Come è nato il Rosario

 

La tradizione latina del primo millennio non conosce il Rosario. La preghiera per eccellenza era appunto il Salterio, i 150 salmi biblici pregati soprattutto nei monasteri.
Quando giunsero nei monasteri persone desiderose di vivere la vita monastica senza avere alcun rudimento del latino, tale condizione rendeva impossibile la partecipazione attiva nel canto dei salmi.
Alla fine del primo millennio, forse nei monasteri dell’Irlanda, si cominciò ad utilizzare, per coloro che non conoscevano il latino, una nuova forma di preghiera che in qualche modo avesse una relazione con il salterio. Per questi uomini fu proposto l’uso di sostituire la recita dei 150 salmi con altrettanti “Padre nostro”, da pregare mediante l’uso di una cordicella dove erano stati fatti 150 piccoli nodi.
Inizia così l’uso del cosiddetto Salterio dei poveri. Questo sistema di preghiera si diffuse in tutti i monasteri europei per gli stessi motivi.
Attorno al secolo XII si diffuse anche l’uso del saluto dell’Angelo a Maria. (Ave Maria, piena di grazia…)
Nelle istituzioni monastiche è annotato che il salterio dei poveri aggiungesse ai 150 Padre Nostro altrettante Ave Maria.
Si comincia così l’uso che segnò l’inizio della preghiera del Rosario, che diventerà un vero salterio mariano fatto appunto di 150 Ave Maria. Per la recita si continuò ad usare la stessa cordicella annodata, che conservò per molto tempo il nome di Pater Noster anche quando serviva a recitare solo le Ave Maria.
Nel secolo XIV, poi, il certosino Enrico di Kalkar portò la preghiera del Rosario più o meno al sistema che anche oggi conosciamo: egli suddivise il salterio mariano in 15 decine inserendo, tra una decina e l’altra, il Padre Nostro.
Nello stesso periodo si cominciò a diffondere la notizia che San Domenico fosse l’iniziatore del Rosario diffuso presso tutto il popolo per ottenere la conversione di eretici, non credenti e peccatori. E’ noto a tutti il quadro classico della Vergine che offre la corona a san Domenico e a santa Caterina da Siena.
Sicuramente l’apogeo del Rosario si ebbe il 7 ottobre 1571 con la battaglia di Lepanto contro la marineria turca. Si narra che sulle navi, dai comandanti fino ai vogatori, si combattesse e si morisse pregando il Rosario. Quando la notizia della vittoria delle forze cristiane contro i Turchi giunse a Roma, il Papa domenicano Pio V attribuì la vittoria alla regina del Rosario e istituì la festa di Santa Maria della Vittoria a partire dal 7 ottobre 1572.
Papa Gregorio XII mutò il titolo della celebrazione in Madonna del Rosario.
L’evento di Lepanto e la conseguente istituzione della festa del 7 ottobre sono la principale motivazione per cui il mese fu consacrato alla preghiera del Santo Rosario fino ad oggi.
La preghiera del Rosario è sicuramente la più diffusa nella storia del popolo cristiano, preghiera facile, per tutti. Ma allo stesso tempo preghiera completa, perché contempla tutto il mistero del Cristo Signore, cui è unita la Madre dall’Annunciazione fino alla gloria.
La tradizione ha visto lungo la storia tre aspetti fondamentali del Cristo e della Vergine compendiati nei tre gruppi dei misteri gaudiosi (dall’annuncio di Nazaret al ritrovamento del bambino nel tempio), di quelli dolorosi (dall’agonia del Getsemani alla morte in croce) e di quelli gloriosi (dalla resurrezione all’assunzione e glorificazione della Madre di Dio). Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto a questi misteri della tradizione secolare una nuova serie: i misteri della luce. Questi si pregano il giovedì, a sostituzione dei misteri gaudiosi, e toccano le tappe fondanti della vita storica del Signore: il Battesimo al Giordano, le nozze di Cana, l’annuncio del regno con l’invito alla conversione, la Trasfigurazione e l’Istituzione dell’Eucarestia.
Così articolato il Rosario si presenta come una sintesi di tutto il Vangelo che facilmente si può richiamare alla memoria per una vita secondo la Parola di Dio.

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