27 Novembre 2022 – State pronti!

 

Anche voi tenetevi pronti…viene il Figlio dell’uomo (Matteo 24,44)

 

Presi da mille cose, attratti da mille luci, sedotti da mille proposte, rischiamo di vivere senza una direzione, senza una meta. Le sensazioni si sommano alle sensazioni e la più forte lascia per il momento l’impronta più profonda.
Le idee fanno posto ad altre idee, lasciandoci nell’imbarazzo della scelta. Le esperienze lasciano spazio ad altre esperienze, la cui memoria sbiadisce facilmente. La nostra esistenza sembra allora condannata alla frammentazione, alla superficialità. Vengono meno i punti di riferimento solidi, le priorità, le scelte che si rimettono in discussione, e dunque ci si trova in balia delle mode, dei comportamenti di massa e degli atteggiamenti comuni. Per tutte queste ragioni il messaggio evangelico odierno è di grande attualità.

Gesù ci invita ad essere pronti. Pronti per che cosa? Per il suo ritorno, che coincide con il compimento del progetto di salvezza. Pronti per accogliere lui, perché quello sarà il momento decisivo della nostra esistenza, quello da cui dipende l’eternità.

Essere pronti significa vivere nell’attesa. E’ questo atteggiamento che qualifica il discepolo di Gesù.
L’attesa da un senso ai nostri giorni. Come la sentinella scruta l’orizzonte, così il credente alza il suo sguardo verso il futuro, con fiducia e speranza. L’attesa obbliga al discernimento. Quello che accade oggi, quaggiù, non è la realtà ultima. E dunque, difficoltà e sofferenze, sacrifici e fatiche, acquistano un significato. L’attesa implica vigilanza, tenere gli occhi bene aperti, per cogliere i segni di una presenza e non smarrire il filo conduttore di una storia che va verso il compimento.

L’attesa del cristiano non ha nulla a che fare con la paura, ma è nutrita di amore, di benevolenza, di operosità e di pace, perché è un disegno di felicità quello che si sta realizzando.

 


CALENDARIO 2023

I giovani dell’oratorio in collaborazione con i Donatori di sangue di S. Anna stanno realizzando, anche quest’anno, il tradizionale Calendario che sarà possibile acquistare, però, solo su prenotazione poiché ne saranno stampate un numero limitato di copie.


Per avere il calendario 2023 è necessario quindi prenotarlo telefonando al n° 333 7444801 o cliccando sull’immagine.

20 Novembre 2022 – Salva te stesso!

Cristo e il buon ladrone – Tiziano

 

Il popolo stava a vedere; i capi, invece, lo deridevano. (Luca 23,35)

 

Nel racconto di Luca che oggi ci viene proposto dalla Liturgia, questa frase costituisce quasi un ritornello. E’ sulla bocca dei capi che ne fanno un motivo di scherno. E’ sulla bocca dei soldati che ne approfittano per irridere gli ebrei e le loro velleità di indipendenza dal potere di Roma. Ed è anche sulla bocca di uno dei due condannati accanto a Gesù, che ne fa addirittura un insulto.

Ripetuta tre volte, questa frase costituisce la vera, grande tentazione, quella che il diavolo ha riservato a questo momento decisivo della vita di Gesù. L’innocente sta per morire. In modo atroce, senza averlo meritato. Non ha fatto nulla di male, ha solo guarito, liberato, perdonato, trasmesso speranza.

Perché ora proprio questo finale? Qual è la volontà del Padre in questo frangente tragico? Gesù sa di essere chiamato a realizzare un disegno di amore. E quindi di essere disarmato e disarmante, privo di difese, esposto alla violenza ma insieme disposto ad offrire tutto, fino in fondo, senza trattenere nulla per se. No, non è venuto per salvare se stesso.
Se così fosse sarebbe stato solo un bravo predicatore, un guaritore compassionevole. L’amore che manifesta, invece, è molto più grande e profondo. E’ il Figlio che diventa servo, il Signore che accetta di spezzare se stesso, di lottare a mani nude contro il male e contro la morte.
E così continua a non pensare a se stesso, ma agli altri. A rispondere con una misericordia senza limiti all’invocazione sincera che lo raggiunge da parte di uno dei condannati, che ammette il suo peccato, ma chiede anche di essere accolto, così com’è, solo per amore. E quell’amore, donato anche dalla croce, anche quando qualsiasi altra persona si sarebbe piegata su se stessa, lo porta direttamente in paradiso.

E’ bello pensare che il primo ad entrare nella gloria di Dio, nella sua pienezza, è un delinquente pentito. E’ consolante riconoscere che tutti possono essere raggiunti dalla bontà di Dio Basta che gli aprano il cuore con fiducia.


CALENDARIO 2023

I giovani dell’oratorio in collaborazione con i Donatori di sangue di S. Anna stanno realizzando, anche quest’anno, il tradizionale Calendario che sarà possibile acquistare, però, solo su prenotazione poiché ne saranno stampate un numero limitato di copie.


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13 Novembre 2022 – Perseguitati?

 

Vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo ( Luca 21,11)

 

Fa un certo effetto, ammettiamolo, sentire Gesù che parla ai suoi discepoli di persecuzione, evocando tutto quello che essa comporta.
Il sospetto, il pregiudizio, le accuse, l’arresto, la condanna. Ma anche le lacerazioni che attraversano la stessa realtà familiare, la cerchia dei parenti, degli amici.

A guardare la nostra condizione attuale di cristiani diremmo che tutto ciò è talmente lontano da quanto stiamo vivendo che facciamo addirittura fatica a immaginarlo. Certo, di tanto in tanto si assiste a un rigurgito di ostilità nei confronti della chiesa e talora fioccano gli insulti nei confronti della gerarchia cattolica. Ma siamo ben lontani dalla persecuzione… da quello che tuttora nel mondo provano nella carne e nell’anima tanti uomini e donne per il solo fatto di appartenere a Cristo.

Un passo di S.Ilario di Poitiers (IV secolo d.C.) ci sembra particolarmente efficace per questa domenica: “Combattiamo un nemico insidioso: non ferisce la schiena, ma carezza il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte, non ci spinge verso la libertà gettandoci in prigione, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro e il denaro” (Contro Costanzo, 5).

Parole pronunciate molti secoli fa che acquistano un significato estremamente attuale. Come fossero state scritte oggi. Perché il “laccio” e il “tranello” più pericolosi, forse, sono proprio questi: ignorare o fare l’abitudine ad una serie di atteggiamenti e di scelte che compromettono seriamente il nostro rapporto con Cristo; sprofondare nelle sabbie mobili di un’esistenza che si allontana sempre più dalla speranza e dall’impegno del Vangelo; aderire a comportamenti che tradiscono l’alleanza con Dio.

Ma un cristianesimo che si confonde con le tradizioni dell’ambiente, allergico a qualsiasi fatica o sacrificio, attraversato dalla ricerca spasmodica della tranquillità, ha ancora a che fare con Gesù Cristo? E la solidità delle chiese è veramente misurabile con la bellezza e la consistenza degli edifici oppure è legata alla vigilanza e alla fedeltà delle coscienze, alla determinazione, alla perseveranza e al coraggio dei singoli e delle comunità a cui appartengono?

6 Novembre 2022 – Un’alleanza per sempre

 

Tutti vivono per lui ( Luca 20,38)

 

Quei sadducei che si recano da Gesù con l’intento di mettere in ridicolo la fede nella risurrezione probabilmente pensano di avere buon gioco: la storiella che racconteranno, architettata in modo ingegnoso, distruggerà qualsiasi possibilità di parlare di vita eterna. Chi la pensa diversamente verrà sepolto da una risata.

L’arma che hanno scelto accuratamente, si rivela, invece, un terribile boomerang. Sì, perché attraverso di essa proprio loro vengono allo scoperto e rivelano il loro modo di concepire il rapporto con Dio. A loro avviso la relazione di Dio con gli uomini ha i connotati del provvisorio, dell’effimero: dura solo quanto dura la vita di un uomo, poi tutto è finito.
L’Eterno non darebbe alcuna consistenza al suo amore: esso svanirebbe come neve al sole, dal momento che il suo oggetto, l’uomo, è creatura fragile, destinata a scomparire.

Da questa visione emergono una “filosofia di vita” e un “comportamento” che Gesù non può accettare.
Non è questo il Dio che si è rivelato ai patriarchi, non è questo il Padre che egli ha rivelato agli uomini e che lo ha mandato a manifestare un progetto di salvezza, generato da un amore smisurato e senza confini di tempo.

Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi. L’alleanza che Egli offre non è una passeggiata, destinata presto a terminare. La sua offerta di vita non si esaurisce col volgere delle stagioni.
E’ un Dio che ama la vita: per questo l’ha creata e continua a chiamare all’esistenza.
E’ un Dio che si impegna per la vita, ma per una vita piena ed eterna, e al di là di qualsiasi nostra immaginazione.
E’ un Dio che, per salvaguardare la vita, per liberarla da tutto ciò che la intristisce e la imprigiona, è disposto a pagare un prezzo alto: il suo Figlio è morto per noi sulla croce.

Non il Dio a cui pagare qualche tributo, ma il Dio che entra nella storia dell’umanità per trasformarla e trasfigurarla.

 

 

30 Ottobre 2022 – Calendario delle attività pastorali

 

CALENDARIO PASTORALE PARROCCHIALE
Settembre 2022 – Luglio 2023

Il calendario pastorale è frutto del confronto e delle proposte, formulate dal Consiglio Pastorale Parrocchiale nella riunione del 15 settembre 2022. La programmazione degli incontri dei singoli gruppi avverrà autonomamente, ma a tutti è chiesto di tenere presente questi appuntamenti che coinvolgono tutta la comunità parrocchiale.

E’ possibile che nel corso dell’anno, per esigenze particolari, alcune date o iniziative, vengano cambiate, ma cercheremo il più possibile di rimanere fedeli al programma che è stato definito, così che il cammino pastorale sia sempre più unitario. Dice un proverbio: “meglio poco e insieme che molto e divisi…”

Inoltre Gesù ci invita a vivere il primato dell’ESSERE sul FARE… a coltivare l’ intimità con Lui soprattutto nella preghiera e nell’amore fraterno; da questa esperienza riceveremo forza e giusto discernimento per il nostro impegno concreto nelle varie attività parrocchiali, soprattutto nell’ambito catechistico e nell’aiuto verso i fratelli più bisognosi. Ricordiamoci sempre di quello che dice il Salmo 127,1 : “ Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori…

Leggi QUI il calendario pastorale e salva le date nella tua agenda!

 

 

23 Ottobre 2022 – Effetti della preghiera

Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato (Luca 18, 14)

 

“Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri”.
Potremmo essere tentati di collocarci “dalla parte giusta”, di assumere i panni dell’umile e del peccatore, del pubblicano insomma.

Ma che sia proprio quello il nostro posto?
Non abbiamo proprio mai avvertito il bisogno di tenere una certa “contabilità” di quello che facciamo per Dio e per gli altri?
Non ci siamo sentiti “a posto” nel nostro rapporto con Lui, quasi in credito nei suoi confronti?
Non abbiamo guardato dall’alto in basso gli “altri”, quelli che non vengono in Chiesa, quelli che non hanno nessun senso del peccato, quelli che vivono come se Dio non esistesse?
Non ci siamo in qualche modo inorgogliti per qualche “opera buona” compiuta?

Ebbene, se questo è avvenuto, vuol dire che siamo vicini all’atteggiamento del fariseo, al suo modo di porsi davanti a Dio e di giudicare gli altri.

Il pubblicano, invece, è disposto a riconoscere il proprio peccato e prova vergogna per quello che ha compiuto. Misura la distanza che separa lui, peccatore, da Dio buono e giusto. E’ proprio questo che lo salva.
Attraverso la breccia rappresentata dalla sua “invocazione” Dio può intervenire e cambiare la sua esistenza.
Il fariseo, al contrario, devoto e benpensante, osservante esemplare e praticante regolare, è perfettamente impermeabile all’azione di Dio, chiuso nella considerazione che ha di se stesso e dei propri meriti. Cosa può fare Dio in una situazione come questa? Proprio nulla perché non c’è nessuna apertura al suo amore… Assistiamo ad un monologo compiaciuto di chi non è disponibile a rimettersi in discussione.

Il finale una netta condanna del “grande peccato” dell’orgoglio, il responsabile di tutto.

16 Ottobre 2022 – Perché pregare?

Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? (Luca 18, 1-8)

 

E’ vero: sulla preghiera se ne sentono di tutti i colori. In effetti ognuno ha costruito una definizione “su misura”, fatta apposta per sé, adattata ai suoi gusti e ai suoi comportamenti. Così chi prega poco ne mette in risalto la spontaneità (non bisogna sentirla come un obbligo), chi non ha la pazienza di ascoltare la considera un “parlare con Dio” (anche se Dio dovrebbe rimanere sempre zitto), chi non ha tempo la presenta breve e rapida come un telegramma (non occorrono tante parole: bastano un segno di croce e un buongiorno!).

In tutte c’è una parte di verità, ma emergono anche vistose omissioni e sostanziali dimenticanze. Oggi abbiamo l’opportunità di ascoltare quello che Gesù vuole dirci nella preghiera. Vengono così alla luce aspetti che forse rischiamo di dimenticare, ma che agli occhi del Signore sembrano decisamente importanti.

Perché pregare, dunque? Perché è un bisogno urgente della nostra fede! Collocati nelle situazioni più diverse, esposti alla tentazione, coscienti della nostra fragilità, la fede si trova spesso in situazioni di prova. E quindi rischia di venir meno. Rischia di perdere forza, vivacità, tensione, energia, originalità. Rischia di non essere più in grado di orientare scelte, decisioni, atteggiamenti evangelici.

La preghiera, che nasce dalla fede, la rafforza, la sostiene, le permette di affrontare ogni difficoltà. Un rapporto personale non si regge senza dialogo, senza ogni affetto, di amicizia, di tenerezza: nel nostro rapporto con Dio la preghiera assicura tutto questo.

La preghiera tiene desta la nostra speranza, ci mantiene vigilanti, rivolti con il cuore, la mente e l’azione al compimento del progetto di Dio. Se non preghiamo corriamo il pericolo di essere tutti presi dal presente (le nostre difficoltà e le nostre fatiche) o dal passato (il ricordo di ciò che è accaduto).

La preghiera ci mette in tensione, fa di noi delle sentinelle che scrutano l’orizzonte per vedere i segni di ciò che sta per accadere, per essere figli di quel “nuovo” che è stato annunciato.

La preghiera, infine, ci aiuta a vincere la “stanchezza”. La nostra stanchezza insinua, infatti, un dubbio atroce: giungerà a compimento quello in cui speriamo? Abbiamo fatto bene a fidarci di Gesù e delle sue promesse?

Ecco perché bisogna pregare “sempre”, “senza stancarsi”, perché questa tentazione è continuamente in agguato. Il “dono della fede” domanda di essere condiviso.
Ma è possibile se la preghiera non lo mantiene vivo?

9 Ottobre 2022 – Grazie!

Uno di loro…si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi per ringraziarlo (Luca 17, 15-16)

 

“Grazie!” è una parola semplice che però esprime qualcosa di grande e di bello, qualcosa che oggi – nella società dei diritti, che ignora facilmente i doveri – noi stiamo forse dimenticando. Ci sono tante cose che non possiamo considerare né scontate, né dovute. Un sorriso, un gesto di accoglienza, un segno di amicizia, un piccolo regalo sono doni che costellano di luce e di gioia la nostra esistenza. Riceverli senza dire nulla significa ignorarli e poi, facilmente, dimenticarli.
Il Vangelo di oggi ci parla di 10 lebbrosi, guariti da Gesù. Hanno fatto appello al suo buon cuore, alla compassione che prova per la loro situazione dolorosa: soffrono nel corpo e nello spirito. Gesù chiede loro solamente di andare dai sacerdoti, per fare accertare la guarigione, e mentre sono per strada scoprono di essere stati risanati, liberati dalla lebbra. Uno solo torna indietro a ringraziarlo e per dirgli la sua gratitudine.
Le parole che Gesù gli rivolge ci sorprendono: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.
Perché Gesù parla di fede? Il “grazie” di quel samaritano è proprio il segno della sua fede. Tutti quei dieci lebbrosi sono stati “guariti”, ma solo lui è stato “salvato”, cioè cambiato per sempre da quell’incontro con Gesù. Solo lui, infatti, ha riconosciuto il grande dono che gli era stato fatto e ha mostrato tutta la sua fiducia e la sua riconoscenza.

2 Ottobre 2022 – Quale fede?

Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili ” (Luca 17,10)

 

Anche noi siamo invitati a fare come gli apostoli, a dire a Gesù: “Aumenta la nostra fede!”
Ma cosa significa esattamente “avere fede”? Per qualcuno la fede si esercita nel credere ad alcune verità: che Dio esiste, che è il creatore del mondo, che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo…Quando recitiamo il Credo, dopo il verbo “credere”, infatti, troviamo una preposizione “in”: “credere in” significa non solo ritenere che una persona esiste, ma avere fiducia in lei, abbandonarsi a lei, come farebbe un bambino con la madre.
“Credere in Gesù Cristo”, dunque, vuol dire affidargli la propria vita, essere disposti a mettere in pratica la sua Parola anche quando costa, prendere sul serio le sue promesse e i suoi doni.
Da questo punto di vista appare del tutto bizzarro chi afferma “avere molta fede”, ma di “essere poco praticante”, esattamente come chi dicesse che vuole tanto bene a una persona, ma non è disposto a fare nulla per lei.
Di ben altra cosa parla oggi Gesù. Quello che lui chiama “fede” ha a che fare con l’amore, un amore autentico, forte, che cambia tutta la vita. Questa fede che è sempre unita all’amore, riesce a vincere l’odio e la cattiveria con la bontà, la mitezza, il perdono. E’ in grado di superare difficoltà insormontabili perché è dotata continuamente di pazienza e di dolcezza, di saggezza e di lungimiranza. Si fa continuamente dono, offerta di aiuto, fino al sacrificio più grande, quello della stessa vita. Ecco la fede che anche noi dobbiamo chiedere a Gesù.

 

OTTOBRE, IL MESE DEL SANTO ROSARIO

La tradizione latina del primo millennio non conosceva ancora il Rosario, la preghiera alla Madre di Dio, come la conosciamo oggi. La preghiera per eccellenza era il Salterio, i 150 salmi davidici. All’origine del Rosario, quindi, vi sono i 150 salmi di Davide che si recitavano nei monasteri.
Il salterio era però preghiera colta, destinata a chi sapesse leggere il latino, la Bibbia.
Col passare dei decenni il popolo perse la conoscenza del latino e nel tardo medio evo (850 d.C.), per ovviare alla difficoltà dei monaci conversi di imparare a memoria tutti i Salmi (spesso erano privi di
istruzione e a volte nemmeno sapevano leggere), un monaco irlandese suggerì di recitare al posto dei Salmi 150 Padre Nostro, da pregare mediante l’uso di una cordicella dove erano stati fatti 150 piccoli nodi. Inizia così l’uso del cosiddetto Salterio dei poveri, ritenuti tali quelli che non conoscendo il latino, non potevano pregare i salmi e questo modo di pregare, si diffuse in tutti i monasteri europei.
Nel XIII secolo i monaci cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono Rosario, perché la comparavano ad una corona di rose mistiche donate alla Vergine. Questa
devozione fu resa popolare da S. Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, che nel 1214 ricevette in una visione il primo rosario della Vergine Maria come strumento per l’aiuto dei
cristiani contro le eresie.
Ad opera dell’Ordine dei Certosini, verso il 1350, si arriva alla completezza dell’Ave Maria così come la conosciamo oggi. Sono loro che uniscono il saluto dell’Angelo con quello di Elisabetta, fino
all’inserimento di “adesso e nell’ora della nostra morte, amen”. Ma è a Papa Sisto IV (1479) che si deve la prima diffusione del culto mariano all’interno della Chiesa Cattolica. Quando molti pensavano che l’Immacolata Concezione fosse un’eresia, istituì la festa dell’Immacolata l’8 dicembre ed è sempre a lui che si deve l’ufficializzazione della recita del Rosario. Cominciò così l’uso che segnò l’inizio della preghiera del Rosario, che diventerà un vero salterio mariano fatto appunto di 150 Ave Maria.
Sicuramente il culmine del Rosario si ebbe il 7 ottobre 1571 con la battaglia di Lepanto contro la marineria turca. La vittoria fu attribuita alla recita del Rosario e il Papa Pio V istituì la festa di
Santa Maria della Vittoria a partire dal 7 ottobre 1572. Gregorio XIII mutò il titolo della celebrazione in Madonna del Rosario, a perenne ricordo della battaglia di Lepanto. L’evento di Lepanto e la conseguente istituzione della festa, sono la principale motivazione per cui il mese di ottobre fu consacrato alla preghiera del Santo Rosario fino ad oggi.
Questo uso si diffuse rapidamente con Leone XIII, che per tutto il mese di ottobre, ne rese obbligatoria la recita in tutte le chiese, indicando il Rosario quale via sicura per implorare da Dio, con la potente intercessione di Maria, serenità e pace per la Chiesa e per la società. Fu in questo periodo che la recita del Rosario, si estese anche in numerose famiglie come preghiera serale abituale.
In più apparizioni la Madonna stessa ha indicato il Rosario come la preghiera più necessaria per il bene dell’umanità.

25 Settembre 2022 – Capovolgimento in vista!

Tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali (Luca 16,25)

La parabola – dobbiamo ammetterlo – è piuttosto brutale. Innanzitutto perché il ricco non viene denunciato per aver agito illegalmente o ingiustamente. Quei beni di cui dispone potrebbe semplicemente esserseli trovati tra le mani: ricchezze di famiglia, frutto di eredità… Cosa c’è di male in tutto questo? La vita, comunque, gli va bene. Però, come per tutti, arriva la morte, ed è proprio a partire da questa che per lui inizia il peggio.
Il capovolgimento è radicale: un’arsura tremenda, una fiamma insaziabile che lo divora, senza possibilità di sollievo. Perché? Che cosa ha fatto di male? La sua colpa sembra essere solo quella di non aver visto Lazzaro, il povero, di non aver fatto nulla per lui.
Sì, è proprio questo il messaggio del Vangelo di questa domenica. Un Vangelo che annulla le nostre pretese di goderci i nostri beni, ignorando la situazione degli altri; un Vangelo che ci mette in guardia: chiudere il cuore a chi è nel bisogno significa, in fondo, chiuderlo a Dio. Non accorgersi del povero risulta una dimenticanza da cui dipende la vita eterna. I propri beni rappresentano, dunque, non solo un vantaggio, ma anche una responsabilità, di cui render conto a Dio.
Ecco perchè vale la pena che i cristiani prendano maggior cura delle sofferenze e dei bisogni degli altri. Ecco perché aprire gli occhi, a partire dagli adulti, sui mali endemici di cui soffrono tante persone. La loro soluzione chiama in causa il nostro tenore di vita.
Nel cristianesimo il diritto (sacrosanto) alla proprietà privata ha questo limite che non possiamo ignorare: i beni della terra sono destinati a tutti. E non è colpa di Dio se da una parte del continente si spendono soldi per dimagrire, dal momento che si mangia troppo, e dall’altra si ha la fame.