Vita Parrocchiale: 24 Novembre – 30 Novembre 2024
/0 Commenti/in Attività della settimana /da wp_10647795- DOMENICA 24 NOVEMBRE – Festa di Cristo e dell’universo – ultima domenica dell’Anno liturgico
Giornata Mondiale della Gioventù
Orario SS. Messe
– In chiesa: Ore 8.30 – 10.30 – 12
– In Auditorium: ore 17
– Dalle ore 18 alle 22, all’Oratorio, incontro del Gruppo famiglie - MARTEDÌ 26 NOVEMBRE
– Alle ore 21, in Auditorium, riunione dei catechisti e degli educatori dopo Cresima per l’animazione del Tempo Liturgico di Avvento – Natale - GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE
– Alle 16, in Auditorium, “La Finestra” organizza un incontro con Armando Sestani che ci parla di “Il giorno del ricordo: esuli da Pola a Lucca” - VENERDÌ 29 NOVEMBRE – Alle ore 21, all’Oratorio, incontro dei gruppi dopo-Cresima
- SABATO 30 NOVEMBRE
– In Chiesa Parrocchiale, dalle ore 10 alle 12, Adorazione Eucaristica. In questo tempo i preti sono a disposizione per le Confessioni
– In chiesa: ore 19.00 S. Messa festiva e inizio dell’Avvento - DOMENICA 1 DICEMBRE – Prima domenica di Avvento
Orario SS. Messe
– In chiesa: Ore 8.30 – 10.30 – 12
– In Auditorium: ore 17
POMERIGGIO DI SPIRITUALITÀ
aperto a tutti, per iniziare il Tempo liturgico dell’Avvento, presso i locali parrocchiali di San Marco.
Dalle ore 15.30 alle 19.30.
Guida la riflessione Fra Federico Russo, francescano, del convento di Pisa.Tutti conosciamo, almeno indirettamente, Fra Federico per il suo “Canto dell’Amore” che spesso cantiamo nelle nostre liturgie Ascolta…
CARITAS
Il ricavato del pranzo di fraternità di domenica 17 novembre e della lotteria (al netto delle spese) è stato di euro 3086.
Grazie di cuore a tutti coloro che in vario modo hanno contribuito a questo ottimo risultato.
La Caritas ringrazia l’Associazione La Finestra per l’offerta ricevuta di 400 euro.La Caritas invita tutta la Comunità ad offrire GENERI ALIMENTARI di lunga conservazione come olio, pelati, biscotti… In modo particolare, in questo momento, c’è bisogno di PASTA, TONNO E LEGUMI.
Preparazione al matrimonio
All’inizio del mese di gennaio 2025 comincia il percorso per le coppie in preparazione al Sacramento del Matrimonio.
QUI il calendario degli incontri.Le coppie interessate si mettano in contatto con i preti.
In evidenza: 24 Novembre 2024
/0 Commenti/in In evidenza /da wp_10647795Alcune parti del messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù
Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (Is 40,31)
Cari giovani! Quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: «Quanti sperano nel Signore […] camminano senza stancarsi» (Is 40,31).
Isaia profetizza un “camminare senza stancarsi”. Riflettiamo allora su questi due aspetti: il camminare e la stanchezza.
La nostra vita è un pellegrinaggio, un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, un cammino alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene.
I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo. E’ normale che, pur iniziando i nostri percorsi con entusiasmo, prima o poi cominciamo ad avvertire la stanchezza.
In alcuni casi, a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale. Si tratta di quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai “sporcarsi le mani” con i problemi, con gli altri, con la vita.
Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti. Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!
La soluzione alla stanchezza, è sempre la stessa: paradossalmente, non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso. Chi di voi ha partecipato a una gara sportiva – non da spettatore ma da protagonista – conosce bene la forza interiore che serve per raggiungere il traguardo. La speranza è proprio una forza nuova, che Dio infonde in noi, che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno “sguardo lungo” che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna.
Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa! Anche per chi ha ricevuto il dono della fede, ci sono stati momenti felici in cui Dio è stato presente e lo avete sentito vicino, e altri momenti in cui avete sperimentato il deserto.
Può succedere che all’entusiasmo iniziale nello studio o nel lavoro, oppure allo slancio di seguire Cristo – sia nel matrimonio, sia nel sacerdozio o nella vita consacrata – seguano momenti di crisi, che fanno sembrare la vita come un difficile cammino nel deserto. Questi tempi di crisi, però, non sono tempi persi o inutili, ma possono rivelarsi occasioni importanti di crescita. In questi momenti, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino. Ricordiamo che al popolo nel deserto diede la manna e al profeta Elia, stanco e scoraggiato, per due volte offrì una focaccia e dell’acqua perché potesse camminare per «quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Come diceva il beato Carlo Acutis, l’Eucaristia è l’autostrada per il cielo. Un giovane che ha fatto dell’Eucaristia il suo appuntamento quotidiano più importante! Così, intimamente uniti al Signore, si cammina senza stancarsi perché Lui cammina con noi (cfr Mt 28,20). Vi invito a riscoprire il grande dono dell’Eucaristia! Nei momenti inevitabili di fatica del nostro pellegrinaggio in questo mondo, impariamo allora a riposare come Gesù e in Gesù. Egli, che raccomanda ai discepoli di riposare dopo essere ritornati dalla missione (cfr Mc 6,31), riconosce il vostro bisogno di riposo del corpo, di tempo per il vostro svago, per godere della compagnia degli amici, per fare sport e anche per dormire. Ma c’è un riposo più profondo, il riposo dell’anima, che molti cercano e pochi trovano, che si trova solo in Cristo. Sappiate che tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore, che vi dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in Lui e a rimanere in Lui, poiché «quanti sperano nel Signore […] camminano senza stancarsi» (Is 40,31).
Coraggio! Vi porto tutti nel cuore e affido il cammino di ognuno di voi alla Vergine Maria, affinché sul suo esempio sappiate attendere con pazienza e fiducia ciò che sperate, restando in cammino come pellegrini di speranza e di amore.
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Il mio regno non è di questo mondo
/0 Commenti/in Riflessioni /da wp_10647795Il mio regno non è di questo mondo (Giovanni 18,36)
Il Vangelo di oggi ci parla del rappresentante di Roma, il procuratore Ponzio Pilato, forte del mandato dell’imperatore e del sostegno delle legioni di soldati, ed un ebreo, Gesù, appartenente a un popolo dominato, condotto in catene dalle autorità religiose del suo popolo, per essere giudicato e condannato: a guardare la scena con gli occhi dei contemporanei un abisso separa questi due uomini. E’ lampante il potere di uno e la disarmante fragilità dell’altro che, a primo acchito, sembra essere totalmente nelle sue mani: dalle decisioni del primo dipende la vita del secondo.
E tuttavia non è questa l’impressione che si ricava dal racconto del Vangelo di Giovanni: Gesù si staglia con la sua statura di testimone della verità, anche se è vero che non impone nulla al suo interlocutore. Le autorità ebraiche l’hanno deferito al giudizio del procuratore facendolo passare per un “re”, per un pretendente al trono che dovrebbe impensierire il potere di Roma. Hanno giocato chiaramente sul termine “Messia”, che hanno tradotto nel modo a loro più conveniente, nel suo significato più politico che religioso.
Poiché Pilato è partito proprio da lì, Gesù non esita ad affermare subito che il suo regno non è di questo mondo. La sua regalità non è imposta con la forza delle armi, non difende dei privilegi e degli interessi, non si esercita con la coercizione, non ha bisogno di esibire segni particolari di ricchezza. Appare disarmata perché si manifesta attraverso l’amore e l’amore autentico appare sempre così. Sembra perdente perché in ogni caso preferisce soffrire che far soffrire, donarsi piuttosto che togliere, sacrificarsi invece di esigere il sacrificio altrui.
La domanda che si pone a noi a distanza di 2000 anni è sempre la stessa: siamo disposti a credere a questa regalità? Siamo pronti ad affidare la nostra vita a questo re?
La strada che egli imbocca e percorre fedelmente fino in fondo è la strada della vita, anche se passa per l’umiliazione della croce. E’ la stessa che tanti uomini e donne, suoi discepoli, hanno percorso prima di noi.