20 Febbraio 2022 – Amate i vostri nemici

 

Una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo (Luca 6,38)

 

Amare i nemici, fare del bene a quelli che ci odiano, pregare per quelli che ci maltrattano… Finchè si tratta di rinunciare alla vendetta, di sopire il rancore, le cose assumono un aspetto praticabile, ma amare coloro che ci hanno fatto del male? Come dare amore a chi ha manifestato odio e forse ha provato un piacere insano nel vederci soffrire, in difficoltà? Come far entrare nella nostra preghiera la supplica proprio per coloro che hanno messo in pericolo la nostra felicità, che hanno agito contro di noi?
Gli interrogativi, le obiezioni sono tante e non irragionevoli. Ma la parola di Gesù rimane lì, al suo posto, chiara e forte, senza ambiguità e margini di manovra.
In effetti ci viene proposto qualcosa di nuovo, di straordinariamente nuovo. Tanto nuovo da apparire, appunto, irrealizzabile, al di sopra delle nostre forze. Sì, è vero, questo amore che ci viene chiesto è del tutto inaudito e smisurato. Ma non è proprio questo che ci è stato donato? Non è questo che ci è stato offerto nonostante le nostre infedeltà e il nostro peccato? “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.
Solo chi sa di aver ricevuto una misericordia immeritata, può a sua volta tentare di regalare misericordia.
Solo chi ha provato su di sé gli effetti benefici di una grazia che risana e guarisce nel profondo, imbocca la strada ardua e difficile di “fare grazia” agli altri. In fin dei conti Gesù non ci invita a fare i supereroi, a partire dalla nostra forza d’animo capace di dimenticare le offese e di avere un atteggiamento “superiore”.
Ci chiede molto più semplicemente, di trasmettere almeno un poco di quello che abbiamo ricevuto, guaritori feriti che hanno sperimentato in prima persona l’unica vera medicina, quella dell’amore.

13 Febbraio 2022 – Dove sta la felicità?

 

Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio (Luca 6,20)

 

Tutti vorrebbero trovare la felicità perché tutti anelano ad una vita realizzata e colma di gioia. Si tratta però di identificare il mezzo più propizio da usare. Per alcuni è il denaro il potere o la fama…Ognuno a modo suo investe in quelle che a suo avviso sono le azioni più redditizie. Ma spesso si deve ammettere di avere in mano solo un pugno di mosche e quindi di essere stati illusi, ingannati da una pubblicità fallace. Gesù non evita di cimentarsi con una attesa così diffusa e significativa, anche se la sua risposta non è quella che ci aspetteremmo. Dove sta la felicità? Dov’è che possiamo incontrarla? Le indicazioni che escono dalla sua bocca sono chiare e tremendamente concrete. Chiare perché indicano non solo la direzione giusta, ma anche quella sbagliata per evitare che qualcuno la imbocchi. Gesù dunque dichiara beati, felici i poveri, coloro che hanno fame, coloro che piangono, coloro che sono odiati e insultati a causa sua. E, al contrario mette in guardia dall’illusione di ritenere che siano i ricchi, i sazi, quelli che ridono e quelli che godono di consenso e di popolarità, ad avere trovato la strada giusta. Perché? Perché Dio si prende cura dei primi ed assicura loro i suoi beni, la sua gioia.
Non è facile ammetterlo, prendere per buone queste parole. La maggior parte della gente non la pensa così. C’è chi venderebbe l’anima pur di far soldi, chi si crede felice perché non si nega nessun piacere, chi si immerge nel divertimento fino a stordire il corpo e lo spirito, chi punta tutto nell’ottenere l’approvazione degli altri. Gesù propone se stesso come esempio di beatitudine e di felicità. Non è forse vero che lui, Gesù, vive poveramente e non ha riposto affatto nelle ricchezze la sua sicurezza? Non è forse vero che la fame che si porta dentro solo Dio, il Padre suo, può saziarla, perché è fame di compiere la sua volontà, è desiderio di amare fino in fondo? Non è forse vero che proprio Lui conoscerà la sofferenza più atroce, il tradimento, la condanna perché è rimasto fedele a Dio? E non è forse vero che la sua risurrezione mostrerà una volta per tutte che quella da lui percorsa era la strada giusta, l’unica per arrivare alla pienezza e alla vera realizzazione? Duemila anni di storia, alle nostre spalle, sono lì per dimostrarci che coloro che hanno seguito lui fino in fondo hanno conosciuto, come lui, prove e difficoltà, ma anche una gioia che ha il sapore dell’eternità…E invece quanti hanno seguito le lusinghe del potere, della ricchezza, del piacere, della popolarità sono lì a certificare l’errore madornale che hanno commesso.

6 Febbraio 2022 – Dio cerca collaboratori

 

Gettate le vostre reti per la pesca (Luca 5,4)

 

È una realtà che emerge con forza dalla Bibbia: Dio cerca collaboratori perché non vuole fare tutto da solo. Fa appello all’intelligenza e al cuore, alle risorse e alla volontà di ogni persona.
Ma cosa chiede innanzitutto a coloro che accettano di vivere questa avventura? La risposta ci viene proprio dal Vangelo di questa domenica. Siamo sulle rive del lago di Tiberiade. Gesù è salito sulla barca di Simone per parlare alla folla che fa ressa attorno a lui. Quando ha finito, chiede di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. La reazione di Simone non si fa attendere: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”.
Nella sua voce pare di sentire l’eco di tante altre voci: preti, suore, operatori pastorali impegnati nei più diversi servizi, genitori che devono constatare che il loro lavoro non è servito a nulla. Sono tornati a mani vuote. È il tempo dei bilanci in rosso, delle proposte che hanno avuto una risposta scarsa. Ma è anche il momento in cui a domandarci di riprendere il largo è proprio lui, Gesù. Proprio allora le reti si riempirono.
A dimostrare ancora una volta che il successo non è dovuto alle nostre capacità, ma allo Spirito che continua a operare, quando meno ce lo aspettiamo. A farci capire che chi collabora con Dio non si trova dentro una logica imprenditoriale o di mercato, ma di grazia.
È l’esperienza di tutti coloro che decidono di offrire a Dio parte del loro tempo, delle loro capacità, delle loro energie.
Ecco perché le reazioni di Simone devono essere anche le nostre. “Getterò le reti, Signore, perché sei tu a chiedermelo”. Non in forza delle mie previsioni , della mia competenza, ma perché me lo chiedi tu. È la forza della fede che sostiene qualsiasi autentica azione pastorale.
“Allontanati da me perché sono un peccatore”. È la coscienza della propria pochezza. Gesù non cerca collaboratori perfetti, uomini e donne privi di incrinature e di ferite, ma gente disposta a dargli fiducia. Sarà lui a trasformarli in autentici “pescatori di uomini”.

30 Gennaio 2022 – Profeta o leader?

 

Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (Luca 4,24)

 

Il leader cerca il consenso, ama la popolarità, vuole essere seguito, apprezzato a tutti i costi. E proprio per questo detesta la critica, e – ancor di più – l’insuccesso o il rifiuto.
La missione del profeta, invece, sembra doversi misurare necessariamente con la sofferenza e le difficoltà: è un uomo disarmato colui che riferisce la Parola di Dio e fa appello alla libertà di ciascuno.
Quello che Dio gli ha messo nel cuore e nella bocca deve essere riferito così com’è, con fedeltà. I destinatari del messaggio hanno la terribile responsabilità di accogliere o di rifiutare.
E poichè le vie di Dio non sono quelle degli uomini, né i suoi pensieri combaciano con i loro, accade spesso che questi non accettino di venir rimessi in discussione, né che sia portato allo scoperto ciò che si portano dentro, né che vengano chiamati per nome i loro traffici e lo loro storture, le loro presunzioni e i loro dubbi.
E’ stato il destino di tanti profeti: è accaduto anche a Gesù. Per di più nel suo villaggio, a Nazaret, lì dove si sarebbe data per scontata un’accoglienza festosa ed entusiasta. Invece è proprio lì che il Figlio di Dio – lui che è non solo un profeta, ma la Parola stessa fatta carne – deve registrare l’incomprensione, il dubbio, il rifiuto.
Gesù non si lascia intimorire da tutto questo. Mette chi lo ascolta davanti ad uno specchio, lo obbliga a prendere coscienza di quanto passa per il suo animo. E proprio i vicini, poiché si illudono di sapere già tutto, cadono nell’incredulità. La salvezza è per tutti quelli che si aprono all’inviato di Dio, quale che sia la loro provenienza, la loro condizione. Poiché ciò che conta agli occhi di Dio è la fiducia in Lui, nel suo amore, non i privilegi acquisiti o i diritti di appartenenza.


Celebrazione del Battesimo

La prossima celebrazione del Battesimi sarà sabato 23 aprile 2022.
Tutte le coppie che desiderano battezzare i loro figli sono invitate a contattare i preti

 

23 Gennaio 2022 – Liberare la Parola

 

Lo Spirito del Signore è sopra di me (Luca 4,18)

 

La commozione del popolo d’Israele, radunato in santa assemblea, alla lettura del libro della Legge, così come l’interesse riversato su Gesù nella sinagoga di Nazaret fanno uno strano effetto se confrontati con ciò che accade abitualmente nelle messe domenicali. Al punto che viene da domandarsi: non si tratta della stessa Parola? Come mai non produce i medesimi effetti? Dipende dai preti e dai lettori, che la proclamano in maniera stanca, o da coloro che la intendono? Abbiamo come l’impressione di trovarci davanti ad un diaframma, spesso e consistente, che si interpone tra la Parola e i suoi ascoltatori. Che cosa sta accadendo?
Forse le Chiese del XXI secolo, se vogliono veramente rivolgersi ai poveri della terra devono ritrovare dei mezzi idonei, scollandosi tutto ciò che rischia di diventare non una “traduzione” ma una “prigione”.
Il problema, comunque, non è solo questo. Ciò che stupisce nel racconto evangelico di questa domenica, è quello che Gesù dice dopo aver proclamato il testo sacro.
Non spiega, non commenta, ma afferma qualcosa di decisivo: la parola del profeta si è realizzata.
C’è dunque un “oggi” sul quale Gesù attira l’attenzione del suo uditorio: è l’oggi della salvezza, di una presenza che libera e conforta, che accende una fiducia nuova.
Ma questo “oggi” appare ancora nella liturgia e nella catechesi? La Parola è veramente una luce che aiuta a discernere e a interpretare ciò che sta accadendo? Siamo in grado di mettere l’uno accanto all’altro il Vangelo e il giornale?
Non basta leggere e intendere il testo sacro: solo se il cuore arde di amore per Dio possiamo vedere il compiersi della Parola in noi e attorno a noi.
Allora ci affrancheremo da ogni timore e potremo testimoniare con audacia ciò che Dio ha operato nella storia, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e toccato con le nostre mani.

16 Gennaio 2022 – L’inizio dei segni

 

Giotto – Le nozze di Cana Cappella degli Scrovegni (Padova)

La madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino” (Gv.2,3)

 

Il contesto è quello di una festa di nozze. Ma le cose non vanno per il verso giusto: il vino viene a mancare. Il vino è segno della benedizione di
Dio, se viene a mancare è come partire con il piede sbagliato.
E’ a questo punto che Gesù entra in azione. Il suo è solo un inizio che rivela la sua identità: il Messia atteso è arrivato. Attraverso di lui, Dio offre a tutti gli uomini il vino delle nozze eterne, il vino della gioia senza fine.
Sta per concludersi il tempo in cui la vita degli uomini e delle donne è segnata dall’acqua: l’acqua dl pianto e del sudore.
Sta per giungere l’ora in cui l’acqua si cambierà in vino: il vino della gioia e dell’allegria, della pace e della fraternità, di una ritrovata armonia con Dio e con gli uomini, il vino donato da Gesù, lo sposo messianico.
Questo però è solo l’inizio. E’ sulla croce, infatti, che si manifesterà completamente la gloria di Dio: lì tutti potranno vedere l’amore smisurato dello sposo Gesù per l’umanità.
E lì il vino delle nozze è il suo sangue versato per la salvezza di tutti.
Cana è anche in ogni luogo in cui si imbastisce la mensa eucaristica e coloro che arrivano possono essere rigenerati dal Corpo e Sangue di Cristo. Cana è ogni luogo in cui Cristo dà appuntamento a questa umanità dolente e peccatrice, segnata dalla sofferenza e dalla stanchezza, per accoglierla e trasfigurarla con la sua grazia.

9 Gennaio 2022 – Battesimo del Signore

 

La speranza con cui entrare nel 2022

Non possiamo accontentarci

 

Vi invitiamo a leggere questo articolo del Cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicato sul quotidiano Avvenire del 2 gennaio 2022.

Eccone un breve estratto:

È (…) necessario inoltrarci sul terreno sassoso dei giorni e delle opere con uno sguardo meno trasognato e con progetti più realistici. Detto questo, guai però a seguire una deriva pessimistica, alimentata anche dalla marcia incessante della pandemia e dalle crisi sociali. (…)
Guai, allora, a estinguere dal cuore ogni desiderio e attesa, a spegnere ogni sogno: si perderebbe la voglia di vivere e si strapperebbe dall’anima il seme della felicità. (…)
Nonostante questo, dobbiamo ripeterci che è possibile far crescere e far germogliare sotto quel cielo un seme, classificato con un termine poco praticato, la speranza (…), la seconda delle virtù teologali. (…)
La Fede ha bisogno di non sterilirsi nel devozionale o di rinchiudersi nell’oasi del sacrale, ma deve progredire in conoscenza operosa e in autentica spiritualità, mentre l’Amore deve andare oltre il sentimento e cercare nei volti delle persone affamate, assetate, straniere, malate, prigioniere, nude il profilo stesso di Cristo.
È la Speranza a infondere questa spinta. (…) « La speranza spinge l’uomo al rifiuto di accontentarsi », contestando l’acquiescenza al male e all’ingiustizia. Il cristiano, pur ammirando Ulisse che insegue la patria perduta nell’orizzonte del passato, si unisce alla tribù pellegrina di Abramo che «partì senza sapere dove andava», perché non aveva «quaggiù una città stabile ma andava in cerca di quella futura», le cui fondamenta vengono però erette già nel terreno dei giorni e delle opere presenti, anche dell’anno che è appena iniziato.

6 Gennaio 2022 – Epifania del Signore

Il nostro Presepe

CONCORSO PRESEPI

Il concorso presepi si è concluso con l’assegnazione dei premi per le sezioni Creativo, Bello, Originale e dei premi speciali presepe “Vita di paese”, presepe “più realistico”, presepe “Universale”.

Veronica Esposito – 1° Premio sez. Creativo

Michela e Cristian – 1° Premio sez. Bello

Famiglia Fiorini – 1° Premio sez. Originale


Vedi tutte le Foto dei presepi premiati e degli altri in concorso 


Tanti auguri alla nostra parrocchiana Anna Serafini Saponati per i suoi 100 anni!

1 Gennaio 2022

Preghiera di fronte al Presepe


Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un abbraccio universale di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dalla intolleranza.
Sei tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Papa Giovanni Paolo II)

 

UN ANNO DI GRAZIA, NONOSTANTE TUTTO

Pandemia e, di conseguenza, crisi del sistema sanitario e sociale, del mondo economico, cassa integrazione… Dichiaratamente, quello che abbiamo vissuto anche nel 2021 non è stato entusiasmante.
E non si sa quando usciremo dal tunnel oscuro, quando potremo tornare a tirare il fiato, a guardare al futuro con una certa serenità.
Inutile nasconderselo: è in queste condizioni che affrontiamo il nuovo anno. Col timore di dover stringere ulteriormente i cordoni della borsa, di faticare ancora di più a giungere a fine mese, di non riuscire a pagare il mutuo della casa agevolmente.
Il rischio è che questa situazione ci incattivisca un po’ tutti, ci renda meno compassionevoli verso i poveri (che tuttavia stanno peggio di noi), meno disposti a praticare la solidarietà nei confronti di chi conosce un disagio a volte più consistente del nostro.
Come reagiremo noi cristiani? Saremo come tutti gli altri? Oppure saremo capaci di trovare le ragioni della solidarietà, dell’accoglienza, della fraternità?
L’anno nuovo sarà, nonostante tutto, un anno di grazia, se saremo disposti ad accogliere la Buona Novella e a lasciarci trasformare dal suo amore!
All’inizio del nuovo anno abbiamo l’abitudine di scambiarci gli auguri con amici e conoscenti. Auguriamo salute, benessere, successo, amore…
Come cristiani, tuttavia, dovremmo andare oltre e cercare nel mistero del Natale, le ragioni profonde della nostra felicità: grazie al “si” di Maria, Dio è venuto ad abitare in mezzo agli uomini, si è stabilito tra di noi, ha sposato l’umanità ferita per strapparla alla fatalità del male e della morte ed offrirle un futuro di luce e di vita.
Assieme a Maria lasciamoci anche noi afferrare e rinnovare dallo Spirito!
Assieme a Maria lasciamoci abitare dalla Parola e operiamo perché porti frutto nella nostra vita! Assieme a Maria corriamo il rischio della fiducia per riuscire a donare anche noi Gesù al mondo!

Natale 2021

Il nostro presepe

Preghiera di fronte al Presepe


Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un abbraccio universale di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dalla intolleranza.
Sei tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Papa Giovanni Paolo II)

 

DIO CON NOI, UNO DI NOI

Attendevamo il potente, colui che veniva con la forza di Dio, ed è giunto a noi un bambino. Chi è più fragile e indifeso di un bambino?
E’ arrivato senza fare strepito, senza destare l’attenzione dei grandi, senza ricevere l’omaggio dei potenti. Nella povertà e nella semplicità, in un alloggio di fortuna.
Attendevamo il Santo, colui che si mostrava distante dalla fragilità della nostra condizione umana, ed è venuto a noi un uomo disposto a condividere in tutto e per tutto la nostra vita, senza essere esonerato dalle fatiche che deve affrontare un uomo.
Un Dio che nasce e cresce, che impara a parlare e a camminare, che apprende un lavoro…Ma chi se l’aspettava? E’ questo il mistero del Natale.
Ed è magnifico. Dio prende carne, Dio diventa uno di noi, Dio accetta di ferirsi, di lacerarsi, addirittura di morire per cambiare la nostra vita. E’ questa la consolazione che il Natale porta ad ognuno di noi.
Nessuno da quel giorno – il giorno in cui Dio si è fatto uomo – può più dirsi solo, abbandonato al suo destino, alla sua miseria, alla sua pena. Perché Dio è venuto proprio per lui.
E’ questa la speranza del Natale.
Questa storia non è più solo la nostra storia degli uomini, una storia intrisa di lacrime e di sangue, di dolore e di fatica, ma è la stessa storia di Dio, perché qui, tra noi, Dio ha piantato la sua tenda.