Domenica 10 Ottobre 2021

“Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri” (Marco 10,21)

La ricchezza, in sé, non è né buona né cattiva: tutto dipende dall’uso che se ne fa, dalla disponibilità a trattarla come un mezzo e non come un fine, dalla capacità di sfuggire all’illusione che essa genera: quella di sentirsi garantiti, difesi, rassicurati dal possesso di molti beni.
Gesù sollecita il giovane del vangelo a rendere la ricchezza uno strumento per aiutare i poveri: non gli chiede unicamente di disfarsene, ma di utilizzarla per aiutare chi vive nella difficoltà. E’ davanti a questa proposta che l’entusiasmo si muta in tristezza, che il volto si oscura e il cuore si chiude in modo ermetico.
Perché accade una cosa del genere? Non è facile fidarsi interamente di Gesù, quando si è abituati a contare solo sui propri beni economici, sulle proprie risorse culturali, sulle proprie abilità. Non è facile affrontare le incertezze della vita, forti solamente dell’amore di una persona che ci assicura di restarci accanto sempre, ma senza sottrarci alle fatiche e alle difficoltà, senza esonerarci dai piccoli e grandi insuccessi che ci possono accadere. Non è facile sfuggire alla tentazione di considerare la fede una sorta di “polizza di assicurazione” da utilizzare in caso di sinistro, ma da tenere rigorosamente nel cassetto quando le cose vanno a gonfie vele.
Giocarsi interamente, puntare tutto su Gesù e sul suo Vangelo: ecco una scelta decisamente coraggiosa. Ma è anche l’unico modo per ricevere il dono della vita eterna. L’unica via da percorrere se si vuole essere suoi discepoli.

 


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Calendario delle attività pastorali

Settembre 2021 – Luglio 2022

Domenica 3 Ottobre 2021

Festa della Madonna del Rosario

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:

non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,

ma liberaci da ogni pericolo,

o Vergine gloriosa e benedetta.

 

 




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Domenica 26 Settembre 2021

Non è dei nostri

Dicono che ogni fondamentalismo ed ogni razzismo, ogni tradizionalismo ed ogni integralismo siano in fondo la conseguenza visibile di una malattia dello spirito, una sorta di fragilità, di inadeguatezza, di smarrimento davanti a uno scenario che, proprio perché ricco, è anche complesso. Molto più semplice trovare rifugio in una adesione alla lettera della Scrittura, in un senso di appartenenza rigido (che pratica l’esclusione), in un aggancio ad un’unica epoca della storia (quella che risulta più congeniale). In fondo, al di là delle apparenze, una divisa, una etichetta, un gruppo, un leader o capo carismatico, un regolamento sono un modo come un altro per sentirsi rassicurati, tranquillizzati.
E fanno anche bene a chi proprio non ce la fa ad affrontare da solo, col suo scheletro, i colpi della vita, i paesaggi sterminati in cui ci si può anche perdere, le offerte più diverse che rendono imbarazzante una scelta.
E’ vero: ognuno ha il diritto di scegliersi le protesi che più li convengono…Questa è libertà.
Ma sarebbe eccessivo spacciarle per una medaglia olimpica. E soprattutto sarebbe devastante giudicare, catalogare gli altri in base a criteri del tutto inadeguati. Gli apostoli erano orgogliosi, evidentemente, di appartenere al gruppo di Gesù. Lui stesso li aveva chiamati a seguirlo e per lui avevano lasciato tutto. Logico dunque che si sentano un po’ defraudati da uno che, senza essere del gruppo, compie cose prodigiose nel nome di Gesù.
Concorrenza sleale? Infrazione ai codici di comportamento religioso? Millantato credito? Non sappiamo a quale di queste ragioni Giovanni e i suoi compagni si siano appellati. Certo è che fermano quel tale, gli proibiscono di continuare “perché non era dei nostri”.
Ma Gesù ha un parere diverso. E lo motiva. Del gruppo o no, se uno opera miracoli nel suo nome non può essergli contrario. Continua a leggere

Domenica 19 Settembre 2021

Gesù parla un linguaggio di servizio, di umiliazione: “Io non sono venuto per farmi servire, per essere servito, ma per servire”». Invece «il linguaggio del mondo è: “chi ha più potere per comandare?”. E questo linguaggio mondano è nemico di Dio». Quando infatti c’è la «vanità», la «voglia mondana di avere il potere, non di servire, ma di essere servito», si usano tutti i mezzi. Così, ad esempio, ci sono le «chiacchiere», lo «sporcare gli altri».

Tutto questo accade oggi in ogni istituzione della Chiesa: parrocchie, collegi, altre istituzioni, anche nei vescovati… tutti. Ecco i «due modi di parlare»: da una parte lo «spirito del mondo, che è spirito di ricchezza, vanità e orgoglio»; dall’altra Gesù che dice: «il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno». Egli «è venuto per servire e ci ha insegnato la strada nella vita cristiana: il servizio, l’umiltà». Del resto, quando i grandi santi dicevano di sentirsi tanto peccatori, è perché avevano capito questo spirito del mondo che era dentro di loro e avevano tante tentazioni mondane». Infatti «nessuno di noi può dire: “No, io no, no io… io sono una persona santa, pulita.” Tutti noi siamo tentati da queste cose, siamo tentati di distruggere l’altro per salire in alto». È una «tentazione mondana» che «divide e distrugge la Chiesa», e non è certo «lo Spirito di Gesù».

Dall’omelia di Papa Francesco del 25 febbraio 2020

Domenica 12 Settembre 2021

Tu sei il Cristo…

Nel brano evangelico di oggi (cfr Mc 8,27-35), ritorna la domanda che attraversa tutto il Vangelo di Marco: chi è Gesù? Ma questa volta è Gesù stesso che la pone ai discepoli, aiutandoli gradualmente ad affrontare l’interrogativo sulla sua identità. Prima di interpellare direttamente loro, i Dodici, Gesù vuole sentire da loro che cosa pensa di Lui la gente – e sa bene che i discepoli sono molto sensibili alla popolarità del Maestro! Perciò domanda: «La gente, chi dice che io sia?» (v. 27). Ne emerge che Gesù è considerato dal popolo un grande profeta. Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente. Egli non accetta nemmeno che i suoi discepoli rispondano alle sue domande con formule preconfezionate, citando personaggi famosi della Sacra Scrittura, perché una fede che si riduce alle formule è una fede miope.

Il Signore vuole che i suoi discepoli di ieri e di oggi instaurino con Lui una relazione personale, e così lo accolgano al centro della loro vita. Per questo li sprona a porsi in tutta verità di fronte a sé stessi, e chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?» (v. 29). Gesù, oggi, rivolge questa richiesta così diretta e confidenziale a ciascuno di noi: “Tu, chi dici che io sia? Voi, chi dite che io sia? Chi sono io per te?”. Continua a leggere

Domenica 5 Settembre 2021

Fa udire i sordi e fa parlare i muti

 

Il Vangelo di questa domenica (cfr Mc 7,31-37) riferisce l’episodio della guarigione miracolosa di un sordomuto, operata da Gesù. Gli portarono un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. Egli, invece, compie su di lui diversi gesti: prima di tutto lo condusse in disparte lontano dalla folla. In questa occasione, come in altre, Gesù agisce sempre con discrezione. Non vuole fare colpo sulla gente, Lui non è alla ricerca della popolarità o del successo, ma desidera soltanto fare del bene alle persone. Con questo atteggiamento, Egli ci insegna che il bene va compiuto senza clamori, senza ostentazione, senza “far suonare la tromba”. Va compiuto in silenzio.
Quando si trovò in disparte, Gesù mise le dita nelle orecchie del sordomuto e con la saliva gli toccò la lingua. Questo gesto rimanda all’Incarnazione. Il Figlio di Dio è un uomo inserito nella realtà umana: si è fatto uomo, pertanto può comprendere la condizione penosa di un altro uomo e interviene con un gesto nel quale è coinvolta la propria umanità. Al tempo stesso, Gesù vuol far capire che il miracolo avviene a motivo della sua unione con il Padre: per questo, alzò lo sguardo al cielo. Poi emise un sospiro e pronunciò la parola risolutiva: «Effatà», che significa “Apriti”. E subito l’uomo venne sanato: gli si aprirono gli orecchi, gli si sciolse la lingua. La guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo. Continua a leggere

Domenica 29 Agosto 2021

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando…

osserverete i comandi del Signore.

Gesù discute con i farisei

 

In questa domenica riprendiamo la lettura del Vangelo di Marco. Nel brano odierno (cfr Mc 7,1-8.14-15.21-23), Gesù affronta un tema importante per tutti noi credenti: l’autenticità della nostra obbedienza alla Parola di Dio, contro ogni contaminazione mondana o formalismo legalistico. Il racconto si apre con l’obiezione che gli scribi e i farisei rivolgono a Gesù, accusando i suoi discepoli di non seguire i precetti rituali secondo le tradizioni. In questo modo, gli interlocutori intendevano colpire l’attendibilità e l’autorevolezza di Gesù come Maestro perché dicevano: “Ma questo maestro lascia che i discepoli non compiano le prescrizioni della tradizione”. Ma Gesù replica forte e replica dicendo: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”» (vv. 6-7). Così dice Gesù. Parole chiare e forti! Ipocrita è, per così dire, uno degli aggettivi più forti che Gesù usa nel Vangelo e lo pronuncia rivolgendosi ai maestri della religione: dottori della legge, scribi… “Ipocrita”, dice Gesù.
Gesù infatti vuole scuotere gli scribi e i farisei dall’errore in cui sono caduti, e qual è questo errore? Quello di stravolgere la volontà di Dio, trascurando i suoi comandamenti per osservare le tradizioni umane. La reazione di Gesù è severa perché grande è la posta in gioco: si tratta della verità del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’autenticità della vita religiosa. L’ipocrita è un bugiardo, non è autentico.
Anche oggi il Signore ci invita a fuggire il pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza. Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell’esperienza di fede, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo, purificandola dall’ipocrisia del legalismo e del ritualismo. Continua a leggere

Domenica 22 Agosto 2021

Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

 

Si conclude oggi la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, con il discorso sul “Pane della vita”, pronunciato da Gesù all’indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Alla fine di quel discorso, il grande entusiasmo del giorno prima si spense, perché Gesù aveva detto di essere il Pane disceso dal cielo, e che avrebbe dato la sua carne come cibo e il suo sangue come bevanda, alludendo così chiaramente al sacrificio della sua stessa vita. Quelle parole suscitarono delusione nella gente, che le giudicò indegne del Messia, non “vincenti”. Così alcuni guardavano Gesù: come un Messia che doveva parlare e agire in modo che la sua missione avesse successo, subito. Ma proprio su questo si sbagliavano: sul modo di intendere la missione del Messia! Perfino i discepoli non riescono ad accettare quel linguaggio inquietante del Maestro. E il brano di oggi riferisce il loro disagio: «Questa parola è dura! – dicevano – Chi può ascoltarla?» (Gv 6,60). Continua a leggere

Domenica 15 Agosto 2021

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili

TIziano-Particolare dell’Assunta Veneziana dei Frari

 

Quando l’uomo mise piede sulla luna, fu detta una frase che divenne famosa: «Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità». In effetti, l’umanità aveva raggiunto un traguardo storico. Ma oggi, nell’Assunzione di Maria in Cielo, celebriamo una conquista infinitamente più grande. La Madonna ha poggiato i piedi in paradiso: non ci è andata solo in spirito, ma anche con il corpo, con tutta sé stessa. Questo passo della piccola Vergine di Nazaret è stato il grande balzo in avanti dell’umanità. Serve poco andare sulla luna se non viviamo da fratelli sulla Terra. Ma che una di noi abiti in Cielo col corpo ci dà speranza: capiamo che siamo preziosi, destinati a risorgere. Dio non lascerà svanire il nostro corpo nel nulla. Con Dio nulla andrà perduto! In Maria la meta è raggiunta e noi abbiamo davanti agli occhi il motivo per cui camminiamo: non per conquistare le cose di quaggiù, che svaniscono, ma per conquistare la patria di lassù, che è per sempre. E la Madonna è la stella che ci orienta. Lei è andata prima. Ella, come insegna il Concilio, «brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino» (Lumen gentium, 68). Continua a leggere

Domenica 8 Agosto 2021

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

Icona ortodossa raffigurante Cristo nel calice dell’Eucarestia

 

In questa domenica prosegue la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù, dopo aver compiuto il grande miracolo della moltiplicazione dei pani, spiega alla gente il significato di quel “segno” (Gv 6,41-51).
Come aveva fatto in precedenza con la Samaritana, partendo dall’esperienza della sete e dal segno dell’acqua, qui Gesù parte dall’esperienza della fame e dal segno del pane, per rivelare Sé stesso e invitare a credere in Lui.
La gente lo cerca, la gente lo ascolta, perché è rimasta entusiasta del miracolo – volevano farlo re! -; ma quando Gesù afferma che il vero pane, donato da Dio, è Lui stesso, molti si scandalizzano, non capiscono, e cominciano a mormorare tra loro: «Di lui – dicevano – non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo?”» (Gv 6,42). E cominciano a mormorare. Allora Gesù risponde: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato», e aggiunge: «Chi crede ha la vita eterna» (vv. 44.47). Continua a leggere