Domenica 19 Dicembre 2021

Un incontro fra due donne “speciali”

Rojer Van Der Weyden – Pannello destro del Trittico dell’Annunciazione (1434)


Difficile immaginare due donne più diverse di Elisabetta e Maria. La prima è una donna ormai avanti negli anni, la seconda è giovane.
La prima è moglie di un sacerdote del Tempio e quindi abita in una zona vicina a Gerusalemme (“la montagna”), la seconda vive a Nazaret, in Galilea, ed è la sposa di un artigiano, un falegname. Che cosa unisce, dunque, queste due creature, al di là del legame di sangue?
E’ un’esperienza unica, imprevista, inimmaginabile. Entrambe hanno sperimentato e stanno sperimentando qualcosa di grande. Dio ha fatto grazia e il bambino che portano in grembo è un suo dono. Non semplici “testimoni” di qualcosa che è accaduto fuori di loro, davanti a loro.
Dio sta agendo dentro di loro. Maria, la vergine, prima ancora di andare a vivere con Giuseppe, ha concepito Gesù. Elisabetta, la donna anziana e sterile, è in stato di gravidanza avanzata: Giovanni il Battista ha già alcuni mesi.
La vita di queste due donne è stata radicalmente cambiata dalla loro maternità. Il loro incontro trabocca quindi di gioia e di riconoscenza. Elisabetta costituisce un “segno” importante per Maria. E’ stato l’angelo stesso a dirglielo: “Elisabetta, tua parente, attende un figlio”. E questa è la prova che “nulla è impossibile a Dio”. Ecco perché Maria va “in fretta” a trovare la cugina: per vedere il segno, per trovare una conferma, per aggiungere un altro pezzo a quel progetto che le è stato rivelato, ma che resta ancora avvolto nell’oscurità.
Elisabetta, fin dal primo saluto, proprio perché “piena di Spirito Santo” partecipa al “segreto” di Maria, dichiara ad alta voce ciò che sta accadendo in lei e riconosce in lei “la madre del mio Signore”.
Un incontro fra due donne speciali che non possono fare a meno di lodare Dio per quello che sta operando in loro. Un incontro che, per bocca di Maria, diventa un tornante decisivo della storia di Dio con il suo popolo. Nel Magnificat, infatti, è tutto Israele, l’Israele dei poveri, di quelli che credono alle promesse di Dio, che esprime un inno di ringraziamento.
Come sarebbe bello che anche i nostri incontri, nella vita quotidiana, diventassero simili a questo! Come sarebbe bello se, invece di cedere al bisogno irrefrenabile della chiacchiera, parola leggere che si perde nel vento, noi avessimo l’audacia di riconoscere ognuno quello che Dio sta facendo nella nostra vita e ce lo comunicassimo per raddoppiare la nostra gioia e la nostra speranza!
Come sarebbe bello se, nel linguaggio semplice e piano di ogni giorno, noi dessimo voce alla gratitudine di un popolo che vede i segni di Dio nella sua storia!

Domenica 12 Dicembre 2021

In ogni tempo e in ogni uomo

INCONTRARE, ASCOLTARE E DISCERNERE
PER NON PERDERE L’APPUNTAMENTO CON DIO!

Messaggio dell’Arcivescovo Paolo Giulietti
in occasione dell’Avvento/Natale
(2a e ultima parte)


Incontrare, ascoltare e discernere

Papa Francesco, nel contesto del Cammino Sinodale, ci esorta a vivere il percorso di ascolto che inizia in Avvento consegnandoci tre verbi: incontrare, ascoltare e discernere.

Incontrare

Veniamo da mesi in cui tutti gli incontri si sono rarefatti: qualcuno non siamo proprio riusciti a vederlo; con tutti gli altri abbiamo dovuto osservare le “misure di distanziamento sociale”.
È stata una sofferenza non piccola, perché l’uomo è fatto per l’incontro con il proprio simile, come viene proclamato sin dall’inizio della Bibbia dalla voce stessa del Creatore: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen2,18).
Eppure quanta solitudine in questo tempo! Nella pandemia, anche al di là delle giuste precauzioni, sono cresciute diffidenza e sfiducia verso gli altri. Magari non ce ne rendiamo conto, ma la presenza di un’altra persona a volte ci mette a disagio: preferiremmo che passi altrove. Nella crescita di molti bambini e adolescenti la privazione dell’incontro ha prodotto e produce effetti preoccupanti. Torniamo dunque, nel tempo di Avvento, a incontrare le persone; con prudenza, ma senza ingiustificate paure.
Il Cammino Sinodale ce ne offre lo stimolo, perché chiede alle comunità cristiane di riunirsi in piccoli gruppi per confrontarsi su alcuni temi importanti per la vita della Chiesa; chiede però anche di allargare il cerchio, andando a interpellare chi non viene più o chi non è mai venuto.
Ci sono persone e ambienti da andare a visitare, non tanto e non solo per adempiere un compito, ma per vivere la gioia di un incontro nel quale si manifesta la presenza del Signore. In molte situazioni, soprattutto quelle più periferiche, il fatto stesso che qualcuno, a nome della Chiesa, si avvicini per proporre un dialogo, fa percepire che alla comunità cristiana interessano tutti, che essa tiene a tutti, nessuno escluso. E questo è già un primo passo per l’annuncio.

Ascoltare

Obiettivo dell’incontro è l’ascolto: accogliere con umiltà e rispetto le idee, le esperienze e le attese degli interlocutori. Non è facile ascoltare, perché è necessario che il dialogo non si fermi alla superficie, ma sia capace di scendere in profondità: i luoghi comuni, le narrazioni dei media e le chiacchiere da bar le conosciamo già. Serve un ascolto prolungato, disteso, stimolante… perché possano essere dette cose non scontate, in un clima di libertà e di prossimità che aiuti ad esprimere ciò che sta nel profondo del cuore. Fretta e superficialità sono due nemici da sconfiggere.
Papa Francesco invita a formare dei “gruppi sinodali”, cioè delle piccole aggregazioni stabili nel tempo, nelle quali ci sia il tempo per conoscersi e per esprimere se stessi con la certezza che si sarà rispettati e accolti. È un ascolto molto diverso da quello dei sondaggi: non ci interessa, infatti, ottenere dati, ma comprendere le persone.“Gruppi sinodali” saranno senz’altro i consigli pastorali, gli operatori pastorali, gli adulti e i giovani della parrocchia, le associazioni, le comunità religiose… Altri gruppi, però, andranno formati per l’occasione.
Serviranno un po’ di coraggio e un pizzico di creatività, ma sono convinto che avremo delle belle sorprese: molte persone hanno il desiderio di essere interpellate e di venire ascoltate con rispetto; molti ambienti attendono da tempo un confronto con la comunità cristiana. Papa Francesco raccomanda di coinvolgere i “poveri”, cioè quei soggetti cui troppo spesso è negata la voce: gli immigrati, i giovani, i lavoratori, gli anziani… “Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. […] Quello che lo Spirito mette in moto […] è prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stesso” (Evangelii gaudium, 198).

Discernere

Non basta ascoltare, occorre cogliere nelle persone e nelle situazioni l’impulso dello Spirito e la presenza viva di Cristo, per capire dove oggi egli voglia condurci. “Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio.
In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci. […] Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito”.(Papa Francesco, Omelia del 10 ottobre 2021).

Attendiamo insieme

Come in passato, alcune occasioni comuni ci aiutano a vivere meglio l’Avvento:
– i “Martedì dell’ascolto”: quattro appuntamenti serali in rete per aprire la mente e il cuore a riconoscere la presenza del Signore nel mondo di oggi;
– la colletta dell’Avvento di fraternità, promossa dalla Caritas diocesana e destinata alle cure dentistiche per i poveri: “La mia bocca racconterà la tua giustizia”;

Timeo Deum transeuntem

“Ho paura di lasciar passare Dio senza accorgermi della sua presenza – scriveva Sant’Agostino – perché potrebbe non tornare a passare”. Ogni Avvento è un appuntamento irripetibile, donatoci dalla misericordia del Padre affinché possiamo accogliere il Signore che viene ed essere “potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore” (Ef3, 16).
Questo Avvento lo è forse più di tanti altri; non lasciarti scappare questa opportunità!

+ Paolo, vescovo

Domenica 4 Dicembre 2021

In ogni tempo e in ogni uomo

INCONTRARE, ASCOLTARE E DISCERNERE
PER NON PERDERE L’APPUNTAMENTO CON DIO!

Messaggio dell’Arcivescovo Paolo Giulietti
in occasione dell’Avvento/Natale (1a parte)

Carissimi,
l’Avvento 2021 si caratterizza, rispetto al passato, per il fatto di coincidere con l’inizio del Cammino Sinodale delle Chiese in Italia. L’abbiamo aperto il 17 ottobre, ma è con il 28 novembre, prima domenica di Avvento, che si entra nel vivo della prima fase del percorso. In ogni parrocchia sarà consegnata una Lettera dell’episcopato italiano, che invita ad iniziare una capillare azione di ascolto: si rivolge a tutti, vicini e lontani, per dire che alla Chiesa interessa la loro persona e il loro pensiero; si rivolge a quanti sono più partecipi della vita quotidiana delle comunità, affinché si facciano portatori di questo messaggio e diventino, in un certo senso, le “orecchie” attraverso le quali la voce di molti possa essere colta e ricevuta.
Nonostante le inevitabili implicazioni organizzative, ciò che dovrà accadere non sarà una consultazione di tipo sociologico o demoscopico: non ci interessa rilevare opinioni, ma attivare dialoghi profondi, che facciano emergere le domande e i desideri presenti nel cuore delle persone, ma che spesso non trovano il modo di esprimersi.

In ogni uomo e in ogni tempo

Tutto ciò non ci distrae affatto dal cammino dell’Avvento; ci offre invece una preziosa opportunità per viverlo in modo originale e fecondo. Nel Messale Romano è riportata l’espressione che dà il titolo a questo messaggio: il Signore “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno” (Prefazio dell’Avvento I/A – Cristo, Signore e giudice della storia). Nei giorni che precedono il Natale siamo invitati a un rinnovato appuntamento con il Signore, ma esso può accadere solo se ci apriamo all’incontro, nel tempo che ci è dato da vivere, con i nostri fratelli e le nostre sorelle, la cui umanità è luogo per l’accoglienza, nella fede, della carne del Figlio di Dio.
Egli infatti ci si presenta sotto le sembianze di altri uomini e donne, soprattutto quelle dei piccoli e dei poveri. Chi lo saprà accogliere con fede e servirlo con amore non perderà la grazia dell’incontro.
È il Signore! In tutto questo, ci colpisce e ci sorprende prima di tutto l’incessante venire a noi del Signore Gesù. È lui che, senza stancarsi delle nostre debolezze e dei nostri tradimenti, continua a fare il primo passo verso la nostra umanità. Attraverso le parole dei profeti e le figure di Giovanni Battista e Maria, la liturgia ci mostra come Dio si muove verso di noi, attende che ne sappiamo riconoscere la venuta e accettiamo di viverla con gioia e con impegno.
Non è una presenza fragorosa ed evidente, bensì un rivelarsi rispettoso, che fa appello alla libertà e al cuore: chi attende con amore Gesù lo saprà sempre riconoscere, come il discepolo amato sulle rive del lago di Galilea, che – primo tra tutti – intuisce come il misterioso personaggio della spiaggia altri non sia che il Maestro, risorto e vivente.
“È il Signore!”, esclama con gioia (cf. Gv 21,7). Anche a te, fratello o sorella, possa accadere in questo prezioso tempo di Avvento, di poter cogliere la presenza vivificante e benedetta di Gesù in qualche volto, in qualche circostanza, in qualche parola… esultando di stupore e di gioia per la sua vicinanza alla tua vita.

Se non ora, quando?

L’incontro con il Signore accade oggi, in questo tempo e con la gente che lo abita. Siamo sempre tentati di lasciarci andare alla nostalgia dei “bei tempi andati” o di attendere un futuro migliore, mentre si disprezza il presente. Questa è vera opera del Maligno, perché ci impedisce di riconoscere e accogliere Colui che adesso – non ieri o domani – bussa alla nostra porta. Ci sono certamente limiti e problemi nel mondo e nelle persone di questo nostro tempo. Ma quando non ci sono stati? E quale altra occasione ci è data se non questo “oggi”, per udire la voce del Signore (Cf. Eb 3, 7-14) e convertire a lui i nostri cuori? Vivere di nostalgia o di illusioni non è vivere di fede, poiché il Signore ci assicura “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28, 20): siamo sempre nel tempo del compimento (il kairòs), perché il Regno di Dio è costantemente a portata di mano (cf. Mc 1, 15).
(Continua la prossima settimana)

Domenica 28 Novembre 2021

Speciale Sinodo

Desideriamo incontrarti!

Tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti, tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovane e cerchi fiducia e amore, tu che custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca o nel dubbio… desideriamo incontrarti!

Vorremmo camminare insieme

Desideriamo camminare insieme a te nel mattino delle attese, nella luce del giorno e anche quando le ombre si allungano e i contorni si fanno più incerti. Davanti a ciascuno stanno soglie che si possono varcare solo insieme perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso. Ci incamminiamo seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo come il figlio di Dio e il nostro Signore; Egli si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quel silenzio accogliente che sostiene senza giudicare, e soprattutto che nasce dall’ascolto.

Ci teniamo ad ascoltarti

“Ascolta!” è l’imperativo biblico da imparare: ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato nella sua bellezza e custodito nella sua fragilità.

Un itinerario di rinnovamento

Il Cammino sinodale è un processo che si distenderà fino al Giubileo del 2025 per riscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura. Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più “di tutti” ma sempre “per tutti”. Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare, rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche accomodanti del si è sempre fatto così, seguendo il pressante
appello di Papa Francesco che, fin dall’esordio del suo servizio, invita a “camminare, costruire, confessare”.

Siamo tutti connessi

La crisi sanitaria ha rivelato che le vicende di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri e si sviluppano insieme ad esse. Anzi, ha drammaticamente svelato che senza l’ascolto reciproco e un cammino comune si finisce in una nuova torre di Babele. Quando, per contro, la fraternità prende il sopravvento sull’egoismo individuale dimostra che non si tratta più di un’utopia. Ma di un modo di stare al mondo che diventa criterio politico per affrontare le grandi sfide del momento presente.

Ci stai?

Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società. Ci stai? Allora camminiamo insieme con entusiasmo. Il futuro va innanzitutto sognato, desiderato, atteso. Ascoltiamoci per intessere relazioni e generare fiducia. Ascoltiamoci per riscoprire le nostre possibilità; ascoltiamoci a partire dalle nostre storie, imparando a stimare
talenti e carismi diversi. Certi che lo scambio di doni genera vita. Donare è generare.

Grazie del tuo contributo.
Buon cammino!

Roma, 29 settembre 2021
Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli
Consiglio Permanente della CEI

SE TI INTERESSA PARTECIPARE A UN GRUPPO SINODALE O SEMPLICEMENTE COMUNICARE LA TUA OPINIONE PUOI RIVOLGERTI A UNO DI QUESTI RECAPITI

camminosinodale@diocesilucca.it
Email della segreteria diocesana del Cammino Sinodale
Oppure la tua Parrocchia:
parrocchiadisantannalucca@gmail.com

Domenica 21 Novembre 2021

Un Re scandaloso

Tu lo dici: io sono re (Giovanni 18,37)

Come si fa a credere a Gesù quando dice: “Io sono re” proprio in un momento in cui sembra completamente privo di potere, di sostegno, e addirittura di diritti. Chi sarebbe disposto a dargli credito, o addirittura ad affidarli la propria vita? Lo scandalo della festa odierna è lì, in quella scena che oggi ci presenta il Vangelo di Giovanni (Gv.18,33b-37).
Il primo ad essere sconcertato è proprio Pilato. Per lui regnare vuol dire avere forza, imporsi, obbligare gli altri ad accettare il proprio potere. Ma quest’uomo che gli viene condotto, quest’uomo completamente nelle sue mani, quale potere può rivendicare? Anche noi siamo sconcertati, assieme a Pilato. E proprio per indorare la pillola, per ridurre la distanza, abbiamo rappresentato Gesù come un re di questo mondo: una corona, uno scettro, un manto regale, un trono. Perché era troppo duro ammettere che il suo è un altro potere, quello disarmante e disarmato dell’amore.
Perché la sua totale nudità contrastava con la nostra immagine di un re avvolto in morbide e preziose vesti.
Perché il suo stile viene a cozzare tremendamente con il nostro.
Oggi, se vogliamo essere fedeli a questa festa, dobbiamo sottolineare e non coprire lo scandalo. Dobbiamo proclamare questa realtà difficile da digerire: l’ultima parola sulla storia la dice proprio il Crocifisso, l’inchiodato al patibolo, il condannato dal potere civile e religioso.
Ed è una vita donata, sono parole e gesti d’amore che, soli, possono salvare e cambiare il mondo.

Domenica 14 Novembre 2021

Gioia o terrore?

Dalla pianta di fico imparate la parabola (Mc 13,28)

Che effetto ci fanno le parole ascoltate questa domenica: gioia o terrore? Consideriamo le parole di Gesù un vero Vangelo, una “bella notizia” che rallegra i nostri giorni, oppure ci mettiamo a mugugnare di fronte a queste previsioni?
Tutto dipende dal modo in cui ci vanno le cose. Se ci sentiamo al sicuro, con la nostra casa, il nostro lavoro… Se, tutto sommato, ci sentiamo colmi di benessere, di tranquillità, ci sentiamo arrivati… Allora queste parole ci metteranno almeno un po’ di paura perche, se tutto cambia, chi ce lo assicura quell’angolino caldo che abbiamo costruito un po’ alla volta?
Se invece apparteniamo alla schiera di quelli che non ne possono più, che non ce la fanno più a tirare avanti con i loro salari da fame e le loro sofferenze, con le ingiustizie e i soprusi che devono subire, con le umiliazioni che devono sopportare; allora queste parole ci daranno un po’ di speranza. Tanto più che non si tratta di una promessa elettorale, ma di una parola di Gesù. Tanto più che lui stesso si impegna a realizzare il cambiamento, a portare a termine il suo progetto, che ha come primi destinatari i poveri.
In definitiva il Vangelo di questa domenica farà emergere la nostra condizione, la fede e la speranza che animano effettivamente la nostra esistenza. Per chi considera il cristianesimo una polizza di assicurazione sulla vita, per assicurarsi – non si sa mai – un futuro tranquillo, un po’ di spavento almeno ci sarà. Per chi ha “investito” tutto su quello che ha detto Gesù, sarà una bella domenica di Festa, che lo convincerà ulteriormente di aver fatto bene a correre il rischio di essere suo discepolo.

Domenica 7 Novembre 2021

L’apparenza e la realtà

Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava le monete” (Marco 12,41)

L’apparenza: i ricchi che gettavano le loro monete nelle apposite cassette contavano sul rumore che queste provocavano e che attiravano su di loro gli sguardi ammirati dei presenti.
L’offerta della vedova è talmente irrisoria (2 monetine) che passa decisamente inosservata. Eppure la realtà –ciò che vale agli occhi di Dio- è esattamente opposta: il dono dei ricchi ha a che fare col loro sovrappiù, la povera vedova mette nel tesoro del Tempio l’indispensabile.
I primi hanno dato quello che restava, la seconda di fatto si è tolta il pane di bocca.
L’episodio del Vangelo non manca di porre ad ognuno di noi una domanda: che cosa dai? Il tuo superfluo o l’indispensabile? Ti senti buono perché doni ciò che ti avanza?
C’è chi approfitta della raccolta di indumenti per “liberare”i suoi armadi dei vestiti passati di moda e forse si considera un “generoso”. Ma quello che dà non intacca minimamente il suo stile di vita. E’ proprio carità la sua?
Il bello avviene quando si è costretti a scegliere mettendo in discussione il proprio stile di vita. La vedova del Vangelo incarna due valori: la fiducia in Dio ed un amore autentico verso il prossimo. Offre con abbondanza perché sa che il Signore non la abbandonerà.
Se non siamo in grado di ripetere il suo gesto è perché in fondo manchiamo di fiducia. Dobbiamo lasciarci condurre più dalle ragioni del cuore piuttosto che dalla matematica.

Domenica 31 Ottobre 2021

Il comandamento più grande

Amare il prossimo come se stesso vale più
di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Marco 12,33)

Di regole e di comandamenti ce n’erano molti. Alcuni erano antichi, venerabili, enunciati da Dio stesso; altri dichiaratamente più recenti e di chiara provenienza umana, tradizioni che recavano il marchio di un’epoca, di una cultura, di una saggezza particolare.
Ecco perché la domanda dello scriba è legittima: le centinaia di prescrizioni a cui dobbiamo attenerci sono tutte uguali per importanza o ce n’è qualcuna che conta di più, che occupa addirittura il primo posto?
La risposta offerta da Gesù non ha nulla di originale. Il primo, tratto dal Deuteronomio è un testo notissimo, che tutti gli ebrei di ieri e di oggi imparano a memoria e con il quale pregano più volte al giorno. Il secondo è ripreso dal libro del Levitico.

Non si è invitati ad “amare Dio” quanto, quando, come e dove lo decidiamo noi. Non è un amore lasciato al nostro piacimento, quello che Dio si attende. Deuteronomio dice: “Con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. E la formula vuole evocare tutto l’essere umano: i suoi desideri, la sua volontà, le sue energie, le sue scelte, i suoi atteggiamenti.
Ma Gesù aggiunge anche la mente che lo scriba riprende con intelligenza. Si tratta di un particolare che non vorremmo ignorare perché ci ricorda che si ama anche con la testa, non solo con il cuore, e che la saggezza vera, che orienta l’amore, viene da Dio, dalla sua Parola che dobbiamo leggere, intendere, meditare e, soprattutto, vivere.
Dio ci chiede di essere amato non con gli spazi liberi della nostra esistenza, ma con tutto ciò che fa parte della nostra vita.
Il secondo comandamento vuole essere anch’esso preciso. Ama il prossimo come te stesso, come ami la tua esistenza, disposto sempre a custodirla, a difenderla, a sostenerla.
Ama il prossimo perché è come te, ha i tuoi stessi diritti, i tuoi stessi sogni, i tuoi stessi bisogni e desideri.
Per Gesù, in ogni caso, i due comandamenti non possono essere opposti tra di loro: sono tenacemente uniti a doppio filo.

Domenica 24 Ottobre 2021

La fede di Bartimeo

El Greco – Guarigione del cieco

Che cosa vuoi che io faccia per te?” (Marco 10,51)

Quella di Bartimeo, il cieco di Gerico, non è una richiesta qualsiasi: Bartimeo grida. C’è chi vorrebbe farlo tacere perché forse ritiene un po’ eccessive le sue parole: chiama Gesù “Messia” e chiede il miracolo…
Ma quest’uomo, che siede lungo strada a mendicare, non si da per vinto, anzi. Continua a gridare ancor più forte, finchè la sua voce raggiunge Gesù. Gesù gli chiede una cosa che sembra ovvia: “Che cosa vuoi che ti faccia?” E che cosa potrebbe desiderare un cieco che brancola nel buio di una notte che non finisce mai? “Che io riabbia la vista”.
E’ solo allora che Gesù fa il miracolo. L’incontro, tuttavia, non ha dato solo la vista ad un cieco, ma ha cambiato la vita ad uno che è diventato discepolo: “prese a seguirlo per la strada”. Un grido, un grido che si fa sempre più forte; un balzo verso Gesù quando lui chiama; una richiesta, un gesto d’amore che è gesto di guarigione: ecco la storia di un cieco a cui viene donata la vista, ma non solo quella degli occhi. Viene da domandarsi: cos’è che provoca quest’incontro che lascia un segno per sempre? La risposta ce la dà Gesù stesso: “La tua fede ti ha salvato”.
Oggi come 2000 anni fa, Gesù passa. Tutto può restare come prima. La folla che lo accompagna rimane la folla di sempre curiosa e chiacchierona, facile ad entusiasmarsi e a dimenticare…ma chi grida, prima o poi Gesù lo incontra. “Chi cerca trova” dice il proverbio. La vera morte della fede è la caduta dell’invocazione, della richiesta fiduciosa, è la scomparsa del desiderio di incontrare Gesù perché ci cambi la vita.

 


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Settembre 2021 – Luglio 2022

Domenica 17 Ottobre 2021

Tra voi non è così…

 

Concedici di sedere…uno alla tua destra e uno alla tua sinistra (Marco 10,37)

Se il momento non fosse drammatico, se Gesù non stesse andando verso la passione, verrebbe quasi da ridere. Sì, perché Giacomo e Giovanni non sanno veramente quello che stanno domandando.
Chiedono i primi posti, i posti di responsabilità: stare alla destra e alla sinistra di Gesù. Ma è sulla croce che Gesù mostrerà veramente la sua gloria, il suo amore… e dunque i due, naturalmente senza saperlo, lo supplicano di essere crocifissi insieme con lui!
Gesù non è il re che si attendono i suoi discepoli: è venuto per servire. Non è venuto innanzitutto a chiedere la vita dei suoi, ma ad offrire la propria. Chi vuol seguirlo allora, non deve dimenticarlo. Ne va della fedeltà a lui, a Gesù, al suo messaggio, alla sua missione.
Su questo noi cristiani siamo invitati a vigilare, a non permettere che la Chiesa diventi “una” delle tante società di questo mondo. Perché il rischio che si sta correndo è troppo grande: è il rischio di perdere l’appuntamento con il Signore risorto che ci visita, il rischio di cercarlo là dove non si presenterà e di mancare all’appuntamento che ci aveva dato.
Dove e come si manifesta oggi Gesù in mezzo a noi? E’ lecito credere che i criteri che ha annunciato e vissuto non sono cambiati. E che dunque dobbiamo aprire bene gli occhi. Non per puntarli là dove si riuniscono i grandi della terra, ma là dove i piccoli vivono appassionatamente il Vangelo del servizio e della solidarietà.

 


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