5 Febbraio 2023 – Sale e luce

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini (Matteo 5, 4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù aveva dato fiato alla speranza dei poveri con il messaggio delle Beatitudini.

Dio non sta alla finestra della storia: si schiera dalla parte dei poveri, dei miti, di quelli che hanno un cuore puro, di quanti sono perseguitati per la giustizia.
A quelli che accolgono con gioia questa parola Gesù affida una missione umile e quotidiana: chiede loro di essere sale e luce.
Sale che dà sapore, un gusto nuovo alla vita delle persone.
Luce che rischiara e permette di orientarsi nell’oscurità, di intravedere un cammino proprio là dove sembrano regnare le tenebre.

Per realizzare questo compito Gesù chiede a chi lo ascolta di vivere una condizione particolare. Il sale, per dare sapore ai cibi, deve sciogliersi, scomparire. La luce, invece, deve affrontare le tenebre se vuole offrire un punto di riferimento a chi è smarrito. A nulla vale avere grandi quantità di sale se non lo si distribuisce in piccole dosi per dare sapore alle pietanze. A nulla serve una grande quantità di luce che resta al chiuso e non affronta l’oscurità. Per il discepolo di Gesù, allora, vivere “disperso”, immerso nelle più diverse situazioni, è una situazione normale, necessaria.

Per seguire Gesù, per restare fedeli al suo Vangelo, sarà necessario vincere la paura di sentirsi soli, accettare di affrontare la complessità della vita quotidiana dal di dentro. In questo “perdersi” c’è un morire quotidiano, ma anche una esperienza esaltante. Perché dare sapore a tutto ciò che segna la vita umana, è un compito grande e straordinario, anche se si è chiamati a lavorare con grande fiducia e pazienza. Le parole del Vangelo odierno ci chiamano necessariamente in causa come cristiani. Accettiamo di essere sale e luce, di “scomparire” pur di fare avvertire il sapore buono di una vita bella, colma di dignità, portatrice di un senso nuovo che trasforma le vicende umane? Gesù ci chiede di realizzare il progetto di Dio, nella povertà e nella semplicità della vita quotidiana.

29 Gennaio 2023 – Un proclama controcorrente

Beati quelli che sono nel pianto (Matteo 5,4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù ha decisamente imboccato un percorso controcorrente.

Ha proclamato beati i poveri, mentre da sempre tutti considerano fortunati i ricchi, chi è nell’abbondanza e può permettersi anche spese folli, i vestiti sontuosi, gli oggetti di marca.

Ha dichiarato beati quelli che soffrono per le cause più diverse, mentre da sempre sono invidiati quelli che sprizzano salute da tutti i pori e non devono mai affrontare rovesci e insuccessi, né si trovano a confrontarsi con la malattia o i dispiaceri.

Ha annunciato ai miti e a quelli che paiono troppo arrendevoli, a quelli che rinunciano a difendere i propri diritti a qualsiasi costo, di ereditare la terra nuova che un giorno vedrà la luce.

Ha promesso a tutti quelli che si lasciano divorare dalla fame e dalla sete di giustizia, di non fare più la figura degli illusi o dei sognatori, perché proprio Dio colmerà ogni loro desiderio, al di là di ogni attesa.

Ha designato i misericordiosi, gli uomini e le donne capaci di compassione, di riconciliazione e di perdono, come i destinatari della misericordia di Dio, come quelli che non hanno nulla da temere nel giorno del giudizio divino.

Ha ricordato a quelli che hanno un cuore puro e uno sguardo limpido, che i loro occhi meriteranno di incrociare la bellezza del volto di Dio.

Gli operatori di pace, spesso vittime dell’odio e del sospetto, li ha chiamati veri “figli di Dio”, perché il nome di Dio è “pace” e Dio apprezza tutti coloro che sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per realizzarla.

Ha offerto ai perseguitati, ai perdenti di sempre, il mondo nuovo destinato a chi ha il corpo e il cuore segnato dagli insulti, dal sopruso e dall’umiliazione.
Ha chiesto loro di non far caso agli insulti e alle menzogne, perché la prova è solo l’anticipo di una gioia inimmaginabile.

Parole che risuonano come un messaggio di consolazione e di speranza per tutti coloro che si fidano veramente di Dio.

22 Gennaio 2023 – A partire dalla Galilea

Andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare (Matteo4,13)

La Galilea non è solo uno spazio geografico, una terra, una regione. Essa è una zona di frontiera, un luogo simbolico e teologico.

Zona di frontiera: di lì sono passati eserciti in guerra e migrazioni di popoli: Sono avvenuti scontri epocali, conflitti profondi e cruenti tra cultura diverse. Lì si sono prodotte mescolanze inedite tra etnie differenti e distanti.

Luogo simbolico: essa designa il mare aperto della storia, con le tensioni che la percorrono, alcune più visibili, altre più profonde. Una storia nel cui tessuto vivo si sono prodotte lacerazioni e ferite, periodi prolungati di instabilità, di confusione, di disorientamento.

Luogo teologico: considerata alla periferia della terra promessa, i suoi abitanti vengono considerati marginali, rispetto al popolo di Dio. La loro relazione con Dio appare più sotto l’aspetto della distanza che della prossimità.

Ecco allora perché Gesù parte proprio da lì, dalla Galilea. Nella regione destinata ad essere emblema di tenebre e di morte, Egli porta la luce e la vita che vengono da Dio. Annuncia il cambiamento e per questo chiede la conversione, non una semplice operazione di facciata.
Domanda una fiducia totale nella sua Parola e poiché le strade di Dio non coincidono con le nostre, va a cercare i suoi collaboratori non tra gli allievi dei rabbi rinomati, né tra i rampolli delle famiglie nobili e neppure tra i predestinati della cerchia sacerdotale. Li sceglie tra la povera gente, tra i pescatori del lago.
Gli basta che siano disposti a lasciare tutto e seguirlo. Non c’è tempo da perdere, infatti. Non si tratta di prendere pesci, ma di salvare uomini.

15 Gennaio 2023 – Un mistero d’amore

 

È un testimone autentico, Giovanni il Battista, e pertanto – a costo di deludere – dichiara ad alta voce di non essere lui l’atteso. La sua missione è più modesta: è l’apripista che spiana la strada, è la voce che grida nel deserto, è la sentinella che desta coloro che sono assonnati. E’ ben cosciente, dunque, della sproporzione esistente tra lui e Gesù:
– se lui battezza con acqua, e dunque compie un rito di purificazione che esprime un’invocazione e un desiderio, Gesù invece è in grado di cambiare veramente la realtà, di liberare e sanare l’esistenza di chi si riconosce peccatore;
– se lui viene ad annunciare il progetto di Dio, solo Gesù lo conosce veramente e sarà in grado di dargli compimento;
– se lui viene come testimone, che ha il compito di trasmettere quello che ha visto e udito, solo Gesù ha la capacità di operare con la forza e la dolcezza di Dio;
– se lui è uno strumento di cui Dio ha deciso di servirsi per far giungere l’acqua viva, solo Gesù ne è la sorgente inestinguibile.

E’ un testimone autentico, Giovanni il Battista, e dunque sa bene quando la sua missione è terminata e deve farsi da parte. Per non rubare spazio a chi è più importante di lui e decisivo per la vita di ogni uomo e di ogni donna. Per non sottrarre l’attenzione dovuta al protagonista principale.
La sua grandezza è tutta qui: nell’affrontare il palco della storia con determinazione e nell’abbandonarlo al momento stabilito, pago di vedere il nuovo che arriva e di essere anche lui rischiarato dalla luce tanto attesa. Fossero così tutti coloro che accettano la parte dei testimoni! Fossero così tutti i catechisti e gli educatori, tutti i genitori e gli insegnanti: disporsi a gioire e a farsi da parte quando la loro missione si è realizzata, e a contemplare ciò che accade, con la gratitudine di chi accoglie ogni sorpresa bella.

Premiazione della 6a edizione del Concorso “Il presepe in ogni casa”

 

Primi premiati – Clicca sulla foto per vedere tutti i presepi in gara

Premi Categoria Presepe più bello:
1° Giuseppe Fruscione, 2° Giovanni Stringari, 3° Narciso Betti
Menzione speciale per i presepi di Agostino Napoli e Claudio Pagano
Premi Categoria Presepe più creativo:
1° Irene Debra Fabbri, 2° Francesco Onorato, 3° Antonella Benelli
Menzione Speciale per il presepe di Javier Cortès Casarrubios
Premi Categoria Presepe più originale
1° Mauro Binetti, 2° Marcella Crudeli, 3° Vanessa Pardini; Giorgio Palla
Menzione Speciale per il presepe di Gabriella Cassaro
Quest’anno è stato istituito il premio in memoria di Antonio Pizza che la giuria ha deciso di assegnare a Antonella Benelli per il presepe in legno con la sua capanna in legno fatta a mano.

8 Gennaio 2023 – Il figlio Gesù tra i peccatori

 

La scena ha qualcosa di sconcertante. Cosa fa il Figlio di Dio in mezzo a coloro che riconoscono il loro peccato? Vengono da Gerusalemme anche pubblicani e prostitute. Toccati dal grido del Battista, gli chiedono di confermare il loro desiderio di essere purificati, la loro disponibilità a cambiare. La loro, certo, non è una compagnia raccomandabile! E allora come mai lui, il Messia, corre il rischio di mescolarsi a loro, ai loro volti e alle loro espressioni? Eppure aveva a disposizione gruppi più rispettabili, uomini e donne col marchio inequivocabile della devozione, della purezza, gente perbene insomma. Gesù non sembra darsi troppo pensiero dei vicini, così imprevedibili e poco consoni all’inizio della sua missione. In fondo, non è venuto per coloro che si ritengono giusti e non hanno nulla da rimproverarsi. Non è stato mandato a chi è gonfio di orgoglio, cosciente dei suoi meriti davanti a Dio, ma proprio ai peccatori, alla gente che si è sporcata di cattiveria e di infedeltà, ma che ora ha una voglia intensa del nuovo, di un profumo di pulito che solo Dio può regalarle. Saranno i primi destinatari della sua Parola. Per loro Gesù affronterà le critiche dei benpensanti. In quell’inizio, al fiume Giordano, c’è già il senso di tutto ciò che sta per accadere. Con la fiducia incrollabile riposta in Dio Padre, Gesù porterà dovunque la buona notizia. Lasciandosi guidare dallo Spirito, offrirà gesti di guarigione e di liberazione ai malati e dispenserà misericordia ai peccatori.

1 Gennaio 2023 – Giornata mondiale della pace

 

Papa Francesco, “il virus della guerra più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono il corpo

Nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità”.

Poco più di due cartelle e cinque punti che oscillano tra due poli: la pandemia e la guerra in Ucraina. Così Papa Francesco sviluppa il suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, che ricorre il 1° gennaio. Il Pontefice ripercorre i primi momenti della pandemia con i drammi e il cuore della notte attraversata dall’umanità. Un fatto che ha ribaltato “l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle”. Nelle parole del Papa anche la doppia conseguenza della pandemia: “Assieme alle manifestazioni fisiche, il Covid-19 ha provocato, anche con effetti a lungo termine, un malessere generale che si è concentrato nel cuore di tante persone e famiglie, con risvolti non trascurabili, alimentati dai lunghi periodi di isolamento e da diverse limitazioni di libertà”. La sua consapevolezza si estende al fatto che “la pandemia abbia toccato alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze”. “Ha minacciato la sicurezza lavorativa di tanti e aggravato la solitudine sempre più diffusa nelle nostre società, in particolare quella dei più deboli e dei poveri”. Il riferimento è rivolto ai “lavoratori informali”. Una crisi che non ha escluso nessuno: “La pandemia sembra aver sconvolto anche le zone più pacifiche del nostro mondo, facendo emergere innumerevoli fragilità”.

Il Papa indica una serie di domande alle quali dopo tre anni, è tempo di rispondere. Le indica una per una: “Ho già avuto modo di ripetere più volte che dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o migliori o peggiori. Oggi siamo chiamati a chiederci: che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità? Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo?”. Sullo sfondo, il Pontefice indica una certezza:
La più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo”.

Da parte sua, Francesco sottolinea che “è urgente ricercare e promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana”. “Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace”. “Nel nostro mondo che corre a grande velocità – aggiunge -, molto spesso i diffusi problemi di squilibri, ingiustizie, povertà ed emarginazioni alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre”. Infine, le “scoperte positive” della pandemia: “Un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza”.

La guerra in Ucraina. L’altro tema del messaggio è inevitabilmente il conflitto in Ucraina. “Abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli – ha evidenziato Francesco. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante. Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo”.
Soffermandosi su questa guerra, il Papa ribadisce che “insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte”.
Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”. Lo sguardo è rivolto a cosa fare adesso. E la certezza è una: “Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale”.

(Filippo Passantino – Settimanale “Toscana Oggi”)

25 Dicembre 2022 – Natività di Gesù

Giotto – Natività (Cappella degli Scrovegni, Padova)

 

Questo per voi il segno: un bambino adagiato in una mangiatoia (Lc 2,12)

 

Questo segno, il Bambino nella mangiatoia, è anche per noi, per orientarci nella vita. A Betlemme, che significa “Casa del pane”, Dio sta in una mangiatoia come a ricordarci che per vivere abbiamo bisogno di Lui, come del pane da mangiare. Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, instancabile, concreto. Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri. Gesù ci da l’esempio: Lui, il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita.
(Papa Francesco)

Con queste parole di Papa Francesco, auguriamo a tutta la Comunità parrocchiale un sereno Natale.

Don Paolo e don Francesco


18 Dicembre 2022 – Giuseppe, uomo di fede

Quarta candela dell’Avvento: è detta la “Candela degli Angeli” per onorare gli angeli e la meravigliosa novella che portarono agli uomini in quella notte mirabile.

 

Giuseppe prese con sé la sua sposa (Mt. 1,24)

 

Possiamo certo affermare che Dio non poteva trovare un uomo migliore che facesse da padre legale al proprio figlio Gesù. Di Giuseppe i Vangeli non registrano alcuna parola. Si fa conoscere per quello che fa, per il modo in cui reagisce a un avvenimento inaspettato, che mette letteralmente a soqquadro la sua esistenza di artigiano, in procinto di sposarsi. Maria, la sua fidanzata, attende un bambino di cui lui, senz’altro, non è il padre. Un fatto del genere avrebbe sconvolto chiunque altro, facendolo sentire tradito, umiliato, offeso. Giuseppe non usa le strade legali del ripudio pubblico, ma sceglie la via più discreta, più sommessa: decise di “licenziare Maria in segreto”. Perché? Molto probabilmente perché il suo amore per lei è più tenace di qualsiasi cosa, anche di un evento come questo, che mette a dura prova i suoi progetti.
E’ a un uomo così che Dio comanda di fare da padre a Gesù, suo Figlio: a un uomo che sa amare fino a questo punto. La richiesta gli viene fatta attraverso un angelo, in sogno.

L’annuncio sgombra il campo da equivoci e da interpretazioni maligne: ciò che sta accadendo nel grembo di Maria “viene dallo Spirito Santo”. Lui, Giuseppe, viene sollecitato a prendere in sposa Maria e a riconoscere come suo figlio quella creatura che Maria porta in grembo. Giuseppe semplicemente obbedisce. Per tutti sarà il marito di Maria e il padre di Gesù questa sarà la sua missione ed egli la onorerà tanto nei frangenti drammatici, quando si tratterà di fuggire in Egitto per scampare alle minacce di Erode, quanto nella trama della vita quotidiana, col suo lavoro e col suo sacrificio.

Missione delicata quella di Giuseppe, ma indispensabile per garantire al Figlio di Dio una famiglia, inserita senza problemi nel tessuto sociale, nella vita di un piccolo villaggio come Nazaret.
Missione decisiva, per preparare alla vita quel bambino che agli occhi di tutti è “il figlio di Giuseppe”, missione che Giuseppe adempie insegnando tutto ciò che è indispensabile per fare di Gesù un membro della comunità di Israele.
Missione nobile, che solo un uomo come Giuseppe poteva compiere così egregiamente.

 


11 Dicembre 2022 – Dubbi ragionevoli

Terza candela dell’Avvento, detta la “Candela dei Pastori” : è la candela della gioia, poiché furono i pastori i primi ad adorare il bambino Gesù e a diffondere la buona novella.

 

Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete (Mt. 11,4)

 

I dubbi di Giovanni sono ragionevoli: Gesù non è come lui se lo immaginava: Ha annunciato colui che viene a fare giustizia, una scure minacciosa posta alla radice degli alberi, e gli riferiscono, invece che Gesù pratica le case dei pubblicani, ne ha scelto addirittura uno tra i suoi collaboratori più stretti. Ha evocato castighi terribili, che colpiranno coloro che non hanno deciso di cambiare vita, e gli dicono che Gesù parla di misericordia e di perdono da parte di Dio.

Ora che Giovanni è in prigione e la sua vita potrebbe terminare da un momento all’altro, non è di poco conto quello che vuole sapere. Si è sbagliato o ha visto giusto riguardo a Gesù? E’ lui l’atteso, l’inviato, oppure bisogna aspettarne un altro? Sulla sua missione Giovanni ha investito tutto, ha giocato la sua vita. Se ha commesso un errore del genere, vorrebbe dire aver buttato via inutilmente la propria esistenza. I dubbi di Giovanni ci commuovono. Quest’uomo che non ha avuto paura di nulla e di nessuno, che ha osato alzare la voce contro i farisei e capi di sacerdoti, addirittura contro il re Erode, quest’uomo tutto d’un pezzo, ora rivela un dubbio atroce. La risposta di Gesù non si fa attendere.

Al profeta chiede di fidarsi di lui, se non altro di dare credito ai segni che offre. L’inviato di Dio è una bella sorpresa. Per tutti…anche per Giovanni. Si tratta allora di accoglierlo, così com’è. Non come lo si vorrebbe per non essere smentiti, ma Gesù così com’è. Con quello che dice e con quello che fa.

I segni sono incontrovertibili: ciechi che vedono, storpi che camminano, lebbrosi guariti, morti che risuscitano. Soprattutto un annuncio che riempie di gioia il cuore dei poveri. Gesù tesse l’elogio appassionato di questo profeta.

Un profeta? No, Giovanni è “più di un profeta”. E’ il messaggero che prepara la via. E’ l’uomo che fa da apripista, con tutta la fatica che comporta, e tuttavia rimane, sulla soglia del nuovo. La novità che Gesù annuncia e realizza con i suoi gesti, supera anche lui.

Un invito che è rivolto a ciascuno di noi. Un invito a non vincolare Gesù ai ritratti che ci facciamo di Lui. Un invito ad accoglierlo così com’è , anche se getta scompiglio nelle nostre attese. Perché questo è il Gesù autentico, il solo che può offrire salvezza.

 


4 Dicembre 2022 – Convertitevi!

Seconda candela di Avvento: è detta “Candela di Betlemme” ed è la candela della chiamata universale alla salvezza

 

Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente (Mt. 3,7)

 

Giovanni è uno che ha semplificato al massimo la sua esistenza, negata agli agi e alle comodità. Un’esistenza al servizio di una missione, di un messaggio. Giovanni deve annunciare la venuta del Messia: l’appuntamento atteso da secoli, quello da cui dipende la salvezza o la perdizione. E lo fa senza mezzi termini, mettendo ognuno davanti alle proprie responsabilità. Questo è il momento di cambiare vita, di portare frutti di conversione.

Chi non afferra questa occasione rischia di perdere tutto. Chi manca questo appuntamento, resterà tagliato fuori. Un modo per richiamarci alla responsabilità delle nostre decisioni e delle nostre azioni.

Convertirsi non è una operazione facile, né indolore. Come non è facile né indolore ogni cambiamento autentico, in profondità, ogni cambiamento che obblighi un po’ a morire alle cose vecchie per far spazio alle novità. E qui si tratta di cambiare il cuore, di cambiare il modo di considerare la realtà, di staccarsi da vizi inveterati, prendendo il coraggio di comportamenti nuovi.

Logica, a questo punto, una domanda: cristiano, cosa ne hai fatto del tuo Battesimo? Cosa ne stai facendo della tua vita? Che cosa conta veramente per te, oggi?
Convertirsi implica un movimento: un lasciare, un abbandonare, per inoltrarsi in percorsi nuovi. E ci si muove solo se, dentro di sé, c’è la fiamma viva del desiderio. Desiderio di incontrare Dio e di vivere in relazione con Lui.

Convertirsi significa scegliere una vita piena. C’è una decisione da prendere. C’è un coraggio da mostrare e lo si manifesta con gesti concreti. Perché colui che viene, il Signore, non merita solo gli scampoli della nostra esistenza, ma tutta la nostra intelligenza, il nostro cuore, le nostre risorse, la nostra volontà.