In evidenza: 28 Aprile 2024

La fatica di guardare con gioia e stupore alla vita nascente

 

L’aborto in Costituzione, recentemente votato dal Congresso in Francia, ne fa un diritto statuito al suo più alto livello di riconoscimento. Diritto della donna, finalizzato – come è stato orgogliosamente rivendicato – a maggiorarne ed esaltarne la libertà. Ciononostante – malgrado tutta l’enfasi per il traguardo legislativo – un diritto arbitrario. Perché l’aborto è soppressione di una vita in condizione e fase prenatale. Una vita individuale umana, con una distinta identità, che ha avuto inizio con il concepimento: l’unione dei due gameti, del padre e della madre, dalla cui fusione è generato un individuo, con una singolarità genomica totalmente altra dal padre e dalla madre e che lo caratterizzerà per tutta la vita.

E’ questa una evidenza scientifica, fatta valere dalle scienze biogenetiche, per le quali fin dal concepimento siamo in presenza di un essere umano con un patrimonio genetico suo proprio. Esse si esprimono affermando che, dalla fusione dei gameti, ha origine un individuo appartenente alla specie homo sapiens: un individuo umano, dunque, un “io, nella sua unicità del suo essere e potenzialità delle sue facoltà, il quale – posto nelle condizioni di sviluppo – esprimerà sé stesso lungo le progressive età della vita. Il solo fatto di esistere implica che siamo stati embrioni e feti, le prime due fasi dell’unico e invariabile decorso vitale. Non variato neppure dalla nascita, con cui si acquista la personalità giuridica, non l’identità umana, acquisita con il concepimento.

Facendo ciascuno a ritroso il cammino della vita, perviene al suo stadio iniziale, che gli fa riconoscere e dire: quella piccolissima cellula, quel minuscolo esserino, che mia madre ebbe cura di custodire e non abortire, “ero io”. Propriamente parlando, non esiste l’embrione, non esiste il feto: esiste qualcuno allo stato embrionale, qualcuno allo stato fetale. Le qualità umane della sua identità ne fa un essere con dignità di soggetto e non di oggetto, con valore “in sé e per sé”, non dipendente da altro o da altri. Come tale soggetto di diritto, non oggetto. E’ qualcuno, non qualcosa nelle mani di qualcun altro, fosse pure la madre. Il cui primo diritto è la vita. Diritto al quale corrisponde il dovere di tutela e cura, in ragione della sua piccolezza e debolezza. E’ questa la “posta in gioco”, il “caso serio” dell’aborto: la dignità individuale umana del concepito. La svolta – a un tempo antropologica, etica e giuridica – s’è avuta con lo spostamento dell’aborto sulla libertà della donna o della coppia. Non la dignità umana del nascituro, ma la “salute sessuale e riproduttiva della donna” diventa il bene da garantire e il diritto da riconoscere, a prezzo anche dell’aborto. Arbitrio suffragato da concezioni gravemente riduttive della vita intrauterina (come “macchia di gelatina fetale”, “materiale biologico”, “corpo estraneo”) e favorito dall’aborto chimico e farmacologico, l’aborto “fai da te”. Il principio di autodeterminazione sopravanza e subordina così il principio di tutela della vita.

Opinioni e prassi, queste, in diffusione progressiva oggi, con gravi ripercussioni sugli immaginari collettivi, soprattutto dei più giovani condizionati negativamente, circa la vita nascente. E’ l’impatto culturalmente distorcente e socialmente diseducativo della legge non (più) garante del bene, ma di un male morale. Per cui l’aborto è sempre meno concepito come un’ingiustizia, la prima delle ingiustizie, inflitta alla radice dell’esistenza. Ingiustizia disconoscitrice del primo diritto: il diritto di nascere. E’ per questa ingiustizia che la legittimazione dell’aborto, fino alle sfere più alte della legalizzazione costituzionale come è avvenuto in Francia, non rappresenta un più di umanità e, con essa, di civiltà, ma un meno. Perché la vita vale sempre, anche nelle condizioni di piccolezza e fragilità della fase embrionale e fetale.

Vale per il suo esserci, non per il modo di essere. Ciò non toglie che si siano casi in cui la gravidanza può rivelarsi problematica, può costituire un dramma per la donna. Ecco perché le istituzioni hanno il dovere di sostenere queste donne in difficoltà con ogni mezzo considerando le attuali polemiche in Italia c’è da sottolineare che chi ha veramente a cuore l’autodeterminazione delle donne dovrebbe considerare che essa non è a senso unico: non riguarda cioè solo la libertà di abortire, ma anche quella di non abortire. Cioè di non subire, nel momento della decisione se diventare madre o rinunciarvi, le pressioni dell’insicurezza economica, dell’assenza di un compagno o di una famiglia, dei ricatti di un lavoro precario, della mancanza di sostegni che consentano di terminare gli studi. Dunque non dovrebbe fare paura la presenza, purché discreta, accogliente e non giudicante, di “soggetti” che possono, in parte o in tutto, eliminare, alleviare o contribuire a portare il peso di questi ostacoli, prendendo una decisione drammatica come l’aborto, veramente libera.

Le parole non bastano, è ovvio: in tantissimi casi servono sostegni concreti, reali, che possano fare la differenza per una donna in difficoltà. In altri casi è utile anche una mano tesa, uno sguardo che cambi la prospettiva. E allora, a chi fa paura l’autentica libertà delle donne? Perché questa contrarietà ideologica a far sì che nei consultori ci siano volontari di associazioni che “aiutano la vita”, come già previsto nell’art.2 della stessa legge 194?

(estratto da due articoli pubblicati sul quotidiano Avvenire)


Pranzo di fraternità

Il Gruppo Caritas della nostra parrocchia organizza un Pranzo di fraternità per raccogliere fondi a favore delle famiglie del quartiere in difficoltà:

Domenica 19 maggio alle ore 12.30
nei locali adiacenti la chiesa di Segromigno in Monte

Il menù comprende:
Bruschette e prosecco di benvenuto
Tordelli lucchesi al ragù
Arista e galletto in forno
Patate fritte e insalata
Dolce a sorpresa
Acqua, vino, spumante e caffè

Il costo del pranzo è di 25 €, gratuito per i bambini fino a 10 anni.

Sarà una bella occasione per ritrovarci e rinnovare tutti insieme il nostro impegno per i più deboli.
Partecipiamo numerosi!
Dio solo basta a se stesso, Egli però preferisce contare su di te

Per prenotarsi, contattare entro martedì 14 maggio:
Donatella 3335830339, Enza 3291950248, Luciana 3491319169, Rosita 3207162452

 


Tornano in scena i giovani di “Quelli del Progettino”

Venerdì 26 aprile, sabato 27 aprile, venerdì 3 maggio e sabato 4 maggio, sempre alle ore 21.15, in Auditorium, i nostri giovani della Compagnia “Quelli del Progettino” debutteranno con il loro nuovo spettacolo “Anastasia” liberamente tratto da Anastasia: the new Broadway musical.
Per partecipare è necessario prenotarsi scrivendo (WhatsApp o SMS) o chiamando il n° 3476907406

 


SITUAZIONE ATTUALE DEL RESTAURO DELLA CHIESA PARROCCHIALE

 

Gli interventi alla chiesa parrocchiale di S. Anna si sono resi necessari per risolvere le seguenti problematiche che si sono manifestate nel corso degli anni:

  • per eliminare le infiltrazioni d’acqua piovana è stato realizzato il parziale rifacimento del manto di copertura, con inserimento di nuovo isolante limitatamente alle zone degradate e oggetto di infiltrazione (zona adiacente campanile, compluvi e cupola)
  • per eliminare le infiltrazioni d’acqua piovana e per la loro conservazione è stato realizzato il restauro completo delle n° 24 vetrate artistiche della cupola e di n°6 della navata, le più deteriorate e oggetto di infiltrazioni, fratture e distacchi delle tessere. Sono stati anche installati nuovi infissi a protezione esterna
  • il parziale rifacimento degli intonaci, conseguente alle necessarie opere di deumidificazione della parte inferiore delle pareti interne, oltre a opere di rinforzo strutturale delle volte con fibre di carbonio
  • per adeguare l’impianto di riscaldamento alle norme attuali e ridurne sensibilmente i consumi, è prevista la realizzazione di un nuovo sistema di riscaldamento a pedane radianti con la sostituzione della attuale caldaia, non conforme alle vigenti norme, con pompa di calore
  • completeranno l’opera nuove pitturazioni interne ed esterne oltre al restauro dei portoni e delle pitture delle lunette esterne sovrapporta.

La spesa complessiva prevista per le opere è di circa 630.000 euro e viene finanziata: in parte con i contributi della Conferenza Episcopale Italiana (fondi 8xmille) e in parte con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, verso le quali esprimiamo vivo ringraziamento.

In corso d’opera però sono emerse alcune criticità che hanno comportato la necessità di realizzare altri interventi non rinviabili quali:

  • il tavolato sottostante il manto di copertura della cupola era deteriorato dal tempo e dalle infiltrazioni e si è resa necessaria la sua sostituzione
  • la muratura della gronda perimetrale della cupola si è presentata scollegata e indebolita e si è reso necessario il suo consolidamento e restauro con sostituzione della lattoneria
  • si è reso necessario il consolidamento strutturale con fibre di carbonio anche dell’arcata sopra l’altare per la presenza di lesioni importanti sotto l’intonaco esistente
  • da un attento esame ravvicinato del rosone dietro l’altare e delle vetrate della facciata si sono presentate scollegate dal telaio esterno sporgendo verso l’interno con pericolo di caduta delle tessere di vetro che le compongono pertanto si rende necessario il loro restauro e la realizzazione di nuovi infissi di protezione.

Il tutto comporta un prolungamento della data di fine lavori (la chiesa verrà riaperta alla fine del prossimo maggio) ed un aumento della spesa che verrà coperta con un nuovo contributo della Fondazione Cassa di Risparmio e, in piccola parte, con le offerte dei parrocchiani.

Il Parroco e i Tecnici incaricati

 

Riproduci la relazione dei tecnici

 

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