questo, perché mi ha aiutato nel mio cammino di fede e mi ha dato molta speranza per il futuro della Chiesa in terra lucchese.

Buon cammino pasquale a tutti noi!

+ Paolo Giulietti

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