23 Ottobre 2022 – Effetti della preghiera
Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato (Luca 18, 14)
“Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri”.
Potremmo essere tentati di collocarci “dalla parte giusta”, di assumere i panni dell’umile e del peccatore, del pubblicano insomma.
Ma che sia proprio quello il nostro posto?
Non abbiamo proprio mai avvertito il bisogno di tenere una certa “contabilità” di quello che facciamo per Dio e per gli altri?
Non ci siamo sentiti “a posto” nel nostro rapporto con Lui, quasi in credito nei suoi confronti?
Non abbiamo guardato dall’alto in basso gli “altri”, quelli che non vengono in Chiesa, quelli che non hanno nessun senso del peccato, quelli che vivono come se Dio non esistesse?
Non ci siamo in qualche modo inorgogliti per qualche “opera buona” compiuta?
Ebbene, se questo è avvenuto, vuol dire che siamo vicini all’atteggiamento del fariseo, al suo modo di porsi davanti a Dio e di giudicare gli altri.
Il pubblicano, invece, è disposto a riconoscere il proprio peccato e prova vergogna per quello che ha compiuto. Misura la distanza che separa lui, peccatore, da Dio buono e giusto. E’ proprio questo che lo salva.
Attraverso la breccia rappresentata dalla sua “invocazione” Dio può intervenire e cambiare la sua esistenza.
Il fariseo, al contrario, devoto e benpensante, osservante esemplare e praticante regolare, è perfettamente impermeabile all’azione di Dio, chiuso nella considerazione che ha di se stesso e dei propri meriti. Cosa può fare Dio in una situazione come questa? Proprio nulla perché non c’è nessuna apertura al suo amore… Assistiamo ad un monologo compiaciuto di chi non è disponibile a rimettersi in discussione.
Il finale una netta condanna del “grande peccato” dell’orgoglio, il responsabile di tutto.
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