In evidenza – 9 Gennaio 2023

Rimanete saldi nella fede

Testamento spirituale di Benedetto XVI scritto il 29 agosto 2006, poco più di un anno dopo la sua elezione a Papa

Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene. Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi.
La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta.
Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria.
A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono.
Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!
Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede.
Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo. Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne.
A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera.
Papa Benedetto XVI

In evidenza – 1 Gennaio 2023

In evidenza – 25 Dicembre 2022

UNA LUCE CHE NON SI SPEGNE

 

 

Sì, fratelli e sorelle, Natale è proprio questo: una luce che non si spegne. Nonostante le nubi che si addensano sulla nostra storia, nonostante la fatica e la tristezza che talora gravano sul nostro cuore, nonostante i ritmi frenetici che ci vengono imposti e ci schiacciano, impedendoci di trovare l’armonia e la pace del cuore. Nonostante tutto, Natale continua a far breccia nella nostra esistenza.

Ci fa avvertire la bellezza di uno sguardo incantato e limpido, che si ferma davanti alla capanna per contemplare quel bambino, il Figlio di Dio, diventato uomo per noi, per comunicarci un amore smisurato, per strapparci alle forze del male, per farci conoscere una nuova possibilità di vita.

Ci fa sentire la voglia di metterci per altre strade, di abbandonare i percorsi che conosciamo fin troppo bene, i comportamenti e le scelte del tutto prevedibili, per imboccare il sentiero che lui ha aperto davanti a noi: il sentiero della giustizia e della misericordia, della compassione e della tenerezza, del servizio e del sacrificio.

Non lasciamo allora che questo Natale passi invano. Che questa luce venga presto coperta da altre luci, fredde e potenti, che pretendono sempre di avere il sopravvento sulla nostra esistenza.
Fermiamoci un attimo, per lasciarci illuminare in profondità da questa luce. Essa è benevola, non umilia, non ferisce. Porta con sé il calore di un Dio che ha scelto di prendere la carne di un uomo, per amore.
Liberiamoci senza esitazioni di tutto ciò che continua a tenerci prigionieri. Ci sono tanti pesi inutili di cui disfarci per far posto a ciò che conta veramente.
Tendiamo la nostra mano, disarmata, accogliente, amica al nostro prossimo, a quelli che ci vivono a partire dai nostri familiari. Apriamo la nostra bocca per parole che recano in sé il sapore delle cose buone, dei sentimenti nobili, delle esperienze grandi che impreziosiscono la nostra esistenza.

 

In evidenza – 18 Dicembre 2022

L’ALBERO E IL PRESEPE

L’albero e il presepe sono due segni che continuano ad affascinare piccoli e grandi.

Piazza S. Pietro – Albero e presepe 2022

L’albero, con le sue luci, ricorda Gesù che viene a rischiarare le nostre tenebre, la nostra esistenza spesso rinchiusa nell’ombra del peccato, della paura, del dolore. E ci suggerisce un’ulteriore riflessione: come gli alberi, così anche gli uomini hanno bisogno di radici. Poiché solo chi è radicato in un buon terreno, rimane saldo, cresce, “matura”, resiste ai venti che lo scuotono e diventa un punto di riferimento per chi lo guarda. Ma, cari, senza radici nulla di ciò avviene: senza basi salde si rimane traballanti. È importante custodire le radici, nella vita come nella fede. A questo proposito l’Apostolo Paolo ricorda il fondamento nel quale radicare la vita per restare saldi: dice di rimanere «radicati in Gesù Cristo» (Col 2,7). Ecco che cosa ci ricorda l’albero di Natale: essere radicati in Gesù Cristo.

E veniamo così al presepe, che ci parla della nascita del Figlio di Dio fattosi uomo per essere vicino a ciascuno di noi. Nella sua genuina povertà, il presepe ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale, e a purificarci da tanti aspetti che inquinano il paesaggio natalizio. Semplice e familiare, il presepe richiama un Natale diverso da quello consumistico e commerciale: è un’altra cosa; ricorda quanto ci fa bene custodire dei momenti di silenzio e di preghiera nelle nostre giornate, spesso travolte dalla frenesia. Il silenzio favorisce la contemplazione del Bambino Gesù, aiuta a diventare intimi con Dio, con la semplicità fragile di un piccolo neonato, con la mitezza del suo essere adagiato, con il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono.

Radici e contemplazione: l’albero ci insegna le radici, il presepio ci invita alla contemplazione. Non dimenticare questi due atteggiamenti umani e cristiani.
E se vogliamo festeggiare davvero il Natale riscopriamo attraverso il presepe la sorpresa e lo stupore della piccolezza, la piccolezza di Dio, che si fa piccolo, che non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla. E per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, occorre farsi piccoli, lasciare ogni vanità, per arrivare dove Lui è. E la preghiera è la via migliore per dire grazie di fronte a questo dono d’amore gratuito, dire grazie a Gesù che desidera entrare nelle nostre case e nei nostri cuori. Sì, Dio ci ama così tanto da condividere la nostra umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli, è al nostro fianco in ogni circostanza, nella gioia come nel dolore.
Anche nei momenti più brutti, Lui è lì, perché Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi, la luce che illumina le oscurità e la presenza tenera che ci accompagna nel cammino.
Papa Francesco

 

In evidenza – 11 Dicembre 2022

IMPARARE L’ARTE DELLA PACE

Lettera del nostro Vescovo Paolo per l’Avvento (Quarta e ultima parte)

 

Artigiani di giustizia

Nel 2023 ricorreranno i 60 anni dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, promulgata l’11 aprile 1963, poco più di un mese prima della morte del “Papa buono”. In essa si dichiara, all’indomani della “crisi dei missili di Cuba”, che la pace non può fondarsi sull’equilibrio delle forze militari, ma sull’impegno per assicurare i diritti di ogni persona a una vita dignitosa e libera. È solo la giustizia, non la reciproca deterrenza, che assicura una pace duratura.
Piccole ingiustizie abitano spesso la nostra quotidianità e la violazione delle regole toglie sempre agli altri qualcosa: tempo, serenità, denaro… In una cultura di illegalità diffusa maturano i semi del sopruso e della violenza.
In Avvento, cerchiamo di essere più corretti nell’osservare le regole della convivenza e di adoperarci a rimuovere le piccole ingiustizie di cui siamo ogni giorno testimoni.

Artigiani di perdono.

Poiché il conflitto si manifesta in ogni comunità umana, è necessario saper perdonare, per impedire o interrompere le spirali di odio e violenza. “Occorre riconoscere […] che quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio” (FT, 242). “Quanti perdonano davvero […] rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso, frenano l’avanzare delle forze della distruzione” (FT, 252).
Chi non ha qualcuno o qualcosa da perdonare o da farsi perdonare? Arriviamo al Natale pacificati da gesti di riconciliazione, che portino pace nelle famiglie, nei vicinati, nelle parrocchie… Saranno queste le luci di feste natalizie più povere di luminarie.

Attendiamo insieme

Come negli anni scorsi, alcune occasioni comuni ci aiutano a vivere meglio l’Avvento:
• i “Martedì della pace”: quattro appuntamenti serali – tre in rete e uno in presenza – per aprire la mente e il cuore a prospettive di pace;
• la colletta dell’Avvento di fraternità, promossa dalla Caritas diocesana e destinata a sostenere le mense serali per i poveri a Lucca e a Viareggio.

Artigiani della pace, all’opera!

“Non ci inganni una falsa speranza. Se non verranno in futuro conclusi stabili e onesti trattati di pace universale, rinunciando a ogni odio e inimicizia, l’umanità […] sarà forse condotta funestamente a quell’ora, in cui non potrà sperimentare altra pace che la pace terribile della morte. La Chiesa di Cristo nel momento in cui, posta in mezzo alle angosce del tempo presente, pronuncia tali parole, non cessa tuttavia di nutrire la più ferma speranza” (GS, 82).
Ci siamo illusi che la pace del nostro fazzoletto di terra europeo fosse ormai consolidata, dopo i travagli balcanici degli anni ’90 del XX secolo. Abbiamo scoperto che non è così: la pace va coltivata, cercata, edificata, implorata… con la pazienza sapiente del tessitore, il quale ogni giorno siede al telaio per intrecciare i fili colorati della sua stoffa. Le parole di Isaia e il cammino liturgico d’Avvento ci aiutino ad abbandonare l’arte della guerra per l’arte della pace, perché ad ogni uomo sia restituita la speranza di un mondo finalmente rinnovato.

(Fine)

Leggi o scarica da qui la lettera completa


L’associazione La Finestra organizza il giorno 17 dicembre alle ore 17 presso l’auditorium un concerto natalizio del trio “Le Dolce Vita” che eseguirà alcuni pezzi tipici di Natale oltre a musica italiana anni ’70-’80.
La serata sarà aperta da un bambina, Matilde, che eseguita un pezzo iniziale.
Ingresso a offerta libera.
Per prenotarsi è possibile contattare il Presidente dell’associazione, Enzo Alfarano, al numero 334-9218430


In evidenza – 4 Dicembre 2022

IMPARARE L’ARTE DELLA PACE

Lettera del nostro Vescovo Paolo per l’Avvento (Terza parte)

 

L’arte della pace

La pace, dono di Dio, è anche frutto della generosa risposta dell’uomo. “Occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia” (FT, 225). Papa Francesco propone a tutti noi di essere costruttori e testimoni di pace, con la sapienza dell’artigiano, che sa coniugare con creatività le regole del mestiere con le possibilità offerte dalla realtà. Non basta, infatti, l’azione dei grandi della terra (che egli chiama “architetti”): serve che ciascuno dia il proprio contributo, ogni giorno. Quale migliore occasione di questo Avvento per darsi da fare? Vediamo insieme come.

Artigiani di dialogo

Cercare di capirsi con chi la pensa diversamente consente di superare le divergenze e di attivare percorsi comuni. Viviamo in una società che spesso esaspera i contrasti mediante la violenza importante delle molte cose che ci uniscono, a partire dal fatto di abitare uno spazio comune.
In questo tempo di Avvento esercitiamoci nell’arte del dialogo, per costruire – o ricostruire – relazioni positive con le persone che abbiamo accanto, anche con quelle che la pensano diversamente da noi, nella convinzione che anche il loro punto di vista debba essere considerato, per giungere a una soluzione condivisa dei problemi.

Artigiani di fratellanza

Uno sguardo di pace sa cogliere innanzitutto la reciproca appartenenza: siamo, infatti, tutti collegati, come accade per i membri di una medesima famiglia. Gli altri ci sono necessari, poiché dipendiamo da loro e perché essere felici da soli non dà vera gioia, bensì porta con sé l’angoscia di difendere la propria situazione di privilegio, magari dietro porte e finestre blindate. “Non è un peso, è mio fratello!” rispondeva nel 1945 un ragazzino giapponese a chi lo esortava a deporre il corpo del fratellino, morto durante un bombardamento e in attesa di venire cremato.
In Avvento proviamo a guardare sempre le persone non come avversari o fardelli, ma come membri di una stessa famiglia.

Artigiani di solidarietà

La radice di ogni violenza è, in ultima analisi, l’indifferenza per il dolore o i problemi degli altri. La pace si costruisce perciò con la scelta di non passare accanto ai poveri facendo finta di non vederli, ma con l’impegno “di riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli” (FT, 233). Vero antidoto alla guerra è la cura per l’altro, come don Milani faceva notare ai suoi ragazzi, opponendo al me ne frego fascista il motto I care, espressione di interesse sincero per il bene comune.
Soprattutto in prossimità del Natale, non manchi qualche concreto gesto di attenzione alle persone bisognose che abbiamo accanto. verbale dei social media; anche nelle piccole comunità familiari, paesane, condominiali, parrocchiali, aziendali… fatichiamo a trovare punti di contatto e obiettivi comuni. Siamo abituati a considerare ciò che ci divide più

(3° parte – continua)

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L’associazione La Finestra organizza il giorno 17 dicembre alle ore 17 presso l’auditorium un concerto natalizio del trio “Le Dolce Vita” che eseguirà alcuni pezzi tipici di Natale oltre a musica italiana anni ’70-’80.
La serata sarà aperta da un bambina, Matilde, che eseguita un pezzo iniziale.
Ingresso a offerta libera.
Per prenotarsi è possibile contattare il Presidente dell’associazione, Enzo Alfarano, al numero 334-9218430


In evidenza – 27 Novembre 2022

IMPARARE L’ARTE DELLA PACE

Lettera del nostro Vescovo Paolo per l’Avvento (Seconda parte)

 

La tentazione del “Si salvi chi può!”

Quando le cose vanno davvero male, è facile che la reazione di molti sia quella di pensare a se stessi e ai propri cari, disinteressandosi di tutti gli altri. “Si salvi chi può!” diventa lo slogan imperante, magari non apertamente dichiarato, ma purtroppo vistosamente praticato. In epoca di esasperato individualismo, la tendenza a pensare prima di tutto a se stessi risulta rafforzata e i legami con gli altri sono indeboliti; l’altro, per il fatto stesso di esistere, è mio avversario, poiché mi sottrae qualcosa di cui anch’io ho bisogno. A volte l’istinto di sopravvivenza e la violenza hanno più forza persino degli affetti più cari e delle relazioni più sacre (quanti femminicidi!).

Tutto questo è una grande illusione, perché salvarsi da soli non è possibile; anzi, tentare di farlo aggrava spesso i problemi. Come quando durante una catastrofe la gente, in preda al panico, non ascolta alcuna indicazione e i comportamenti disordinati che ne derivano pregiudicano la situazione per tutti. “Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto. […] Il ‘Si salvi chi può’ si tradurrà rapidamente nel ‘Tutti contro tutti’, e questo sarà peggio di una pandemia” (FT,36).

A ben vedere, la guerra è l’espressione estrema e devastante di quella cinica ricerca dei propri interessi che, nel piccolo, tutti noi rischiamo di perseguire e che erode progressivamente la solidarietà. Con la guerra, alla fine tutti perdono, anche chi vince, anche chi si difende da un’aggressione: ogni conflitto, infatti, lascia dietro di sé una scia di distruzioni, morte e odio assai difficile da superare. Per non parlare della prospettiva nucleare, potenzialmente capace di cancellare intere popolazioni e di produrre guasti permanenti a livello ambientale.
“Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione?” (Francesco, Angelus, 2 ottobre 2022).

La promessa della pace

Le parole del profeta Isaia, che risuonano nella liturgia di Avvento e di Natale del ciclo A, sono state pronunciate in contesti molto simili a quello attuale: i contrasti e le guerre con le potenti nazioni vicine, la crisi economica e sociale della ricostruzione postesilica, l’indebolirsi dei legami di solidarietà tra la gente, una vita quotidiana lontana da Dio e dalla sua legge…
Nonostante tali circostanze, Isaia non cessa di esortare alla speranza: c’è un progetto di pace e di fratellanza al quale vale la pena affidarsi, poiché è garantito dall’Altissimo. “Le nazioni non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4); “fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35, 10) e la terra devastata sarà chiamata sposata (cf. Is 62, 4); il Re-Messia avrà il titolo di “principe della pace” (Is 9, 6).
La pace di cui parla Isaia – in ebraico shalòm – non è semplice assenza di guerra, ma una situazione di armonia con Dio, con se stessi, con i fratelli e con la creazione. È pienezza di vita per tutti! È il dono per eccellenza, che realizza l’universale desiderio di un mondo rinnovato. È qualcosa che risponde alle attese profonde del cuore di ogni uomo, più convincente di ogni propaganda, più affascinante di ogni ideologia. In questo Avvento, pertanto, siamo invitati ad aprire il cuore e la vita all’affidabile speranza di pace che viene da Dio.
Per di più, una Chiesa che crede nella pace, la persegue e la testimonia, come recita la IV Preghiera eucaristica per varie necessità, fa sì che “tutti gli uomini si aprano a una speranza nuova”.

(2a parte- Continua)

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L’associazione La Finestra organizza il giorno 17 dicembre alle ore 17 presso l’auditorium un concerto natalizio del trio “Le Dolce Vita” che eseguirà alcuni pezzi tipici di Natale oltre a musica italiana anni ’70-’80.
La serata sarà aperta da un bambina, Matilde, che eseguita un pezzo iniziale.
Ingresso a offerta libera.
Per prenotarsi è possibile contattare il Presidente dell’associazione, Enzo Alfarano, al numero 334-9218430


In evidenza – 20 Novembre 2022

IMPARARE L’ARTE DELLA PACE

Lettera del nostro Vescovo Paolo per l’Avvento

Carissimi,
l’Avvento 2022 ci trova tutti smarriti e preoccupati dinanzi alla guerra scoppiata in Ucraina in seguito all’aggressione russa del 24 febbraio scorso.
Non è che mancassero le guerre: come non ricordare la Siria, il Tigrai (Etiopia), lo Yemen… in cui da anni sono ormai in atto devastanti conflitti, che stanno provocando morte, povertà e distruzione? Ci sono poi decine di Paesi in cui si consumano guerre a bassa intensità, di cui pochissimo si parla, e altri in cui la violazione dei diritti umani suscita fortissime tensioni, come l’Iran. “Si intensificano conflitti anacronistici, ma riemergono nazionalismi chiusi, esasperati e aggressivi, e anche nuove guerre di dominio, che colpiscono civili, anziani, bambini e malati, e provocano distruzione ovunque. I numerosi conflitti armati che sono in corso preoccupano seriamente. Ho detto che era una terza guerra mondiale a pezzi; oggi forse possiamo dire totale, e i rischi per le persone e per il pianeta sono sempre maggiori” (Francesco, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, 10 settembre 2022).
Il conflitto russo-ucraino, però, sta accadendo nel cuore dell’Europa ed è una guerra tra stati sovrani, combattuta da eserciti regolari, come nel nostro continente non accadeva dal 1945. Le sue conseguenze, inoltre, toccano in modo drammatico la vita di persone, famiglie, comunità e imprese anche in Italia, determinando un ulteriore impoverimento, dopo quello gene-rato dalla pandemia, soprattutto a motivo della crisi energetica.

Una sfida alla speranza

Questa situazione interpella in modo pressante la nostra capacità di guardare al futuro con fiducia. È ancora ragionevole attendersi un domani migliore? Vale davvero la pena impegnarsi per il bene? E’ sensato fare progetti per l’avvenire proprio e della propria famiglia? E mettere al mondo dei figli, non è forse da incoscienti?
Alcune indagini rilevano che anche gli adolescenti e i giovani sono in larga maggioranza preoccupati per il futuro proprio e del mondo.
Se l’Avvento è il tempo in cui rinvigorire la virtù cristiana della speranza, l’Avvento 2022 si presenta particolarmente sfidante, ma forse proprio per questo singolarmente fecondo.
Scoprirci infatti poveri di fiducia e speranza ci può rendere più attenti all’annuncio di speranza e di pace che viene proposto nelle quattro settimane di avvicinamento al Natale e nelle celebrazioni della nascita di Gesù.
Sono parole antiche e gesti ormai noti, ma capaci anche oggi di parlare al cuore.
(1°parte)

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10 PAROLE PER VIVERE VIVI

Un cammino semplice e alla portata di tutti per scoprire o ri-scoprire 10 Parole di vita: dieci parole per vivere vivi.

Perché tante volte chi si avvicina alla fede si ferma alla superficie, alla crosta, e non riesce a gustarne la bellezza profonda.

Per chi?
Per i giovani, dai 18 ai 35 anni.
Per chi è curioso e vuole avvicinarsi alla fede, ma non sa da dove iniziare.
Per chi si è allontanato o si sente lontano e vuole provare a ricucire.
Per chi è in cammino, ma vorrebbe mettere ordine e andare a fondo.
Per chi si sente soffocato dalle “regole” della vita cristiana e vorrebbe tornare a respirare.

Come, dove e quando?

Un percorso settimanale da ottobre 2022 a giugno 2023.

Il LUNEDÌ dalle 21.00 alle 22.30
Presso l’ AUDITORIUM parrocchiale di S. Anna, via Fratelli Cervi.
INIZIO IL 10 OTTOBRE 2022

Non c’è da iscriversi, non c’è da prenotare, non c’è da pagare.
Vieni. Provi. Se ti piace, torni.

Per informazioni rivolgersi a don Francesco 347 8804368

Scarica qui  il volantino


In evidenza – 13 Novembre 2022

Dal messaggio di Papa Francesco per la VI Giornata Mondiale dei poveri

 

La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse.
È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita.
È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta.

Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.

La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale.
In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità.

Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.

 


10 PAROLE PER VIVERE VIVI

Un cammino semplice e alla portata di tutti per scoprire o ri-scoprire 10 Parole di vita: dieci parole per vivere vivi.

Perché tante volte chi si avvicina alla fede si ferma alla superficie, alla crosta, e non riesce a gustarne la bellezza profonda.

Per chi?
Per i giovani, dai 18 ai 35 anni.
Per chi è curioso e vuole avvicinarsi alla fede, ma non sa da dove iniziare.
Per chi si è allontanato o si sente lontano e vuole provare a ricucire.
Per chi è in cammino, ma vorrebbe mettere ordine e andare a fondo.
Per chi si sente soffocato dalle “regole” della vita cristiana e vorrebbe tornare a respirare.

Come, dove e quando?

Un percorso settimanale da ottobre 2022 a giugno 2023.

Il LUNEDÌ dalle 21.00 alle 22.30
Presso l’ AUDITORIUM parrocchiale di S. Anna, via Fratelli Cervi.
INIZIO IL 10 OTTOBRE 2022

Non c’è da iscriversi, non c’è da prenotare, non c’è da pagare.
Vieni. Provi. Se ti piace, torni.

Per informazioni rivolgersi a don Francesco 347 8804368

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In evidenza – 6 Novembre 2022

 

Lettera alla Comunità del Centro di Ascolto Caritas S. Anna

Cari Amici,
fin dalla sua nascita il centro di ascolto Caritas della Parrocchia di S. Anna ha operato in stretto contatto con la comunità del quartiere, imparando dalle molteplici testimonianze di condivisione e solidarietà di gruppi e di singoli e cercando di farsi espressione di questa sensibilità, ispirata agli insegnamenti del Vangelo, nei confronti dei più deboli.
Forti di questo sodalizio, abbiamo attraversato momenti problematici senza doverci mai arrendere e potendo garantire, grazie al vostro sostegno, il supporto non solo morale e spirituale ma anche materiale a chi si è rivolto a noi.
Oggi, con grande sofferenza ma spinti dall’ estremo bisogno e dalla consapevolezza di non farcela da soli, ci rivolgiamo a voi per chiedervi di condividere ancora una volta la nostra fratellanza e il desiderio di renderla concreta attraverso un’offerta da destinare alle famiglie in difficoltà.
Infatti, quando ancora non si sono spente le preoccupazioni per il Covid, si sono aggiunti altri problemi: la guerra e la conseguente necessità di provvedere anche a 22 profughi ucraini ospitati nel nostro quartiere, la crisi energetica e l’inflazione che per le nostre famiglie ha significato e significa un notevole aggravio di spesa.
Purtroppo di fronte a un costante aumento delle richieste di aiuto in tutti gli ambiti, abbiamo registrato un progressivo calo delle donazioni che finora ci avevano permesso di alleviare almeno in parte queste sofferenze.
Sono 200 le famiglie(quasi tutte numerose) seguite dal nostro cda, 140 i pacchi alimentari distribuiti due volte al mese, per non dire dei farmaci, delle bombole, dei contributi per utenze, spese mediche e scolastiche, vestiario…
Il vostro contributo sarebbe per noi una boccata d’ossigeno e ci consentirebbe di continuare un servizio che, se si fonda prima di tutto sull’accoglienza e sull’ascolto, non può disgiungersi da un aiuto materiale. E in questi difficili anni, in mezzo a mille problemi, abbiamo cercato di non far mancare né l’uno né l’altro.
Grazie di cuore
I volontari del Centro di Ascolto Caritas S. Anna

Chi vuol rispondere al nostro appello può farlo sia con un’offerta una tantum sia con un contributo mensile di durata variabile, consegnando l’offerta ai volontari della Caritas o ai sacerdoti oppure attraverso un bonifico sul c/c intestato a Parrocchia di S. Anna (Caritas) Banca Intesa p.zza S. Michele (IBAN: IT44P0306913726100000012491).
Per qualsiasi richiesta o informazione contattare: Enza (3291950248), Donatella(3335830339), Luciana(3491319169)



10 PAROLE PER VIVERE VIVI

Un cammino semplice e alla portata di tutti per scoprire o ri-scoprire 10 Parole di vita: dieci parole per vivere vivi.

Perché tante volte chi si avvicina alla fede si ferma alla superficie, alla crosta, e non riesce a gustarne la bellezza profonda.

Per chi?
Per i giovani, dai 18 ai 35 anni.
Per chi è curioso e vuole avvicinarsi alla fede, ma non sa da dove iniziare.
Per chi si è allontanato o si sente lontano e vuole provare a ricucire.
Per chi è in cammino, ma vorrebbe mettere ordine e andare a fondo.
Per chi si sente soffocato dalle “regole” della vita cristiana e vorrebbe tornare a respirare.

Come, dove e quando?

Un percorso settimanale da ottobre 2022 a giugno 2023.

Il LUNEDÌ dalle 21.00 alle 22.30
Presso l’ AUDITORIUM parrocchiale di S. Anna, via Fratelli Cervi.
INIZIO IL 10 OTTOBRE 2022

Non c’è da iscriversi, non c’è da prenotare, non c’è da pagare.
Vieni. Provi. Se ti piace, torni.

Per informazioni rivolgersi a don Francesco 347 8804368

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