10 Luglio 2022 – Chi è il mio prossimo?

Luca Giordano – Il Buon Samaritano

 

Dall’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco
(Qui il testo integrale)

Gesù racconta che c’era un uomo ferito, a terra lungo la strada, che era stato assalito. Passarono diverse persone accanto a lui ma se ne andarono, non si fermarono. Erano persone con funzioni importanti nella società, che non avevano nel cuore l’amore per il bene comune. Non sono state capaci di perdere alcuni minuti per assistere il ferito o almeno per cercare aiuto. Uno si è fermato, gli ha donato vicinanza, lo ha curato con le sue stesse mani, ha pagato di tasca propria e si è occupato di lui. Soprattutto gli ha dato una cosa su cui in questo mondo frettoloso lesiniamo tanto: gli ha dato il proprio tempo. Sicuramente egli aveva i suoi programmi per usare quella giornata secondo i suoi bisogni, impegni o desideri. Ma è stato capace di mettere tutto da parte davanti a quel ferito, e senza conoscerlo lo ha considerato degno di ricevere il dono del suo tempo.

Con chi ti identifichi? Questa domanda è dura, diretta e decisiva. A quale di loro assomigli? Dobbiamo riconoscere la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli. Diciamolo, siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate. Ci siamo abituati a girare lo sguardo, a passare accanto, a ignorare le situazioni finché queste non ci toccano direttamente.

Aggrediscono una persona per la strada, e molti scappano come se non avessero visto nulla. Spesso ci sono persone che investono qualcuno con la loro automobile e fuggono. Pensano solo a non avere problemi, non importa se un essere umano muore per colpa loro. Questi però sono segni di uno stile di vita generalizzato, che si manifesta in vari modi, forse più sottili. Inoltre, poiché tutti siamo molto concentrati sulle nostre necessità, vedere qualcuno che soffre ci dà fastidio, ci disturba, perché non vogliamo perdere tempo per colpa dei problemi altrui. Questi sono sintomi di una società malata, perché mira a costruirsi voltando le spalle al dolore.

Meglio non cadere in questa miseria. Guardiamo il modello del buon samaritano. È un testo che ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame sociale. È un richiamo sempre nuovo, benché sia scritto come legge fondamentale del nostro essere: che la società si incammini verso il perseguimento del bene comune e, a partire da questa finalità, ricostruisca sempre nuovamente il suo ordine politico e sociale, il suo tessuto di relazioni, il suo progetto umano. Coi suoi gesti il buon samaritano ha mostrato che «l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro».[57]

Questa parabola è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. La parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune. Nello stesso tempo, la parabola ci mette in guardia da certi atteggiamenti di persone che guardano solo a sé stesse e non si fanno carico delle esigenze ineludibili della realtà umana.

Il racconto, diciamolo chiaramente, non fa passare un insegnamento di ideali astratti, né si circoscrive alla funzionalità di una morale etico-sociale. Ci rivela una caratteristica essenziale dell’essere umano, tante volte dimenticata: siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga “ai margini della vita”. Questo ci deve indignare, fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità.

3 Luglio 2022 – La vostra pace scenderà su di lui

 

L’odierna pagina evangelica (cfr Lc 10,1-12.17-20) presenta Gesù che invia in missione settantadue discepoli, in aggiunta ai dodici apostoli. Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse (cfr 10,1-32). Così questo invio prefigura la missione della Chiesa di annunciare il Vangelo a tutte le genti. A quei discepoli Gesù dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!» (v. 2).
Questa richiesta di Gesù è sempre valida. Sempre dobbiamo pregare il “padrone della messe”, cioè Dio Padre, perché mandi operai a lavorare nel suo campo che è il mondo. E ciascuno di noi lo deve fare con cuore aperto, con un atteggiamento missionario; la nostra preghiera non dev’essere limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità: una preghiera è veramente cristiana se ha anche una dimensione universale.
Nell’inviare i settantadue discepoli, Gesù dà loro istruzioni precise, che esprimono le caratteristiche della missione. La prima – abbiamo già visto –: pregate; la seconda: andate; e poi: non portate borsa né sacca…; dite: “Pace a questa casa”…restate in quella casa…Non passate da una casa all’altra; guarite i malati e dite loro: “è vicino a voi il Regno di Dio”; e, se non vi accolgono, uscite sulle piazze e congedatevi (cfr vv. 2-10). Questi imperativi mostrano che la missione si basa sulla preghiera; che è itinerante: non è ferma, è itinerante; che richiede distacco e povertà; che porta pace e guarigione, segni della vicinanza del Regno di Dio; che non è proselitismo ma annuncio e testimonianza; e che richiede anche la franchezza e la libertà evangelica di andarsene evidenziando la responsabilità di aver respinto il messaggio della salvezza, ma senza condanne e maledizioni.
Se vissuta in questi termini, la missione della Chiesa sarà caratterizzata dalla gioia. E come finisce questo passo? «I settantadue tornarono pieni di gioia» (v. 17). Non si tratta di una gioia effimera, che scaturisce dal successo della missione; al contrario, è una gioia radicata nella promessa che – dice Gesù – «i vostri nomi sono scritti nei cieli» (v. 20). Con questa espressione Egli intende la gioia interiore, la gioia indistruttibile che nasce dalla consapevolezza di essere chiamati da Dio a seguire il suo Figlio. Cioè la gioia di essere suoi discepoli. Oggi, per esempio, ognuno di noi, qui in Piazza, può pensare al nome che ha ricevuto nel giorno del Battesimo: quel nome è “scritto nei cieli”, nel cuore di Dio Padre. Ed è la gioia di questo dono che fa di ogni discepolo un missionario, uno che cammina in compagnia del Signore Gesù, che impara da Lui a spendersi senza riserve per gli altri, libero da sé stesso e dai propri averi.
Invochiamo insieme la materna protezione di Maria Santissima, perché sostenga in ogni luogo la missione dei discepoli di Cristo; la missione di annunciare a tutti che Dio ci ama, ci vuole salvare e ci chiama a far parte del suo Regno.

Papa Francesco, Angelus del 7 luglio 2019

26 Giugno 2022 – Ti seguirò ovunque tu vada

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Luca 9,51)

 

Il Vangelo di questa domenica (Lc 9,51-62) mostra un passaggio molto importante nella vita di Cristo: il momento in cui – come scrive san Luca – «Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (9,51). Gerusalemme è la meta finale, dove Gesù, nella sua ultima Pasqua, deve morire e risorgere, e così portare a compimento la sua missione di salvezza.
Da quel momento, dopo quella “ferma decisione”, Gesù punta dritto al traguardo, e anche alle persone che incontra e che gli chiedono di seguirlo, dice chiaramente quali sono le condizioni: non avere una dimora stabile; sapersi distaccare dagli affetti umani; non cedere alla nostalgia del passato.
Ma Gesù dice anche ai suoi discepoli, incaricati di precederlo sulla via verso Gerusalemme per annunciare il suo passaggio, di non imporre nulla: se non troveranno disponibilità ad accoglierlo, si proceda oltre, si vada avanti. Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone.
Tutto questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla. Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero. Gesù vuole noi cristiani liberi come Lui, con quella libertà che viene da questo dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Gesù non vuole né cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani «telecomandati», incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza, non è libero, non è libero.
Per questo dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza. Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace… Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele.
La Madonna, con grande semplicità, ascoltava e meditava nell’intimo di se stessa la Parola di Dio e ciò che accadeva a Gesù. Seguì il suo Figlio con intima convinzione, con ferma speranza. Ci aiuti Maria a diventare sempre più uomini e donne di coscienza, liberi nella coscienza, perché è nella coscienza che si dà dialogo con Dio; uomini e donne, capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione.

Papa Francesco, dall’Angelus del 30 giugno 2013

19 Giugno 2022 – Il Miracolo della Condivisione

Voi stessi date loro da mangiare (Luca 9,13)

 

E’ molto bello l’inizio del racconto del miracolo della “moltiplicazione” dei pani quando i discepoli propongono a Gesù di congedare la folla perché vada nei villaggi e ognuno possa “arrangiarsi” per conto suo. Rimedio antico davanti ai problemi: ognuno li affronti da solo, con le sue energie e le sue risorse. No, per Gesù il verbo arrangiarsi non funziona, e le sue parole sono dirette e chiare: “Dategli voi stessi da mangiare”. Allora ecco emergere la seconda possibilità: “comprare”. Visto che cinque pani e due pesci non bastano, ricorriamo ai soldi. D’altra parte ci sono cose che non sono in vendita, e ci sono invece situazioni in cui ci vorrebbero troppi soldi, o anche ad averne tanti non si troverebbe quello che fa al caso nostro.
A questo punto arriva la risposta di Gesù: una serie di splendidi verbi inanellati uno dopo l’altro. Gesù “prende” quei cinque pani e i due pesci, accetta il regalo di qualcuno, “leva gli occhi al cielo”, “benedice” e quindi “spezza”, “dà” agli apostoli perchè “distribuiscano” tutto alla folla.
Il miracolo non è una operazione matematica. All’inizio c’è un dono, poi c’è una invocazione, una richiesta rivolta a Dio, e quindi si “spezza”, si condivide quel dono benedetto.
Il risultato non è la ristrettezza, la miseria, ma l’abbondanza, la sazietà. Gesù stesso, è Lui il pane spezzato per tutti, l’esistenza donata fino in fondo senza nulla trattenere per sé. Nel suo dare smisurato c’è una totale fiducia in Dio, una fiducia ben riposta perché la sua vita va verso la risurrezione e la gloria.
Il miracolo rimanda anche la nostra storia, personale e di comunità. Anche per noi vale la stessa cosa. Fare troppi calcoli significa condannarsi alla sterilità, al fallimento. Solo chi accetta di donare e di spezzare trova una vita piena, perché tutto gli viene regalato e con abbondanza.

12 Giugno 2022 – Solennità della SS. Trinità

Anrej Rublev – Trinità

Prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà (Gv.16,15)

 

Mistero di Vita

 

Nella vita di fede dei cristiani il mistero della Trinità rischia di essere più una realtà inspiegabile, che un punto di riferimento sicuro per l’esistenza.
Chi cerca veramente Dio con tutto il cuore, chi lo ama sinceramente, non può che rallegrarsi di questa festa che ci obbliga a verificare il nostro rapporto con lui, un Dio che è padre, Figlio e Spirito Santo.
C’era proprio bisogno di una festa così esplicita? Non è già tutta la vita del credente immersa in questo mistero di vita, di comunione, di amore? E’ vero. Ogni nostro segno di croce evoca la Trinità; ogni volta che veniamo benedetti, assolti, inviati in missione. Nell’Eucaristia la nostra preghiera è strutturalmente trinitaria. Ci rivolgiamo sempre al Padre, compimento della nostra vita, attraverso il Figlio Gesù nella Parola e nel dono della sua esistenza, grazie all’azione dello Spirito Santo che ci raduna come una sola famiglia.
Tutto ci parla e ci conduce verso la Trinità…eppure noi somigliamo, troppo spesso, a quei viaggiatori distratti che passano davanti monumenti importanti o a paesaggi struggenti e non si accorgono di nulla. Ecco perché questa festa. Essa vuole proprio farci aprire gli occhi e il cuore sulla bontà di Dio, per farci percepire come la nostra storia e la grande storia dell’umanità è nelle sue mani, nelle mani di un Dio che non resta impassibile, ma entra nella nostra storia, per offrire alleanza, salvezza e pace.
La festa della Trinità non è una festa qualsiasi: è per quelli che amano Dio e si abbandonano fiduciosi alle sue mani, è per quelli che cercano Dio e sono disposti a fare strada pur di incontrare la luce del suo volto.

5 Giugno 2022 – Solennità di Pentecoste

Giotto – Pentecoste (Cappella Scrovegni)

Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito (Gv. 14,16)

 

Vieni, Spirito Santo, a ridestare la nostra fede! Strappaci alle paure e ai pregiudizi che paralizzano la nostra esistenza, e suscita in noi un coraggio nuovo. Liberaci da tanti pesi inutili, che appesantiscono il nostro andare. Così potremo seguire Gesù, il Signore Crocifisso e Risorto, e affrontare le prove quotidiane, confidando nella tua presenza, perché tu sei il consolatore e il difensore.


Vieni, Spirito Santo, illumina la nostra intelligenza: donaci un cuore limpido perché possiamo aderire alla verità e cogliere la realtà profonda delle cose e degli avvenimenti. Non permettere che cadiamo vittime dello smarrimento. Rischiara la nostra esistenza con la luce e la forza della Parola che esce dalla bocca di Dio. In mezzo alla confusione del nostro tempo, donaci di riconoscere i segni della tua azione e i fermenti evangelici presenti dovunque nella nostra storia. Fa’ che avvertiamo la fame e la sete della tua Parola viva che orienta la nostra vita. Fa’ che la accogliamo anche quando ci sembra scomoda ed esigente.


Vieni, Spirito Santo, accendi in noi il fuoco del tuo desiderio perché non venga meno la nostra ricerca del Dio vivente. A noi, che viviamo nella provvisorietà e nell’incertezza, offri il dono del consiglio che conduce a scegliere bene di fronte alle diverse alternative che la vita ci propone. Rallegraci con la varietà e la ricchezza di tanti testimoni che percorrono con noi le strade della storia. Fa’ di noi una comunità docile alla Parola di Gesù e rispettosa dei cammini personali di ognuno.


Vieni, Spirito Santo, trasformaci in una comunità cristiana viva e operosa nella carità, aperta, capace di gesti di riconciliazione, accogliente e generosa verso tutti i fratelli, pronta a far spazio all’altro, chiunque sia e da qualsiasi parte venga, per riceverlo con rispetto e amore.

29 Maggio 2022 – Solennità dell’Ascensione

Giotto – Ascensione

Alzate le mani, li benedisse (Lc 24,50)

La luce della Pasqua investe l’esistenza degli apostoli in modo tale che è impossibile cogliere tutta la novità che fa irruzione nella loro vita, tutto ciò che è stato provocato dalla passione, morte e resurrezione di Gesù nella storia di questi uomini, che è anche la nostra storia, ed è la storia del mondo.
Tutto parte da fatti che li hanno sconvolti: Gesù è stato catturato, condannato e messo a morte sulla croce. Eppure proprio quando sembrava si dovesse registrare il più cocente fallimento, la Sua risurrezione ha mostrato a tutti che quel “passaggio doloroso” era il segno della più alta fedeltà verso Dio e verso gli uomini.
La missione continua ed è affidata agli apostoli e a tutti quelli che verranno dopo di loro. C’è una Buona Novella da portare dovunque, una Parola che provoca il cambiamento della vita perché offre il perdono dei peccati. Quella misericordia che il Cristo aveva donato ai peccatori che incontrava, attraverso tante parole e tanti gesti, ora deve raggiungere ogni creatura per dare una svolta alla vita.
Come potranno i discepoli, che si sono dimostrati fragili nel momento della prova, riuscire ad affrontare un compito così enorme?
Riceveranno una “potenza dall’Alto”: lo Spirito Santo, quello stesso Spirito che era sceso su Gesù al momento dell’inizio dela sua vita pubblica, al fiume Giordano. La missione continua, dunque.
Gesù che ascende al cielo è ancora più vicino ai suoi, anche se in un altro modo. Non in una vita terrena, ma come il Signore Risorto, vittorioso sul male e sulla morte, che ora può raggiungere tutti con la forza del suo amore.
Lo Spirito è la vera risorsa della missione. E’ Lui che sottrae gli apostoli alla tristezza, alle angustie, alle preoccupazioni eccessive davanti ad un futuro del tutto inatteso.
Dona loro la gioia, la speranza, la serenità di chi si affida alle mani di Dio.
Oggi più che mai, forse, noi cristiani abbiamo bisogno di sentire questo slancio fiducioso dei primi testimoni,
Oggi più che mai, nella complessità di questo nostro tempo, dobbiamo recuperare la gioia di essere testimoni del Risorto.

22 Maggio 2022 – V Domenica di Pasqua

Lo Spirito Santo che il Padre manderà… Lui vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)

Nel Vangelo di questa domenica Gesù dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Si, accade proprio questo. Dio “abita” la nostra esistenza in modo stabile e con la Sua presenza conferisce pienezza ad ogni nostro frammento di vita. Non c’è esperienza: di dolore o di gioia, di fallimento o di successo, di condivisione o di isolamento, a cui Egli sia estraneo. La nostra vita, allora, non è più il luogo dove ci gestiamo da soli. Questa presenza cambia tutto.
La nostra storia individuale diventa proprio per questo “un luogo di pace”. Certo, questa pace non deve essere scambiata con la placida tranquillità di chi si sottrae ai conflitti della storia, per salvaguardare la sua incolumità. Tutt’altro! Questa pace resiste anche in mezzo alle lotte e alle persecuzioni, ai contrasti e ai rifiuti. Non una pace costruita sulla fuga dagli impegni pratici e concreti, ma la pace di chi avverte di poter godere in ogni istante della presenza di Dio nella sua vita, perché riconosce l’azione costante e imprevedibile dello Spirito Santo nella storia.
E’ lui il nostro “avvocato”, il “consolatore”, colui che ci fa ricordare la parola di Gesù, ci insegna a leggerla e a metterla in pratica. Non c’è angolo della terra in cui non si possa essere raggiunti dal suo soffio divita. Egli ci ammaestra nel segreto del cuore, ci suggerisce scelte coraggiose, ispirate all’esempio di Gesù, ci sottrae alle seduzioni e agli idoli accattivanti di ogni tempo, salvaguardando la nostra libertà.
Per tutte queste ragioni non c’è alcun motivo di turbamento, di paura, di scoraggiamento. Qualunque cosa avvenga Egli è accanto a noi.


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15 Maggio 2022 – IV Domenica di Pasqua

OPERAZIONE “CIELI NUOVI – TERRA NUOVA”

Acqua, aria, terra sono inquinate: la desertificazione che avanza, lo strappo nella stratosfera, le piogge acide cominciano ad impensierire gli scienziati. L’opinione pubblica comincia a reagire perché capisce che è in gioco la sopravvivenza del pianeta e della stessa umanità. Da questo allarme ambientalista a quello etico il passo è obbligato.
Anche qui c’è tanto da cambiare. La terra rischia di desertificarsi anche nel panorama dei rapporti umani; inaridita dall’egoismo, dal sospetto, dall’odio, rischia di spegnersi per asfissia d’amore. Ricordi la paura del nucleare dopo Chernobyl che oggi è ritornata a causa della guerra in Ucraina? Non ti sembra che in campo etico-sociale la liberalizzazione dell’uso di stupefacenti, la pratica dell’eutanasia, le manipolazioni genetiche, ecc. assomiglino tanto a bombe atomiche dal terrificante potenziale distruttivo? E, senza ricorrere a questi esempi “enormi” pensa a come sono inquinati i rapporti tra le persone nei contatti di ogni giorno: i poveri e gli inabili sono lasciati a se stessi, gli anziani sono accantonati come merce inutile, negli ospedali gli ammalati sono trattati con poca umanità, padri e figli non dialogano…
Sì, c’è tanto da cambiare, se vogliamo una terra nuova, una vita più vivibile.
Per fortuna qualche spiraglio comincia ad aprirsi. C’è la realtà del volontariato, del mondo che prega insieme per la pace…
E c’è di bello che anche tu, nel piccolo angolo di mondo in cui vivi, puoi essere protagonista di questa operazione “Cieli nuovi-terra nuova”.
Il nome l’ho preso dall’Apocalisse di San Giovanni. E’ lì che egli ci parla del mondo nuovo, senza più lacrime e affanni, senza fame né sete, qualcosa di bello, ridente e gioioso, come “una sposa adorna per il suo sposo”. Questo linguaggio richiama l’idea della festa, dell’amore, della vita che si perpetua. Un mondo proprio come piace a te, in cui non solo cielo e terra torneranno puliti e lucenti, ma il cuore stesso dell’uomo sarà fatto innocente.

8 Maggio 2022 – III Domenica di Pasqua

Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv. 10,27)


Chi è il cristiano?

Se ne sentono tante al proposito: credenti non praticanti, praticanti non credenti, cultori del fai-da-te, affezionati al supermarket del sacro e delle devozioni, ricercatori assidui del miracoloso, appassionati dell’esoterico. Tutti si dichiarano cristiani.
Il Vangelo di oggi sembra fatto apposta per andare al cuore della domanda: chi è veramente il cristiano? Gesù si presenta come il buon pastore, i suoi seguaci come le pecore.
“Ascoltare”: verbo così difficile da praticare, con il prossimo ma anche con Dio. Sono in tanti ad affermare di “parlare con Dio” nei più diversi momenti della loro giornata (ma particolarmente nel bisogno). Quanto ad ascoltare la “voce di Gesù” le cose vanno ben diversamente. E invece Gesù comincia proprio da lì, dall’ascolto. Il cristiano è uno che “ascolta la sua voce”.
“Conoscere”: si tratta di una conoscenza che nasce da una relazione d’amore. Non è il “Dio ti vede” che generava paura, piuttosto lo sguardo pieno di benevolenza che Gesù offre a ciascuno di noi.
“Seguire”: verbo di movimento, che implica distacco dalla situazione in cui ci si trova per andare dietro a Gesù fidandosi di lui. L’esatto contrario di chi ha bisogno di “idoli” per sentirsi tranquillo. Non si tratta di portarsi dietro un qualche amuleto nell’illusione di far viaggiare Dio con noi. E’ proprio il contrario: noi seguiamo Gesù, il Figlio di Dio, anche quando la sua strada passa per sentieri impervi.
Ascoltare, conoscere, seguire: tre verbi di relazione, ma non di una relazione qualsiasi. Questa relazione cambia la vita. Ecco chi sono i cristiani.