Vita Parrocchiale: 11 Giugno – 17 Giugno 2023
/0 Commenti/in Attività della settimana /da wp_10647795- DOMENICA 4 GIUGNO Solennità del Corpus Domini
Orario SS. Messe:
– In Chiesa alle ore 8.30 – 10.30 – 12
– In questa domenica non viene celebrata la S. Messa delle ore 18 in Auditorium
– Alle ore 18, celebrazione del Corpus Domini cittadino in Cattedrale, presieduto dal Vescovo. - Incontri di riflessione nelle famiglie
Gli incontri hanno inizio alle ore 21 con il seguente calendario:LUNEDÌ 12 GIUGNO
– Presso la chiesina del Palazzaccio
– Presso la casa di Lida Sebastiani in Via di Boboli n° 139.
MARTEDÌ 13 GIUGNO
– Presso la casa di Rosangela Deghè in Via del Chiasso n° 327 e presso la chiesa del Palazzaccio.
– Presso la casa di Marco Feliciano, via Guami 52.
MERCOLEDÌ 14 GIUGNO
– Presso Angela Donatiello, Via De Gasperi 279, scala E (Case Gescal). - LUNEDÌ 12 GIUGNO
– Alle ore, 18 all’Oratorio, inizia il Palio con un incontro di calcetto fra la contrada delle Corti contro il Campanile.
– La sera alle 21, giocheranno a pallavolo le due squadre della contrada del Serpentone - MERCOLEDÌ 14 E GIOVEDÌ 15 GIUGNO
– Alle ore 21, all’Oratorio, si gioca il PALIO - SABATO 17 GIUGNO
– Alle ore 6.30, all’Oratorio, ritrovo e partenza per la gita parrocchiale al Santuario di Loreto e a San Marino
– Dalle ore 9 alle ore 12.30, presso la Croce Verde, incontro di formazione sul Primo soccorso per gli animatori del Grest e Catechisti dei campeggi a Foce di Bucino.
– Alle ore 19, in Chiesa, S. Messa festiva - DOMENICA 18 GIUGNO
Orario SS. Messe:
– In Chiesa alle ore 8.30 – 10.30 – 12
– In Auditorium alle ore 18
CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO
La prossima celebrazione sarà Domenica 24 settembre alle ore 15.30.
Tutte le coppie che desiderano battezzare i loro figli sono invitate a contattare i preti.
AIUTA LA TUA PARROCCHIA
Ogni mese, la nostra Parrocchia, deve pagare la rata del mutuo, stipulato nel 2016, di 3.500 euro. Grazie alla generosità di alcuni parrocchiani, ogni mese vengono donate offerte per 980 euro.
Per completare la rata del mutuo mancano ancora 2.520 euro mensili.Aiuta la tua Parrocchia e chiedi alla tua banca di accreditare mensilmente la tua offerta a questo IBAN:
Parrocchia di S. Anna
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In evidenza – 12 Marzo 2023
/0 Commenti/in In evidenza /da wp_10647795LETTERA DEL NOSTRO VESCOVO PER IL CAMMINO PASQUALE
(Seconda parte)
UN ATEISMO STRISCIANTE
Ci sono alcune espressioni, che si richiamano e completano a vicenda e che spesso capita di ascoltare (forse anche di dire), senza rendersi conto del loro effetto spiritualmente depressivo.
“Non c’è niente da fare”. I problemi sono tali e tanti che superano le possibilità di ciascuno; ciò che si riesce a fare appare come una piccola goccia nel mare. È evidente che non ha rilevanza, per cui non fa nessuna differenza il cercare o il non cercare di comprendere; il darsi o non darsi da fare; il provare o il non provare a fronteggiare le difficoltà. Questa obiezione è espressa quasi sempre in relazione alle grandi questioni del nostro tempo: la custodia del creato, la giustizia sociale, la pace… Essa, però, viene anche riferita all’ambito della vita personale o relazionale, dove certe situazioni di tensione, di limite o di sfida vengono ritenute superiori alle proprie forze.
“Non è possibile cambiare. Si è fatto sempre così”. Ci sono modi di fare e di pensare che si trascinano nel tempo, riproponendo situazioni di peccato, di ingiustizia, di divisione… o semplicemente trasformando la vita cristiana dei singoli e delle comunità in una sterile ripetizione di riti e di tradizioni di cui non si coglie quasi più il senso originario, ma che si continuano a celebrare stancamente, più per paura del nuovo che per intima convinzione.
“L’importante è godersi la vita”. Stanti così le cose, non vale davvero la pena sprecare energie e tempo per cercare di comprendere e attuare il Vangelo: è molto meglio cercare di prendere dalla vita – qui e adesso – tutto ciò che essa può dare in termini di soddisfazioni personali, condividendole al più con una ristretta cerchia di amici e parenti. Ciò non riguarda, evidentemente, solo l’ambito del divertimento, ma investe anche la sfera ecclesiale, dove la rinuncia a intraprendere nuovi percorsi di crescita umana e cristiana è il sintomo più eclatante della crisi di fede.
“Che vuoi che sia!” oppure “Che male c’è?”: espressione popolare di quel relativismo etico, “che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (J. Ratzinger, Omelia, 18 apr 2005), con poco o nullo spazio alla responsabilità, alla solidarietà e – in fin dei conti – alla fede.
Dove circolano queste frasi? Certamente nei contesti informali e amicali delle conversazioni da bar o nei social; c’è però una precisa linea culturale che, sotto le bandiere della libertà individuale, del primato dell’amore e del bisogno di divertimento, propaganda una visione profondamente egoista e seriamente disperata dell’esistenza: “mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” (1Cor 15,32).
Si tratta di un ateismo pratico, che può anche convivere con la pratica di preghiere e devozioni, di fatto privo di ogni riferimento alla fede. Lavoro, studio, affetti, tempo libero, cittadinanza, fragilità… tutto ciò che ci appartiene come persone viene vissuto – di fatto – come se Dio non ci fosse.
PAROLE DI VITA?
Nel contesto “liquido” in cui ci troviamo, molti offrono “parole di vita”: proposte di felicità e di realizzazione di sé che si pongono – più o meno esplicitamente – come alternative alla visione che scaturisce dalla fede. Chi cerca di ispirare al Vangelo la propria esistenza viene invece tacciato di bigottismo, di arretratezza o di ingenuo idealismo, quando non viene additato come nemico del progresso o della vera civiltà. Al massimo si è disposti ad apprezzare le azioni in favore dei poveri, ma solo fino a un certo punto: se ad essere aiutato, infatti, è il carcerato, l’immigrato clandestino, il rom… o chiunque venga giudicato non meritevole di sostegno, allora si viene tacciati di buonismo o di ipocrisia.
Se poi si parla dell’appartenenza alla Chiesa, allora bisogna fare i conti con tutto quello che si pensa, si dice e si scrive attorno al Vaticano, alla pedofilia, alla ricchezza dei preti, all’omofobia e alla misoginia delle gerarchie, all’ipocrisia dei fedeli…
L’atteggiamento verso Papa Francesco sembra rappresentare un’eccezione, ma vale fino a quando egli non vada a ribadire il magistero sulla pace, l’accoglienza, la famiglia, la vita… In quel caso le simpatie mediatiche e popolari (non di rado fondate su un’errata e semplicistica percezione del suo insegnamento) lasciano il posto alle opinioni di cui sopra.
È un vero e proprio bombardamento culturale, che rafforza la titubanza dei dubbiosi, ma che mette in difficoltà anche i più convinti: la fede in Gesù, così fuori moda, così difficile da praticare e sostenere, sarà davvero una risorsa per una vita felice? La figura di persona, di famiglia, di comunità… che il Vangelo propone sarà sul serio capace di condurre a pienezza queste dimensioni dell’esistenza?
(fine 2ª parte – Continua)
Leggi il messaggio completo del nostro Vescovo
11 Giugno 2023 – Mangiare e bere
/0 Commenti/in Riflessioni /da wp_10647795Il pane che io darò è la mia carne (Gv 6,51)
Che la Parola di Dio abbia ritrovato il posto che le competeva nella liturgia e nell’esistenza cristiana è senz’altro un vantaggio indispensabile. Ma questa Parola – non dobbiamo dimenticarlo – è una Parola “fatta carne”, diventata un uomo, non condannata a restare voce o scritto.
Ecco perché la Parola non basta per accedere a una relazione autentica con Dio. Ed ecco perché essa passa attraverso la “carne” ed il “sangue” di Cristo, attraverso di lui, mediante il gesto semplice del mangiare e dl bere.
Mangiare e bere sono azioni primordiali che hanno a che fare con la nutrizione, gesti che non hanno bisogno di grandi discorsi perché si impongono immediatamente. Rispondono alla nostra fame e alla nostra sete, portano alla nostra esistenza energie vitali, trasmettono forza.
La “carne” ed il “sangue” di Cristo, certo, non sono un cibo ed una bevanda qualsiasi: attraverso di essi noi entriamo nel vivo di una comunione profonda.
Basta solo accogliere il dono, un dono prezioso. Basta accettare di lasciarsi trasformare: perché questo cibo non diventa qualcosa di noi, ma ci avvicina a lui, ci fa assomigliare a lui. Basta assecondare la forza e la vitalità che ci vengono da questo nutrimento.
In una civiltà in cui troppo spesso si avverte il bisogno di esprimersi e di esibirsi, di dire la propria parola per essere certi di esserci, qui quello che conta veramente è partecipare, tendere la mano per ricevere il dono riconoscerlo e accoglierlo, mangiare e bere.
In una società in cui ognuno cerca i segni della distinzione, per distanziarsi dalla massa, per mostrare la propria qualità superiore, si viene invitati ad una mensa in cui si è tutti figli dello stesso Padre, tutti poveri nutriti alla sua tavola, tutti fratelli perché partecipi della stessa dignità.