Vita Parrocchiale: 21 Maggio – 27 Maggio 2023
/0 Commenti/in Attività della settimana /da wp_10647795- DOMENICA 21 MAGGIO Solennità dell’Ascensione
Orario SS. Messe:
– In Chiesa alle ore 8.30 – 10.30 – 12
– Al Centro Parrocchiale alle ore 18
– Alle 15, in Chiesa “FESTA DEL PERDONO”: Celebrazione della Prima Confessione per il Gruppo di 3° Elementare - MARTEDÌ 23 MAGGIO
– Alle ore 21, in canonica, riunione del Consiglio parrocchiale per gli affari economici - GIOVEDÌ 25 MAGGIO
– Alle ore 16.30, in Auditorium, incontro culturale proposto dall’Associazione “La Finestra” con il dr. Marco Gallenga che invita all’ascolto: “Boccherini, gioiello del ‘700 strumentale”
– Alle ore 18.30, nel Battistero di S. Giovanni: Stazione Pasquale - SABATO 27 MAGGIO
– Dalle ore 10 alle 12, in Chiesa, Adorazione Eucaristica. In questo tempo i preti sono a disposizione per le Confessioni.
– Alle 15, all’Oratorio, FESTA DI FINE ANNO CATECHISTICO
Attenzione: In questo giorno non viene celebrata la S. Messa delle ore 19 perché tutte le parrocchie cittadine sono invitate a partecipare alla Veglia di Pentecoste, in cattedrale, alle ore 21.30, presieduta dal Vescovo - DOMENICA 28 MAGGIO Solennità di Pentecoste
Orario SS. Messe:
– In Chiesa alle ore 8.30 – 10.30 – 12
– Al Centro Parrocchiale alle ore 18
– Alla S. Messa delle ore 12 presentazione alla comunità e ammissione al Sacramento della cresima dei candidati del gruppo di 2° media.
Recita del S. Rosario
La fede del popolo di Dio dedica alla Madonna, nel mese di maggio, la preghiera del Santo Rosario.
Durante questo mese, nei giorni feriali, verrà recitato in Chiesa, alle ore 18, prima della S.Messa.
Il “Maggetto” viene fatto anche, dal lunedì al venerdi:
Alle ore 21, nella chiesina di Corte Lenzi, in Via Cavalletti.
Alle ore 17 nella Chiesina del Palazzaccio.
Alle ore 18 all’Oratorio.
In evidenza – 19 Febbraio 2023
/0 Commenti/in In evidenza /da wp_1064779545ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA
La Giornata ha per tema «La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)». L’auspicio dei Vescovi è che questo appuntamento “rinnovi l’adesione dei cattolici al ‘Vangelo della vita’, l’impegno a smascherare la ‘cultura di morte’, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse“.
Riportiamo la seconda parte del Messaggio preparato dal Consiglio Episcopale Permanente della CEI per questa giornata.
Per una “cultura di vita”
Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento.
Ma poi, dare la morte funziona davvero?
D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace.
Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. È questa la consapevolezza alla base di un disagio culturale e sociale che cresce in molti Paesi e che, al di là di indebite polarizzazioni ideologiche, alimenta un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita, anche quando ancora celata agli occhi: l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase.
Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire?
Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita?
Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”
Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?
Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce? «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione» (Francesco, Omelia al sacrario di Redipuglia, 13 settembre 2014).
(Seconda parte – Continua)
21 Maggio 2023 – Andate… io sono con voi
/0 Commenti/in Riflessioni /da wp_10647795Perugino – Ascensione di Cristo
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)
L’appuntamento è in quella Galilea che era stata da sempre luogo di passaggio, di invasioni, di scontri. Regione multietnica, diremmo noi oggi.
E’ lì che il Risorto dà appuntamento ai suoi. Non al chiuso di una stanza densa di ricordi, come il cenacolo. Non nel calore di una riunione intima, tra i pochi che hanno condiviso con lui entusiasmi e speranze, fatiche e contrasti. Tutt’altro. Visto che i discepoli dovranno affrontare il mare aperto, andare ai quattro angoli della terra a portare la buona novella, tanto vale la pena mettersi già in posizione di partenza.
Di una partenza, infatti, si tratta.
Di uno stacco dalla terra che hanno percorso insieme, Maestro e discepoli, verso le terre più lontane, tra i popoli che parlano lingue diverse e hanno culture molto differenti fra loro.
Questo: “Andate!” verso “tutte le nazioni” è scritto da quel giorno nei cromosomi della Chiesa.
Un verbo di movimento che richiama continuamente tutti coloro che hanno la vocazione dei sedentari, tutti quelli che vorrebbero fermarsi per contarsi, per scavare qualche trincea, per innalzare delle barriere di fortificazione. Non è questo che Gesù chiede ai suoi discepoli.
L’immagine del cristiano non è quella di un uomo che apre il Vangelo e si immerge nella lettura, sprofondando nella comoda poltrona, con i piedi infilati nelle pantofole. Il vangelo è un libro di viaggio, da aprire per strada, da far trasparire nel cammino di ogni giorno, quello che si intraprende assieme a uomini e donne di ogni età, provenienza, tradizione.
Il Vangelo è fatto per cambiare la realtà, per destare e far affrontare la strada.
Missione rischiosa? Certo. Ne sanno qualcosa i missionari e le missionarie di ogni tempo.
Non è possibile immaginare quello che accadrà e bisogna veramente mettere in conto tutto: i processi, il carcere, le malattie, le infermità, l’isolamento, l’incomprensione, la calunnia. Tutto! Missione impossibile, dunque? Fatta apposta per pochi eroi, non per uomini e donne comuni?
No. Gesù affida un compito, ma assicura anche la sua presenza: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
E’ qui che riposa la fiducia e la serenità che accompagnano i messaggeri del vangelo, anche nei frangenti più drammatici.
E’ la certezza di non essere solo, in balia del caso, nelle mani della cattiveria umana, ma accompagnati, seguiti a vista d’occhio, sostenuti e preceduti dal Signore Gesù.