Vita Parrocchiale: 7 Luglio – 13 Luglio 2024
/0 Commenti/in Attività della settimana /da wp_10647795- DOMENICA 7 LUGLIO
Orario SS. Messe:
– Ore 8.30 – 10.30 – 12 nella chiesa parrocchiale
– Ore 18 in auditorium - SABATO 13 LUGLIO
– Alle ore 19, in chiesa, S. Messa festiva - DOMENICA 14 LUGLIO
Orario SS. Messe:
– Ore 8.30 – 10.30 – 12 nella chiesa parrocchiale
– Ore 18 in auditorium
Esperienza campi estivi a foce
1ª media – Dal 2 al 4 agosto
2ª media – Dal 28 agosto al 1° Settembre
3ª media – Dal 4 al 7 agosto
1ª superiore – Dal 28 luglio al 1° agosto
2ª superiore – Dal 13 al 18 agosto
3ª e 4ª superiore – Dal 7 all’11 agosto
Magnede (Giovanissimi) – Dal 18 al 22 agosto
Non costa niente ma vale tanto: Dona il 5×1000
ASSOCIAZIONE ORATORIO DI S.ANNA
Codice fiscale:92023190462
Oppure
ASSOCIAZIONE “LA FINESTRA” (Anziani)
Codice fiscale:92024360460
In evidenza: 7 Luglio 2024
/0 Commenti/in In evidenza /da wp_10647795Sotto il Matanna una casa che rivive con tanti volontari
Proponiamo l’articolo che il nostro “Giornalista Parrocchiale” Michele Citarella ha pubblicato sulla rivista In Cammino associata al settimanale Toscana Oggi del 23 giugno 2024
L’estate è ormai alle porte e i catechisti delle varie comunità parrocchiali sono in fermento per gli ultimi preparativi in vista dei campi estivi che ravvivano case parrocchiali situate in zone di montagna ora scarsamente abitate e ormai privi di una comunità locale stabilmente presente. Si tratta di case vissute per poche settimane durante l’anno, concentrate nel periodo estivo, ma che richiedono manutenzione costanti e pulizie ordinarie in periodi ben più lunghi del solo periodo dei campeggi, Manutenzione e pulizie che vengono compiute in sordina, lontano dai riflettori e affidate a volontari che hanno deciso di dedicare qualche fine settimana e qualche ritaglio di tempo per contribuire a rendere accogliere queste case dove si svolgono i ritiri estivi dei gruppi di giovani.
Esempio forte di tale legame con la casa parrocchiale di montagna «ricevuta in adozione» arriva dalla comunità di S. Anna (Lucca), dove è attivo da oltre 40 anni il gruppo Foce, nato con l’intento di garantire i lavori di manutenzione della casa estiva di Foce di Bucino.
Era il 1979 quando Monsignor Bruno Tommasi, all’epoca parroco a S. Anna, acquisì questa casa con l’intento di creare un punto stabile di riferimento per momenti di preghiera, formazione e programmazione delle attività per il successivo autunno. I volontari della prima ora ricordano: «Don Bruno sentiva fortemente la necessità di offrire ai ragazzi un luogo isolato dalla frenesia di tutti i giorni e fu abile nel trovare un accordo con i pochi residenti nel posto, cui promise tutela dei luoghi e degli arredi della chiesa e della canonica. Acquisita la gestione della casa, fu necessario mettersi a lavoro per adeguare gli ambienti e renderli ospitali per i gruppi di catechismo». Nacque così il gruppo Foce, che iniziò a prendersi cura della casa all’ombra del Monte Matanna.
La cucina del parroco si trasformò in cucina in grado di preparare pasta e prelibatezze per trenta ragazzi affamati, le camere si riempirono di letti a castello acquisiti e trasportati da S. Anna con la disponibilità e la solidarietà di un’intera comunità, così come vennero realizzati ulteriori servizi igienici e docce, pur mantenendo il decoro che un’area montana richiede.
Nel corso degli anni, il gruppo Foce ha avuto il necessario ricambio generazionale, grazie all’esempio dei predecessori. E sono proprio le nuove leve, nelle domeniche che precedono l’estate, ad organizzarsi per areare gli ambienti dopo mesi di chiusura, a manutenere caldaia e a ripulire le camere e il cortile parrocchiale. Ci sono anche lavori esterni, quali il taglio d’erba, la cura della staccionata e del piazzale antistante alla chiesa. «Negli anni recenti la casa e la chiesa di Foce di Bucino hanno dovuto subire lavori di straordinaria manutenzione ad opera di una ditta specializzata e il nostro impegno si è quindi concentrato nelle pulizie successive al cantiere. Siamo felici di questo nostro compito nella comunità, Che è quello di garantire una casa accogliente in un luogo lontano dallo stress quotidiano, distaccato dai social e prezioso per la catechesi dei giovani della nostra comunità della nostra Diocesi».
CORSO PRIMO SOCCORSO E DAE PRESSO IL NOSTRO ORATORIO
Un ambiente accogliente è anche un ambiente sicuro. Così il nostro oratorio, che riceve ogni giorno bambini, ragazzi e adulti per attività che spaziano dallo sport alla catechesi fino al Grest, ha organizzato un corso di primo soccorso con aggiornamento periodico con addestramento all’utilizzo del DAE, installato all’interno dei proprio ambienti.
Un’attenzione al prossimo che ha visto protagonisti catechisti, volontari e animatori Grest, attenti a mettere in pratica quanto indicato dai volontari dell’Associazione Mirco Ungaretti cui va il ringraziamento della nostra parrocchia e della comunità di S. Anna.
Sabato 15 giugno si è svolta la Gita al Santuario di Montallegro (Rapallo), ecco una foto ricordo dei partecipanti:
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
/0 Commenti/in Riflessioni /da wp_10647795Il Vangelo che leggiamo nella liturgia di questa domenica (Mc 6,1-6) ci racconta l’incredulità dei compaesani di Gesù. Egli, dopo aver predicato in altri villaggi della Galilea, ripassa da Nazaret, dove era cresciuto con Maria e Giuseppe; e, un sabato, si mette a insegnare nella sinagoga. Molti, ascoltandolo, si domandano: “Da dove gli viene tutta questa sapienza? Ma non è il figlio del falegname e di Maria, cioè dei nostri vicini di casa che conosciamo bene?” (cfr vv. 1-3). Davanti a questa reazione, Gesù afferma una verità che è entrata a far parte anche della sapienza popolare: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (v. 4). Lo diciamo tante volte.
Soffermiamoci sull’atteggiamento dei compaesani di Gesù. Potremmo dire che essi conoscono Gesù, ma non lo riconoscono. C’è differenza tra conoscere e riconoscere. In effetti, questa differenza ci fa capire che possiamo conoscere varie cose di una persona, farci un’idea, affidarci a quello che ne dicono gli altri, magari ogni tanto incontrarla nel quartiere, ma tutto questo non basta. Si tratta di un conoscere direi ordinario, superficiale, che non riconosce l’unicità di quella persona. È un rischio che corriamo tutti: pensiamo di sapere tanto di una persona, e il peggio è che la etichettiamo e la rinchiudiamo nei nostri pregiudizi. Allo stesso modo, i compaesani di Gesù lo conoscono da trent’anni e pensano di sapere tutto! “Ma questo non è il ragazzo che abbiamo visto crescere, il figlio del falegname e di Maria? Ma da dove gli vengono, queste cose?”. La sfiducia. In realtà, non si sono mai accorti di chi è veramente Gesù. Si fermano all’esteriorità e rifiutano la novità di Gesù.
E qui entriamo proprio nel nocciolo del problema: quando facciamo prevalere la comodità dell’abitudine e la dittatura dei pregiudizi, è difficile aprirsi alla novità e lasciarsi stupire. Noi controlliamo, con l’abitudine, con i pregiudizi. Finisce che spesso dalla vita, dalle esperienze e perfino dalle persone cerchiamo solo conferme alle nostre idee e ai nostri schemi, per non dover mai fare la fatica di cambiare. E questo può succedere anche con Dio, proprio a noi credenti, a noi che pensiamo di conoscere Gesù, di sapere già tanto di Lui e che ci basti ripetere le cose di sempre. E questo non basta, con Dio. Ma senza apertura alla novità e soprattutto – ascoltate bene – apertura alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne e diventa un’abitudine, un’abitudine sociale. Ho detto una parola: lo stupore. Cos’è, lo stupore? Lo stupore è proprio quando succede l’incontro con Dio: “Ho incontrato il Signore”. Leggiamo il Vangelo: tante volte, la gente che incontra Gesù e lo riconosce, sente lo stupore. E noi, con l’incontro con Dio, dobbiamo andare su questa via: sentire lo stupore. È come il certificato di garanzia che quell’incontro è vero, non è abitudinario.
Alla fine, perché i compaesani di Gesù non lo riconoscono e non credono in Lui? Perché? Qual è il motivo? Possiamo dire, in poche parole, che non accettano lo scandalo dell’Incarnazione. Non lo conoscono, questo mistero dell’Incarnazione, ma non accettano il mistero. Non lo sanno, ma il motivo è inconsapevole e sentono che è scandaloso che l’immensità di Dio si riveli nella piccolezza della nostra carne, che il Figlio di Dio sia il figlio del falegname, che la divinità si nasconda nell’umanità, che Dio abiti nel volto, nelle parole, nei gesti di un semplice uomo. Ecco lo scandalo: l’incarnazione di Dio, la sua concretezza, la sua “quotidianità”. E Dio si è fatto concreto in un uomo, Gesù di Nazaret, si è fatto compagno di strada, si è fatto uno di noi. “Tu sei uno di noi”: dirlo a Gesù, è una bella preghiera! E perché è uno di noi ci capisce, ci accompagna, ci perdona, ci ama tanto. In realtà, è più comodo un dio astratto, distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società. Oppure ci piace credere a un dio “dagli effetti speciali”, che fa solo cose eccezionali e dà sempre grandi emozioni. Invece, cari fratelli e sorelle, Dio si è incarnato: Dio è umile, Dio è tenero, Dio è nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, succede a noi come ai compaesani di Gesù, rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo. Torno a dire quella bella frase di Sant’Agostino: “Ho paura di Dio, del Signore, quando passa”. Ma, Agostino, perché hai paura? “Ho paura di non riconoscerlo. Ho paura del Signore quando passa. Timeo Dominum transeuntem”. Non lo riconosciamo, ci scandalizziamo di Lui. Pensiamo a com’è il nostro cuore rispetto a questa realtà.
Ora, nella preghiera, chiediamo alla Madonna, che ha accolto il mistero di Dio nella quotidianità di Nazaret, di avere occhi e cuore liberi dai pregiudizi e avere occhi aperti allo stupore: “Signore, che ti incontri!”. E quando incontriamo il Signore c’è questo stupore. Lo incontriamo nella normalità: occhi aperti alle sorprese di Dio, alla Sua presenza umile e nascosta nella vita di ogni giorno.
Papa Francesco, Angelus del 4 luglio 2021