16 Aprile 2023 – Il percorso di Tommaso
Se non vedo…io non credo (Giovanni 20,25)
Come ogni anno, la seconda domenica di Pasqua veniamo invitati a compiere lo stesso percorso di Tommaso per passare dall’incredulità alla fede, dal bisogno di vedere e di toccare al riconoscimento di quella relazione unica che ci lega a Gesù. Dobbiamo dirlo subito: Tommaso non corrisponde affatto a quella “macchietta” che ne ha fatto la tradizione popolare. E la sua non è l’obiezione dello spirito positivista che crede solo a quello che cade sotto i sensi. La sua “fatica” è ben altra. E nasce proprio dal dramma che ha vissuto e del quale non riesce a rendersi ragione.
La gioia degli altri apostoli contrasta con il suo atteggiamento, forse perché egli porta ancora le ferite ed il dolore di quel venerdì che non può dimenticare: Gesù, il Maestro, catturato e condannato, flagellato e inchiodato alla croce, morto dopo una breve agonia e deposto in un sepolcro. Tutto questo non può essere rimpiazzato da una gioia che sembra quasi cancellare il dramma che è appena accaduto.In definitiva, lui, Tommaso, non vuole essere vittima di abbagli, non vuole cadere in un’illusione che lascerà poi il posto a una delusione ancor più cocente.
Se dunque veramente il Risorto è colui che è stato crocifisso, se è venuto il momento di terminare il lutto e di rallegrarsi, allora egli vuole toccare con mano i segni di quella passione che l’ha fatto soffrire in modo indicibile. Del resto, bisogna riconoscerlo, Gesù stesso, quando appare ai suoi, compie un gesto del tutto naturale per manifestare la sua identità: “mostrò le loro mani e il costato”. La passione e la morte non sono dunque un episodio da liquidare in modo affrettato e sbrigativo, come un capitolo poco glorioso, un incidente di percorso.
Il risorto porta i segni di quel passaggio terribile che è la ragione di quella signoria che egli ora esercita sulla storia. Colui che è nella gloria è il servo che ha accettato di portare i peccati di tutti.
E’ questo il tornante decisivo per giungere alla fede pasquale: accettare che la passione e la morte siano state il tunnel doloroso per giungere alla gioia, lasciarsi alle spalle la sensazione amara di fallimento e di insuccesso e aprirsi all’azione di Dio che ha pronunciato l’ultima parola sulla testimonianza del Figlio Gesù. Per compiere questa tappa Tommaso ha bisogno di incontrare Gesù. E in effetti, stando al racconto evangelico, sembra che poi egli non abbia toccato, ma gli sia bastata la presenza, la parola di Gesù, l’averlo visto.
Da lui, Tommaso, esce a questo punto la professione di fede che rappresenta una pietra miliare nella storia della comunità cristiana: “Mio Signore e mio Dio!”.
Ancora una volta l’apostolo ci stupisce per quello che riesce a esprimere in poche parole.
Non la dichiarazione di una verità, ma lo slancio, senza alcuna remora, per vivere un rapporto unico con Gesù, un legame nuovo che trasforma l’esistenza.
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