6 Febbraio 2022 – Dio cerca collaboratori

 

Gettate le vostre reti per la pesca (Luca 5,4)

 

È una realtà che emerge con forza dalla Bibbia: Dio cerca collaboratori perché non vuole fare tutto da solo. Fa appello all’intelligenza e al cuore, alle risorse e alla volontà di ogni persona.
Ma cosa chiede innanzitutto a coloro che accettano di vivere questa avventura? La risposta ci viene proprio dal Vangelo di questa domenica. Siamo sulle rive del lago di Tiberiade. Gesù è salito sulla barca di Simone per parlare alla folla che fa ressa attorno a lui. Quando ha finito, chiede di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. La reazione di Simone non si fa attendere: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”.
Nella sua voce pare di sentire l’eco di tante altre voci: preti, suore, operatori pastorali impegnati nei più diversi servizi, genitori che devono constatare che il loro lavoro non è servito a nulla. Sono tornati a mani vuote. È il tempo dei bilanci in rosso, delle proposte che hanno avuto una risposta scarsa. Ma è anche il momento in cui a domandarci di riprendere il largo è proprio lui, Gesù. Proprio allora le reti si riempirono.
A dimostrare ancora una volta che il successo non è dovuto alle nostre capacità, ma allo Spirito che continua a operare, quando meno ce lo aspettiamo. A farci capire che chi collabora con Dio non si trova dentro una logica imprenditoriale o di mercato, ma di grazia.
È l’esperienza di tutti coloro che decidono di offrire a Dio parte del loro tempo, delle loro capacità, delle loro energie.
Ecco perché le reazioni di Simone devono essere anche le nostre. “Getterò le reti, Signore, perché sei tu a chiedermelo”. Non in forza delle mie previsioni , della mia competenza, ma perché me lo chiedi tu. È la forza della fede che sostiene qualsiasi autentica azione pastorale.
“Allontanati da me perché sono un peccatore”. È la coscienza della propria pochezza. Gesù non cerca collaboratori perfetti, uomini e donne privi di incrinature e di ferite, ma gente disposta a dargli fiducia. Sarà lui a trasformarli in autentici “pescatori di uomini”.

30 Gennaio 2022 – Profeta o leader?

 

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (Luca 4,24)

 

Il leader cerca il consenso, ama la popolarità, vuole essere seguito, apprezzato a tutti i costi. E proprio per questo detesta la critica, e – ancor di più – l’insuccesso o il rifiuto.
La missione del profeta, invece, sembra doversi misurare necessariamente con la sofferenza e le difficoltà: è un uomo disarmato colui che riferisce la Parola di Dio e fa appello alla libertà di ciascuno.
Quello che Dio gli ha messo nel cuore e nella bocca deve essere riferito così com’è, con fedeltà. I destinatari del messaggio hanno la terribile responsabilità di accogliere o di rifiutare.
E poichè le vie di Dio non sono quelle degli uomini, né i suoi pensieri combaciano con i loro, accade spesso che questi non accettino di venir rimessi in discussione, né che sia portato allo scoperto ciò che si portano dentro, né che vengano chiamati per nome i loro traffici e lo loro storture, le loro presunzioni e i loro dubbi.
E’ stato il destino di tanti profeti: è accaduto anche a Gesù. Per di più nel suo villaggio, a Nazaret, lì dove si sarebbe data per scontata un’accoglienza festosa ed entusiasta. Invece è proprio lì che il Figlio di Dio – lui che è non solo un profeta, ma la Parola stessa fatta carne – deve registrare l’incomprensione, il dubbio, il rifiuto.
Gesù non si lascia intimorire da tutto questo. Mette chi lo ascolta davanti ad uno specchio, lo obbliga a prendere coscienza di quanto passa per il suo animo. E proprio i vicini, poiché si illudono di sapere già tutto, cadono nell’incredulità. La salvezza è per tutti quelli che si aprono all’inviato di Dio, quale che sia la loro provenienza, la loro condizione. Poiché ciò che conta agli occhi di Dio è la fiducia in Lui, nel suo amore, non i privilegi acquisiti o i diritti di appartenenza.


Celebrazione del Battesimo

La prossima celebrazione del Battesimi sarà sabato 23 aprile 2022.
Tutte le coppie che desiderano battezzare i loro figli sono invitate a contattare i preti

 

23 Gennaio 2022 – Liberare la Parola

 

Lo Spirito del Signore è sopra di me (Luca 4,18)

 

La commozione del popolo d’Israele, radunato in santa assemblea, alla lettura del libro della Legge, così come l’interesse riversato su Gesù nella sinagoga di Nazaret fanno uno strano effetto se confrontati con ciò che accade abitualmente nelle messe domenicali. Al punto che viene da domandarsi: non si tratta della stessa Parola? Come mai non produce i medesimi effetti? Dipende dai preti e dai lettori, che la proclamano in maniera stanca, o da coloro che la intendono? Abbiamo come l’impressione di trovarci davanti ad un diaframma, spesso e consistente, che si interpone tra la Parola e i suoi ascoltatori. Che cosa sta accadendo?
Forse le Chiese del XXI secolo, se vogliono veramente rivolgersi ai poveri della terra devono ritrovare dei mezzi idonei, scollandosi tutto ciò che rischia di diventare non una “traduzione” ma una “prigione”.
Il problema, comunque, non è solo questo. Ciò che stupisce nel racconto evangelico di questa domenica, è quello che Gesù dice dopo aver proclamato il testo sacro.
Non spiega, non commenta, ma afferma qualcosa di decisivo: la parola del profeta si è realizzata.
C’è dunque un “oggi” sul quale Gesù attira l’attenzione del suo uditorio: è l’oggi della salvezza, di una presenza che libera e conforta, che accende una fiducia nuova.
Ma questo “oggi” appare ancora nella liturgia e nella catechesi? La Parola è veramente una luce che aiuta a discernere e a interpretare ciò che sta accadendo? Siamo in grado di mettere l’uno accanto all’altro il Vangelo e il giornale?
Non basta leggere e intendere il testo sacro: solo se il cuore arde di amore per Dio possiamo vedere il compiersi della Parola in noi e attorno a noi.
Allora ci affrancheremo da ogni timore e potremo testimoniare con audacia ciò che Dio ha operato nella storia, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e toccato con le nostre mani.

16 Gennaio 2022 – L’inizio dei segni

 

Giotto – Le nozze di Cana Cappella degli Scrovegni (Padova)

La madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino” (Gv.2,3)

 

Il contesto è quello di una festa di nozze. Ma le cose non vanno per il verso giusto: il vino viene a mancare. Il vino è segno della benedizione di
Dio, se viene a mancare è come partire con il piede sbagliato.
E’ a questo punto che Gesù entra in azione. Il suo è solo un inizio che rivela la sua identità: il Messia atteso è arrivato. Attraverso di lui, Dio offre a tutti gli uomini il vino delle nozze eterne, il vino della gioia senza fine.
Sta per concludersi il tempo in cui la vita degli uomini e delle donne è segnata dall’acqua: l’acqua dl pianto e del sudore.
Sta per giungere l’ora in cui l’acqua si cambierà in vino: il vino della gioia e dell’allegria, della pace e della fraternità, di una ritrovata armonia con Dio e con gli uomini, il vino donato da Gesù, lo sposo messianico.
Questo però è solo l’inizio. E’ sulla croce, infatti, che si manifesterà completamente la gloria di Dio: lì tutti potranno vedere l’amore smisurato dello sposo Gesù per l’umanità.
E lì il vino delle nozze è il suo sangue versato per la salvezza di tutti.
Cana è anche in ogni luogo in cui si imbastisce la mensa eucaristica e coloro che arrivano possono essere rigenerati dal Corpo e Sangue di Cristo. Cana è ogni luogo in cui Cristo dà appuntamento a questa umanità dolente e peccatrice, segnata dalla sofferenza e dalla stanchezza, per accoglierla e trasfigurarla con la sua grazia.

9 Gennaio 2022 – Battesimo del Signore

 

La speranza con cui entrare nel 2022

Non possiamo accontentarci

 

Vi invitiamo a leggere questo articolo del Cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicato sul quotidiano Avvenire del 2 gennaio 2022.

Eccone un breve estratto:

È (…) necessario inoltrarci sul terreno sassoso dei giorni e delle opere con uno sguardo meno trasognato e con progetti più realistici. Detto questo, guai però a seguire una deriva pessimistica, alimentata anche dalla marcia incessante della pandemia e dalle crisi sociali. (…)
Guai, allora, a estinguere dal cuore ogni desiderio e attesa, a spegnere ogni sogno: si perderebbe la voglia di vivere e si strapperebbe dall’anima il seme della felicità. (…)
Nonostante questo, dobbiamo ripeterci che è possibile far crescere e far germogliare sotto quel cielo un seme, classificato con un termine poco praticato, la speranza (…), la seconda delle virtù teologali. (…)
La Fede ha bisogno di non sterilirsi nel devozionale o di rinchiudersi nell’oasi del sacrale, ma deve progredire in conoscenza operosa e in autentica spiritualità, mentre l’Amore deve andare oltre il sentimento e cercare nei volti delle persone affamate, assetate, straniere, malate, prigioniere, nude il profilo stesso di Cristo.
È la Speranza a infondere questa spinta. (…) « La speranza spinge l’uomo al rifiuto di accontentarsi », contestando l’acquiescenza al male e all’ingiustizia. Il cristiano, pur ammirando Ulisse che insegue la patria perduta nell’orizzonte del passato, si unisce alla tribù pellegrina di Abramo che «partì senza sapere dove andava», perché non aveva «quaggiù una città stabile ma andava in cerca di quella futura», le cui fondamenta vengono però erette già nel terreno dei giorni e delle opere presenti, anche dell’anno che è appena iniziato.

6 Gennaio 2022 – Epifania del Signore

Il nostro Presepe

CONCORSO PRESEPI

Il concorso presepi si è concluso con l’assegnazione dei premi per le sezioni Creativo, Bello, Originale e dei premi speciali presepe “Vita di paese”, presepe “più realistico”, presepe “Universale”.

Veronica Esposito – 1° Premio sez. Creativo

Michela e Cristian – 1° Premio sez. Bello

Famiglia Fiorini – 1° Premio sez. Originale


Vedi tutte le Foto dei presepi premiati e degli altri in concorso 


Tanti auguri alla nostra parrocchiana Anna Serafini Saponati per i suoi 100 anni!

1 Gennaio 2022

Preghiera di fronte al Presepe


Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un abbraccio universale di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dalla intolleranza.
Sei tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Papa Giovanni Paolo II)

 

UN ANNO DI GRAZIA, NONOSTANTE TUTTO

Pandemia e, di conseguenza, crisi del sistema sanitario e sociale, del mondo economico, cassa integrazione… Dichiaratamente, quello che abbiamo vissuto anche nel 2021 non è stato entusiasmante.
E non si sa quando usciremo dal tunnel oscuro, quando potremo tornare a tirare il fiato, a guardare al futuro con una certa serenità.
Inutile nasconderselo: è in queste condizioni che affrontiamo il nuovo anno. Col timore di dover stringere ulteriormente i cordoni della borsa, di faticare ancora di più a giungere a fine mese, di non riuscire a pagare il mutuo della casa agevolmente.
Il rischio è che questa situazione ci incattivisca un po’ tutti, ci renda meno compassionevoli verso i poveri (che tuttavia stanno peggio di noi), meno disposti a praticare la solidarietà nei confronti di chi conosce un disagio a volte più consistente del nostro.
Come reagiremo noi cristiani? Saremo come tutti gli altri? Oppure saremo capaci di trovare le ragioni della solidarietà, dell’accoglienza, della fraternità?
L’anno nuovo sarà, nonostante tutto, un anno di grazia, se saremo disposti ad accogliere la Buona Novella e a lasciarci trasformare dal suo amore!
All’inizio del nuovo anno abbiamo l’abitudine di scambiarci gli auguri con amici e conoscenti. Auguriamo salute, benessere, successo, amore…
Come cristiani, tuttavia, dovremmo andare oltre e cercare nel mistero del Natale, le ragioni profonde della nostra felicità: grazie al “si” di Maria, Dio è venuto ad abitare in mezzo agli uomini, si è stabilito tra di noi, ha sposato l’umanità ferita per strapparla alla fatalità del male e della morte ed offrirle un futuro di luce e di vita.
Assieme a Maria lasciamoci anche noi afferrare e rinnovare dallo Spirito!
Assieme a Maria lasciamoci abitare dalla Parola e operiamo perché porti frutto nella nostra vita! Assieme a Maria corriamo il rischio della fiducia per riuscire a donare anche noi Gesù al mondo!

Natale 2021

Il nostro presepe

Preghiera di fronte al Presepe


Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un abbraccio universale di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dalla intolleranza.
Sei tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Papa Giovanni Paolo II)

 

DIO CON NOI, UNO DI NOI

Attendevamo il potente, colui che veniva con la forza di Dio, ed è giunto a noi un bambino. Chi è più fragile e indifeso di un bambino?
E’ arrivato senza fare strepito, senza destare l’attenzione dei grandi, senza ricevere l’omaggio dei potenti. Nella povertà e nella semplicità, in un alloggio di fortuna.
Attendevamo il Santo, colui che si mostrava distante dalla fragilità della nostra condizione umana, ed è venuto a noi un uomo disposto a condividere in tutto e per tutto la nostra vita, senza essere esonerato dalle fatiche che deve affrontare un uomo.
Un Dio che nasce e cresce, che impara a parlare e a camminare, che apprende un lavoro…Ma chi se l’aspettava? E’ questo il mistero del Natale.
Ed è magnifico. Dio prende carne, Dio diventa uno di noi, Dio accetta di ferirsi, di lacerarsi, addirittura di morire per cambiare la nostra vita. E’ questa la consolazione che il Natale porta ad ognuno di noi.
Nessuno da quel giorno – il giorno in cui Dio si è fatto uomo – può più dirsi solo, abbandonato al suo destino, alla sua miseria, alla sua pena. Perché Dio è venuto proprio per lui.
E’ questa la speranza del Natale.
Questa storia non è più solo la nostra storia degli uomini, una storia intrisa di lacrime e di sangue, di dolore e di fatica, ma è la stessa storia di Dio, perché qui, tra noi, Dio ha piantato la sua tenda.

Domenica 19 Dicembre 2021

Un incontro fra due donne “speciali”

Rojer Van Der Weyden – Pannello destro del Trittico dell’Annunciazione (1434)


Difficile immaginare due donne più diverse di Elisabetta e Maria. La prima è una donna ormai avanti negli anni, la seconda è giovane.
La prima è moglie di un sacerdote del Tempio e quindi abita in una zona vicina a Gerusalemme (“la montagna”), la seconda vive a Nazaret, in Galilea, ed è la sposa di un artigiano, un falegname. Che cosa unisce, dunque, queste due creature, al di là del legame di sangue?
E’ un’esperienza unica, imprevista, inimmaginabile. Entrambe hanno sperimentato e stanno sperimentando qualcosa di grande. Dio ha fatto grazia e il bambino che portano in grembo è un suo dono. Non semplici “testimoni” di qualcosa che è accaduto fuori di loro, davanti a loro.
Dio sta agendo dentro di loro. Maria, la vergine, prima ancora di andare a vivere con Giuseppe, ha concepito Gesù. Elisabetta, la donna anziana e sterile, è in stato di gravidanza avanzata: Giovanni il Battista ha già alcuni mesi.
La vita di queste due donne è stata radicalmente cambiata dalla loro maternità. Il loro incontro trabocca quindi di gioia e di riconoscenza. Elisabetta costituisce un “segno” importante per Maria. E’ stato l’angelo stesso a dirglielo: “Elisabetta, tua parente, attende un figlio”. E questa è la prova che “nulla è impossibile a Dio”. Ecco perché Maria va “in fretta” a trovare la cugina: per vedere il segno, per trovare una conferma, per aggiungere un altro pezzo a quel progetto che le è stato rivelato, ma che resta ancora avvolto nell’oscurità.
Elisabetta, fin dal primo saluto, proprio perché “piena di Spirito Santo” partecipa al “segreto” di Maria, dichiara ad alta voce ciò che sta accadendo in lei e riconosce in lei “la madre del mio Signore”.
Un incontro fra due donne speciali che non possono fare a meno di lodare Dio per quello che sta operando in loro. Un incontro che, per bocca di Maria, diventa un tornante decisivo della storia di Dio con il suo popolo. Nel Magnificat, infatti, è tutto Israele, l’Israele dei poveri, di quelli che credono alle promesse di Dio, che esprime un inno di ringraziamento.
Come sarebbe bello che anche i nostri incontri, nella vita quotidiana, diventassero simili a questo! Come sarebbe bello se, invece di cedere al bisogno irrefrenabile della chiacchiera, parola leggere che si perde nel vento, noi avessimo l’audacia di riconoscere ognuno quello che Dio sta facendo nella nostra vita e ce lo comunicassimo per raddoppiare la nostra gioia e la nostra speranza!
Come sarebbe bello se, nel linguaggio semplice e piano di ogni giorno, noi dessimo voce alla gratitudine di un popolo che vede i segni di Dio nella sua storia!

Domenica 12 Dicembre 2021

In ogni tempo e in ogni uomo

INCONTRARE, ASCOLTARE E DISCERNERE
PER NON PERDERE L’APPUNTAMENTO CON DIO!

Messaggio dell’Arcivescovo Paolo Giulietti
in occasione dell’Avvento/Natale
(2a e ultima parte)


Incontrare, ascoltare e discernere

Papa Francesco, nel contesto del Cammino Sinodale, ci esorta a vivere il percorso di ascolto che inizia in Avvento consegnandoci tre verbi: incontrare, ascoltare e discernere.

Incontrare

Veniamo da mesi in cui tutti gli incontri si sono rarefatti: qualcuno non siamo proprio riusciti a vederlo; con tutti gli altri abbiamo dovuto osservare le “misure di distanziamento sociale”.
È stata una sofferenza non piccola, perché l’uomo è fatto per l’incontro con il proprio simile, come viene proclamato sin dall’inizio della Bibbia dalla voce stessa del Creatore: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen2,18).
Eppure quanta solitudine in questo tempo! Nella pandemia, anche al di là delle giuste precauzioni, sono cresciute diffidenza e sfiducia verso gli altri. Magari non ce ne rendiamo conto, ma la presenza di un’altra persona a volte ci mette a disagio: preferiremmo che passi altrove. Nella crescita di molti bambini e adolescenti la privazione dell’incontro ha prodotto e produce effetti preoccupanti. Torniamo dunque, nel tempo di Avvento, a incontrare le persone; con prudenza, ma senza ingiustificate paure.
Il Cammino Sinodale ce ne offre lo stimolo, perché chiede alle comunità cristiane di riunirsi in piccoli gruppi per confrontarsi su alcuni temi importanti per la vita della Chiesa; chiede però anche di allargare il cerchio, andando a interpellare chi non viene più o chi non è mai venuto.
Ci sono persone e ambienti da andare a visitare, non tanto e non solo per adempiere un compito, ma per vivere la gioia di un incontro nel quale si manifesta la presenza del Signore. In molte situazioni, soprattutto quelle più periferiche, il fatto stesso che qualcuno, a nome della Chiesa, si avvicini per proporre un dialogo, fa percepire che alla comunità cristiana interessano tutti, che essa tiene a tutti, nessuno escluso. E questo è già un primo passo per l’annuncio.

Ascoltare

Obiettivo dell’incontro è l’ascolto: accogliere con umiltà e rispetto le idee, le esperienze e le attese degli interlocutori. Non è facile ascoltare, perché è necessario che il dialogo non si fermi alla superficie, ma sia capace di scendere in profondità: i luoghi comuni, le narrazioni dei media e le chiacchiere da bar le conosciamo già. Serve un ascolto prolungato, disteso, stimolante… perché possano essere dette cose non scontate, in un clima di libertà e di prossimità che aiuti ad esprimere ciò che sta nel profondo del cuore. Fretta e superficialità sono due nemici da sconfiggere.
Papa Francesco invita a formare dei “gruppi sinodali”, cioè delle piccole aggregazioni stabili nel tempo, nelle quali ci sia il tempo per conoscersi e per esprimere se stessi con la certezza che si sarà rispettati e accolti. È un ascolto molto diverso da quello dei sondaggi: non ci interessa, infatti, ottenere dati, ma comprendere le persone.“Gruppi sinodali” saranno senz’altro i consigli pastorali, gli operatori pastorali, gli adulti e i giovani della parrocchia, le associazioni, le comunità religiose… Altri gruppi, però, andranno formati per l’occasione.
Serviranno un po’ di coraggio e un pizzico di creatività, ma sono convinto che avremo delle belle sorprese: molte persone hanno il desiderio di essere interpellate e di venire ascoltate con rispetto; molti ambienti attendono da tempo un confronto con la comunità cristiana. Papa Francesco raccomanda di coinvolgere i “poveri”, cioè quei soggetti cui troppo spesso è negata la voce: gli immigrati, i giovani, i lavoratori, gli anziani… “Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. […] Quello che lo Spirito mette in moto […] è prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stesso” (Evangelii gaudium, 198).

Discernere

Non basta ascoltare, occorre cogliere nelle persone e nelle situazioni l’impulso dello Spirito e la presenza viva di Cristo, per capire dove oggi egli voglia condurci. “Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio.
In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci. […] Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito”.(Papa Francesco, Omelia del 10 ottobre 2021).

Attendiamo insieme

Come in passato, alcune occasioni comuni ci aiutano a vivere meglio l’Avvento:
– i “Martedì dell’ascolto”: quattro appuntamenti serali in rete per aprire la mente e il cuore a riconoscere la presenza del Signore nel mondo di oggi;
– la colletta dell’Avvento di fraternità, promossa dalla Caritas diocesana e destinata alle cure dentistiche per i poveri: “La mia bocca racconterà la tua giustizia”;

Timeo Deum transeuntem

“Ho paura di lasciar passare Dio senza accorgermi della sua presenza – scriveva Sant’Agostino – perché potrebbe non tornare a passare”. Ogni Avvento è un appuntamento irripetibile, donatoci dalla misericordia del Padre affinché possiamo accogliere il Signore che viene ed essere “potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore” (Ef3, 16).
Questo Avvento lo è forse più di tanti altri; non lasciarti scappare questa opportunità!

+ Paolo, vescovo