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Domenica 11 Aprile 2011
/0 Commenti/in Riflessioni /da wp_10647795Il bisogno di vedere e di toccare
“Metti qui il tuo dito…tendi la tua mano
e mettila nel mio fianco”. (Giovanni 20,27)
Abbiamo tutti, come Tommaso, il bisogno di vedere e di toccare.
Le parole degli altri non ci possono bastare.
Vogliamo fare esperienza diretta della realtà. E questo
soprattutto quando si tratta di una persona che abbiamo amato, che
ci è stata strappata in modo violento e drammatico e che ora ci
dicono sia risorta.
Il dubbio di Tommaso, dunque, lo comprendiamo bene. Quante
volte l’abbiamo avvertito anche noi, e talvolta in modo lancinante.
Gesù offre a Tommaso questa possibilità: “Metti qui il tuo dito
e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;
e non essere incredulo, ma credente!”
Il racconto non dice se Tommaso abbia afferrato poi questa
possibilità, non dice se poi in effetti abbia toccato i segni della
passione per sincerarsi, per essere sicuro che il Risorto fosse proprio
lui che era stato inchiodato alla croce.
Il Vangelo riferisce, invece, la sua professione di fede, la più
semplice e la più diretta che si possa immaginare: “Mio Signore e mio
Dio!”
Tommaso, probabilmente, non ha più bisogno di toccare: gli è
bastato incontrare personalmente Gesù:
Anche a noi questo può accadere, ma senza vedere e senza toccare.
Perché il Risorto non ha più il corpo di prima e dunque la sua non è
una presenza fisica, che si impone.
Ci vuole la fede per accorgersi di Lui.
Ci vuole la fede per cogliere la sua presenza.
Ci vuole la fede per incontrarlo.
In caso contrario gli passiamo accanto distratti, presi da altre cose.
In caso contrario non riusciamo neppure a vedere le tracce.
Un percorso più duro? Un difficoltà in più?
Gesù ha un modo diverso di vedere le cose.
Dice: “beati” a “quelli che non hanno visto e hanno creduto”.
Beati, cioè felici, fortunati, perché sanno rallegrarsi di questa
presenza nuova offerta a tutti.
Beati perché hanno occhi buoni, gli occhi della fede, per
riconoscere il Cristo che li visita nel tessuto della loro vita quotidiana.
Beati perché immuni da qualsiasi istinto di possesso e liberi di
accogliere il dono di Dio come si presenta.
Beati perché disposti ad abbandonarsi al Cristo senza fare tante
domande.
La fede dei discepoli, in questo caso, raggiunge la fede di Maria
quando l’angelo le chiede di diventare la madre del Figlio di Dio.
Non le è possibile vedere e toccare, le viene solo offerto un segno:
quel figlio che anche Elisabetta, sterile e già avanti negli anni, attende.
Maria dice il suo sì, mettendo la sua vita nelle mani di Dio.
E’ quello che ogni credente è chiamato a fare, grazie ai segni che
gli vengono offerti: grazie all’esperienza di Cristo che parla attraverso
il Vangelo, che agisce nei santi sacramenti, che ci continua a visitare
attraverso i poveri.